Dal Mondo: Non è stata usata abbastanza né prima né ora |
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Lunedì 11 Settembre 2017 15:31 |
Il problema della sostenibilità dell’accoglienza ai profughi e immigrati è l’argomento del giorno, capace di far saltare tutti gli schemi ideologici e morali della nostra società sotto la spinta di reazioni emotive che potrebbero travolgere l’assetto sociale, civile e istituzionale italiano ed europeo. Un problema enorme, che solo la cecità dell’attuale classe politica non avverte ancora a sufficienza. E’ infatti indiscutibile, sia come dovere morale che come dovere civile e sociale, che il fenomeno epocale delle migrazioni impone alla coscienza collettiva e
all’ordinamento statale una riflessione ponderata. Non si possono chiudere gli occhi di fronte al dramma che sta vivendo l’umanità, sia dell’umanità dolente in fuga dalle guerre e dalla fame, che all’umanità accogliente, pressata e frastornata da una invasione inarrestabile. Due facce della stessa umanità. Quali sono i limiti del dovere di accoglienza, quindi? Pur avendolo detto e ridetto più volte come “montenovonostro” la pensa in materia (dovere di accoglienza dei migranti per effettivi motivi bellici e per motivi reali di sopravvivenza minacciata dalla fame, ma rigoroso discernimento dei limiti ai casi di accertato diritto e non anche all’incontrollato flusso di giovinastri senza motivazioni reali, in cerca solo di avventura e profittamento della dabbenaggine altrui), forse può aiutare a calibrare meglio il pensiero l’alto insegnamento morale di Papa Francesco che, tornando dal suo viaggio missionario in Colombia, dove si è vistosamente ferito all'occhio sinistro sbattendo contro un montante della papamobile, con i giornalisti accreditati si è espresso in termini non equivoci sull’argomento delle migrazioni. Premettendo che il Papa non parla certo del caso singolo italiano, bensì dei casi generali che riguardano il mondo intero, bisogna leggere in profondità il suo messaggio, senza trarne conclusioni affrettate, come fa certa stampa di parte, per accreditare l’una o l’altra versione politica. Il Papa non parla da politico e quindi le interpretazioni politiche e di parte, delle sue parole, non possono che ingenerare confusione. Bisogna quindi leggere per intero il messaggio papale, senza interpretazioni riduttive. Che cosa ha detto allora Papa Francesco sull’immigrazione? Il Papa ha detto, sì, che “Io sento il dovere di gratitudine per l’Italia e la Grecia, perché hanno aperto il cuore sui migranti”. Ma ha detto anche che “Un governo deve gestire il problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza“. Amministrare la questione migratoria significa chiedersi: “Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo ricevere, ma integrare“. E sulle condizioni dei profughi che restano in Libia sottolinea l’esigenza di “prendere coscienza dei ‘lager‘ nel deserto”, perchè “ho l’impressione che il governo italiano stia facendo di tutto per risolvere i problemi umanitari, anche problemi che non può assumere”. Secondo il pontefice è giusto fare i conti con la capacità di accoglienza del paese, insistendo sulla necessità di integrazione dei nuovi arrivati. Ed è quel richiamo al dovere di “prudenza” dei governanti che ci sembra contenere il messaggio più significativo del messaggio papale e che costituisce un limite condizionante. Oltre le parole del pontefice, ci pare quindi di poter aggiungere anche un ulteriore commento, perché il limite dell’accoglibilità ci appare ormai impellente, a meno che non si voglia irresponsabilmente far precipitare il paese in una condizione di scontro etnico e politico. Accogliere tutto e di più, dimenticando i tanti nostri che sono in analoghe condizioni di bisogno e discriminandoli, apre la strada alla reazioni: un rischio che nessun paese civile può permettersi. Largheggiare irresponsabilmente troppo a lungo provoca conseguenze sociali a casa nostra, mentre stringere altrettanto irresponsabilmente, come si sta facendo ora in Libia, forse attenua i rischi a casa nostra ma ne crea altri a casa altrui, con i nuovi lager libici. E’ questa alternanza da un eccesso all’altro che genera, come sempre, contrasti e contrapposizioni, mentre occorrerebbe maggiore “prudenza” da parte di chi ci governa. Ecco, il fondamento primo sul quale deve basarsi l’azione dei governanti è proprio questo: la “prudenza” invocata da Papa Francesco. Ed è proprio quella “prudenza” che, se possiamo osare di aggiungere noi adesso una chiosa all’insegnamento di Papa Francesco chiedendo umilmente scusa per questo, non è stata usata abbastanza né prima né ora.
da montenovonostro |