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Home Comunità montenovonostro Ostra Vetere: I funerali celebrati sotto il campanile mozzato dal terremoto
Ostra Vetere: I funerali celebrati sotto il campanile mozzato dal terremoto PDF Stampa E-mail
Mercoledì 07 Giugno 2017 19:42

Ostra Vetere I funerali celebrati sotto il campanile mozzato dal terremotoIl buonismo imperversante non consente il pessimismo. Guai a pensare mare. Anche se il compianto Andreotti giustamente diceva che a pensare male si commette peccato, però spesso s’indovina. Ma le sornione battute di un grande della Prima Repubblica in questa Seconda “scorderella” non suscitano più né emuli né memori. E così bisogna pensare sempre bene, anche se non guasterebbe un po’ di previdenza. Perché l’uomo è uomo. E’ quello che è. E ricordarci ogni tanto come è fatto davvero non guasta. Prendiamo ad esempio la terribile vicenda del terremoto che da ormai una decina di mesi flagella l’Italia Centrale, e le Marche montane in particolare. Appena arrivata la prima tremenda scossa i soliti presuntuosi del Partito Deformatico si sono messi a sbeffeggiare gli interventi della protezione civile che una decina di anni fa che, secondo loro, avrebbero combinato la disfatta dello Stato all’Aquila, mentre loro, stavolta, avrebbero fatto subito tutto e bene, anzi “ottimo e abbondante”, come si dice tra militanti intruppati. Abbiamo visto come è andata a finire: lungaggini, errori, incapacità, hanno dimostrato il vaniloquio delle promesse iniziali. La popolazione del “cratere” terremotato è stata massicciamente “deportata” sulla costa, impedendo così la prosecuzione di tutte quelle attività che sarebbe stato possibile riattivare presto, almeno in agricoltura. Invece mancano le stalle e la pastorizia e gli allevamenti sono al collasso. C’è gente costretta al pendolarismo giornaliero fra costa e montagna per assicurare un minimo di presenza sul territorio. Ma le casette promesse là per là stanno arrivando col contagocce e solo il 5% delle necessarie sono in fase di istallazione. Per l’altro 95% si vedrà più in là. Chissà. Eppure i primi giorni del terremoto erano giunti in tanti a sfilare in passerella tra le zone rosse della miriade di piccoli centri squassati e distrutti. In tanti si facevano vedere più per farsi vedere che per vedere come risolvere gli immani problemi lasciati poi distrattamente alle spalle. I terremotati sono dovuti andare a Roma davanti al Parlamento a protestare invocando il ritorno di Berlusconi e Bertolaso, visto che gli attuali governanti non sono in grado né di fare né prima nè meglio e nemmeno di fare dopo e peggio dell’Aquila. Perché non fanno proprio. Ma sa, questa è gente tosta, mica ammette, anzi. Non solo non ammette mai i propri errori, ma addirittura persevera. Così, a dieci mesi dal terremoto, solo adesso arrivano le prime casette. Ma mancano le aree, che bisogna prima attrezzare. Ed è subito scontro. E lacrime. Ad Arquata del Tronto, dove stanno per essere ultimate le prime casette, è subito scoppiata la lite fra gli sfollati per il metodo di assegnazione che ha creato grande tensione e contestazioni per l’assegnazione delle prime 26 casette: troppe poche per le ben maggiori necessità. E per non sbagliare e non fare favoritismi si è deciso di chiudere gli occhi affidandosi alla dea bendata con l’estrazione a sorte. E scoppiano le polemiche, con la gente esasperata per l'attesa. Fare spallucce commentando le scene di nervosismo che si sono vissute, perché tanto si sa che nelle assegnazioni per sorteggio non vengono tutti accontentati, non sembra la strategia migliore. E’ evidente che questo problema poteva essere previsto e pianificato a tavolino già da mesi, stemperando pretese e invidie. E le altre casette quando arriveranno? Prima dell’inverno? O dopo, magari creando altri problemi con l’inizio dell’anno scolastico per gli alunni terremotati? Sono problemi enormi e contingenti, che non sarebbero sorti se quelli che “comandano” avessero predisposto un “piano di emergenza” meno approssimativo e abborracciato, con meno promesse (chiacchiere) e più fatti (concreti). Magari non un “piano ben preciso” come vantano di avere i nostri (“nostri” si fa tanto per dire) amministratori locali, che da quanto è bello se lo tengono ben stretto e coperto, senza volerlo condividere con la popolazione, finchè siamo in tempo. Perché dopo i danni e i lutti sarà tardi. O dovremmo accontentarci solo di guardare un’altra immagine sui danni del terremoto del 1930, con i funerali celebrati sotto il campanile mozzato dal terremoto.

da montenovonostro

 

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