Dall’Italia: Per i seguaci del martire Pietro che non hanno niente da dire |
Giovedì 30 Marzo 2017 16:07 |
L’avevamo promesso ieri, con il nostro comunicato di Mercoledì 29 Marzo 2017 dal titolo “Dall’Italia: Oddiomamma, migranti-Minniti buona legge, per questo non piace?” (http://www.ccpo.it/comunita/montenovonostro/37387-dallitalia-oddiomamma-migranti-minniti-buona-legge-per-questo-non-piace), un adeguato commento al decreto governativo dello scorso 10 febbraio 2017 cosiddetto “Minniti”, dal nome del Ministro dell’Interno
proponente, e che riguarda, tra le altre cose, l’inserimento dei migranti nei cosiddetti “progetti socialmente utili gratuiti”. Tutta la storiografia bimillenaria descrive, come truce e perversa, la figura e l’opera del bieco imperatore Nerone che, duemila anni fa, era all’epoca l’uomo solo al comando e stravolgeva a suo piacimento ogni norma di vita civile. Che razza di imperatore tiranno sarebbe stato altrimenti, un uomo solo al comando dell’impero transnazionale di Roma, se non avesse fatto quello che ha fatto. Aveva sposato tre mogli, di cui da una divorziò e la seconda soppresse con femminicidio a calci nella pancia incinta, provocando l’aborto e la morte. Della terza, la perversa plurimaritata e divorziata Messalina, rimase soggiogato fino alla fine. Depravato oltre ogni limite, aveva anche sposato in unione civile omosessuale due diversi uomini, di uno dei quali era moglie e dell’altro marito. Guitto e menestrello, mise a fuoco Roma con un incendio devastante per poter cantare con la cetra la similitudine dell’incendio di Troia, dandone poi la colpa ai cristiani. Si avvalse del feroce ministro Tigellino come mandante di omicidi e violenze. Martirizzò l’Apostolo Pietro e costrinse all’auto-eutanasia il filosofo filocristiano Seneca, che pure era stato suo precettore. Le sue nefandezze provocarono ribellioni e violenze, fin quando dovette scappare e, nella fuga notturna disordinata e terribile, si diede la morte da suicida nella villa del suo liberto Faonte, suo schiavo affrancato. Non poteva farne di più. E di più e di peggio se ne disse e scrisse per secoli e millenni. Mai ci fu un esempio peggiore di tiranno omicida depravato e schiavista. Questo era Nerone. Sarebbe fin troppo facile l’opera di quanti accostano le sue vicende a quelle odierne: femminicidi, aborti, eutanasie, suicidi costellavano la vita di allora quanto quella di oggi. E forse nei personaggi più sopra citati è possibile trovare accostamenti calzanti con odierni esponenti di una casta politica non meno deprecabile. Mancava solo una cosa, finora. La “schiavitù”. Giustamente abolita un millennio fa, anche nella più blanda forma della “servitù” fatta scomparire dopo l’ultima guerra. E la forza del “progresso” che sognava di riportarci indietro di un secolo a godere del sol dell’avvenire con la rivoluzione d’ottobre ha però sbagliato le misure e ci riporta indietro non di un secolo, al 1917 del comunismo, ma di ben due millenni, a Nerone e ai suoi misfatti. Quel che di sinistro combinava Nerone 2.000 anni fa è esattamente ciò che ci propina come “progressista” certa sinistra cultura odierna. Non ci mancava più niente, ad eccezione della “schiavitù”. Cioè la sottomissione dell’uomo sull’uomo per orrendo sfruttamento da negrieri: una vita di lavoro per poco più che pane e acqua e niente remunerazione. Questa allora si chiamava “schiavitù”. Oggi, abilissimi a prestidigitare progressisticamente con le parole circonvolute, si chiama invece “lavoro socialmente utile gratuito”, come nel decreto legge governativo del 10 febbraio 2017 (allegato), ma la sostanza è la stessa. Si sfruttano gli “schiavi” della “tratta” qui condotti da negrieri scafisti e li si costringe (qualcuno dice addirittura “volontariamente”) a lavorare gratis in cambio di un tozzo di pane (http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/13/far-lavorare-gratis-i-migranti-un-salto-indietro-di-decenni-nelle-lotte-sindacali/3382470/). Ma guarda te, come di soppiatto reintroducono la “schiavitù” in Italia. Come ai tempi di Nerone. Nel Duemila mancava solo questa, il ritorno della “schiavitù”. E così torniamo a Nerone, mentre tutti rimangono zitti. Noi no. Noi zitti non ci stiamo. E diciamo NO al nuovo aberrante uomo solo al comando Nerone, alla sua nuova vanesia Messalina e al nuovo umbratile Tigellino, commiserando amaramente il sereno filosofo filocristiano Seneca e stupendo smarriti e delusi per i seguaci del martire Pietro che non hanno niente da dire.
da montenovonostro |
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