Celebriamo mestamente il secondo “mensilario”: sono trascorsi infatti ben due mesi da quel “giorno nero paesano” del 12 giugno 2017 nel quale abbiamo dovuto assistere a una delle pagine più tristi della storia ultrabimillenaria della nostra comunità locale. Una comunità locale che dai tempi più antichi ha sempre visto gli amministratori municipali impegnati a fare e realizzare, aggiungendo opere e servizi alle dotazioni civili e sociali del paese e del territorio. E’ stato sempre così, dai primi tempi della storia, duemilacinquecento anni fa. Sono passati secoli e millenni, la storia del paese è stata purtroppo funestata a volte anche da altre pagine brutte: guerre, rivoluzioni, invasioni, pestilenze, terremoti, alluvioni e ogni altra sorta di malanni pubblici e privati. Ma ogni volta la tenacia incrollabile dei nostri predecessori si è rimessa in moto ricostruendo dopo le distruzioni per far crescere il paese e farlo tornare a fiorire. Sempre. Meno che negli ultimi trent’anni, salvo pochi di mezzo. Una trentina di secoli ci hanno dato tutto e sono bastati meno di una trentina d’anni per non avere più niente, con un Comune che è stato ridotto alla smunta e segaligna ombra di se stesso e si approssima ormai anche a vedersi sopprimere la stessa prima sua istituzione civile: l’autonomia municipale, il libero Comune che si è mantenuto per quasi un millennio. E invece che avere sindaci attenti ai bisogni della comunità, anche battagliando contro tutte le invasioni e gli invasori forestieri (come il libero e forte sindaco Bruno e i suoi 58
eroi medievali che si opposero alle milizie teutoniche e saracene dello scomunicato imperatore ghibellino Federico II fra il 1240 e il 1252) purtroppo abbiamo avuto invece sindaci di sinistra, proni e sottomessi agli “ordini” del Partito che molti ormai chiamano "Deformatico" che ci ha privato di tutto. L’ultima ingloriosa pagina è sintetizzata nell’agghiacciante fotografia della firma della “capitolazione” che ha messo la pietra tombale su ogni possibilità di far risorgere l’Ospedale “Antonio Canova”. Agghiacciante nelle espressioni soddisfatte, quasi ghignanti, alle spalle dell’ultimo sindaco che purtroppo abbiamo visto firmare l’atto sottoposto. L’Ospedale esisteva a Montenovo almeno dal 1342, come attestano antichi documenti medievali (“factum per Lazarum”, vi è scritto), e si è mantenuto per secoli e secoli, fino a quando è purtroppo arrivata una amministrazione “sfascista” che ha “sfasciato” tutto, e non solo l’Ospedale. Adesso i più tardi eredi (e “tardi”, ovviamente, non è solo in senso cronologico) hanno completato l’opera. Proni, addirittura prosternati, ai voleri dei loro compagni regionali di partito, firmano la “resa” senza condizione. Che cosa potranno mai dire quei tanti generosi benefattori che, addirittura togliendo il pane dalla bocca ai loro figli, nipoti e parenti stretti, si sono eroicamente privati dei loro beni patrimoniali (per oltre trecento ettari di buona terra ferace) per farne prezioso dono a noi in favore del “civico Ospedale”, come sta scritto nella lapide all’ingresso di quello che fu l’Ospedale: Canova, Monti, Segoni, Buti, Allegrezza, Tiberi, Fiorani, ancora Tiberi, Ricci, Fioretti, Illuminati e ancora Fioretti e poi Fioretti (altri 13 eroi che hanno emulati i meriti del sindaco Bruno con i suoi altri 58 eroi medievali e dell’eroico Lazzaro fondatore dell’antico Ospedale) si rivolteranno nella tomba per come sono stati dispersi i loro lasciti testamentari? Quale responsabilità, non solo civile, ma anche morale, portano ora gli “sfascisti” e i loro umbratili sostenitori? Quale disprezzo per l’opera eroica dei nostri antenati, così villanamente sbeffeggiata e offesa? Cos’altro di peggio dovrà ancora venire prima che un moto di doverosa rivolta cacci per sempre la tenebrosa genìa di chi “sfascia” anziché costruire, come sempre hanno pazientemente costruito i nostri antenati amministratori per trenta secoli, meno di quelli dell’ultimo trentennio “sfascista”. Ma c’è un solo modo per farlo, aiutando Montenovo a tornare quello che era prima dell’ultimo trentennio: aiutando “montenovonostro” a ricostruire e costruire di nuovo, grazie al voto generoso di tutti i nostri compaesani nelle prossime elezioni amministrative anticipate del 2018, affinché non torni più un altro trentennio “sfascista”.
da montenovonostro |