Ostra Vetere: L’esule senatore Catone citato dal nostro lettore |
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Mercoledì 24 Maggio 2017 19:01 |
Risponde immediatamente un arguto lettore al nostro invio di oggi di “un libro da leggere” per scriverci: “........CATONE ...E CHI ERA !!!!! ciao” . E’ un simpatico sfottò sulla nostra “tirata” contro le nuove schiavitù, come nell’antica Roma. Forse paragonandoci al celebre senatore, che non ne passava mai una a chi non riteneva idoneo e conforme al suo senso di intransigente rigore ideologico in favore della Repubblica. Per questo gli abbiamo subito risposto a tono: “Catone chi? Quel severo guerrafondaio tradizionalista ultra-conservatore? Grand'uomo. Ciao”. E lui di replica: “...si”. Non è di molte parole, il nostro lettore, ma il suo discorso merita un approfondimento. Ed è quello indicato nell’immagine allegata: il primo personaggio incontrato da Dante è Catone Uticense, guardiano del Purgatorio. Catone Uticense (I sec. A.C.), modello di onestà e rettitudine, si battè per difendere la Repubblica a Roma. Dante ce lo presenta come un vecchio saggio, posto come guardiano delle anime, che simboleggia la
fermezza di carattere, il senso della giustizia e la libertà dal peccato. Catone Uticense, politico, militare, scrittore e magistrato monetario romano, è descritto persino dalle fonti a lui ostili come una figura di somma rettitudine, personaggio incorruttibile, imparziale e molto scomodo per gli avversari. È mostrato come il campione delle prische virtù romane per antonomasia, uomo fuori del suo tempo, citato ogni qual volta si volevano lodare i Romani dei tempi eroici. Essendo tribuno designato, nel 63 a.C. ottenne dal Senato la condanna a morte per alcuni seguaci di Catilina (pena che sarà poi eseguita dall'allora console Cicerone), in opposizione a Cesare, che proponeva pene più miti. Inflessibile avversario di quest’ultimo, dovette esulare a Utica (da cui il soprannome di Uticense), dove trovò la morte per non soccombere a Cesare. Lusinghieri i giudizi sulla sua onestà, dirittura morale, fermezza d'opinione e coraggio messi in atto per la difesa della legalità si leggono in autori di ogni epoca, tra i quali anche quel Seneca citato nel libro omaggio che abbiamo inviato ai nostri lettori e del quale emulerà la morte: il primo per non sopravvivere alla conquista dello Stato da parte del dittatore Giulio Cesare, il secondo per non sopravvivere alle depravazioni dell’orrido imperatore Nerone. La figura di Catone Uticense assunse, già fin dagli anni immediatamente successivi alla sua morte, le proporzioni di un simbolo, prima nazionale, poi universale. Dobbiamo però dare torto al nostro lettore, perché non ci sentiamo Catone, tantomeno vogliamo fare la sua fine, anche se ci appassionano i personaggi storici esemplari come l’esule guelfo bianco Dante che canta nella Divina Commedia l’esule senatore Catone.
da montenovonostro |