Milano: Un corso accelerato di “Autonomia” dai PD lombardi |
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Giovedì 13 Luglio 2017 16:27 |
“Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”. Questa la domanda a cui i cittadini
lombardi dovranno dare una risposta il prossimo 22 ottobre, data scelta dalla giunta di Roberto Maroni per il referendum consultivo sull’autonomia. Ebbene, questo referendum ha moltissime probabilità di risultare un autentico plebiscito. Non solo la Lega Nord, che l’ha proposto, invita i lombardi a votare SI. Adesso dalla Lega, ai M5S, al PD tutti sostengono il referendum, tutti si scoprono autonomisti. Addirittura i sindaci di centrosinistra, nonostante l’iniziale contrarietà dichiarata dal PD (che nel 2015, in consiglio regionale, aveva votato contro l’indizione del referendum), hanno fondato un comitato senza bandiere, capitanato da Giorgio Gori, sindaco PD di Bergamo, e Beppe Sala, sindaco PD di Milano, per sostenere il “Sì”, e con loro anche altri primi cittadini e presidenti delle provincie amministrate dal centrosinistra. D’altra parte il PD è la nuova veste del partito di sinistra, il PCI, che è sempre stato a favore dell’autonomia. Lo dimostra ancora una vecchia tessera della LEGA NAZIONALE DEI COMUNI DEMOCRATICI per le PROVINCIE E ENTI MINORI, cioè la struttura associativa del PCI che fin dal 1952 stabiliva “gli scopi e le attività della Organizzazione sono: a) L'attuazione dell'autonomia dei Comuni e degli Enti locali e il loro sviluppo in senso democratico. b) L'indirizzo ed il coordinamento delle attività delle amministrazioni locali, promuovendo a tale scopo iniziative dirette ad agevolarne e a potenziarne le funzioni. c) La creazione di organismi che facilitino la partecipazione più intensa ed estesa dei cittadini alla vita dell'amministrazione locale, anche allo scopo di elevarne l'educazione e la preparazione civica. d) L'assistenza tecnico-giuridica degli Enti locali e la loro difesa nei confronti dell'Amministrazione centrale e degli altri enti pubblici e privati”. Stando così le cose, anche il PD lombardo torna alle origini. E noi, che non siamo mai stati faziosi e siamo capaci di riconoscere agli avversari le ragioni, quando ce l’hanno, ci domandiamo come possa conciliarsi questi fatti e principi con l’orrida proposta di legge dell’onorevole PD falconarese Emanuele Lodolini, che invece vuole obbligatoriamente fondere i comuni piccoli come Montenovo, contro ogni principio autonomistico. O con la protervia con la quale i sindaci PD di Senigallia e di Morro d’Alba hanno ricevuto una sonora sconfitta al referendum che voleva fondere i due Comuni in uno solo, ma non mollano la presa né si dimettono, dopo aver provocato l’inutile spesa di circa 300.000 euro. Sarà bene che vadano tutti a fare un corso accelerato di “Autonomia” dai PD lombardi.
da montenovonostro |