Dall’Italia: Non c’è bisogno di aspettare Halloween per vedere in giro delle zucche vuote |
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Martedì 31 Ottobre 2017 16:05 |
Non lo capiamo. La “festa” è il modo di esprimere la gioia, la serenità, l’equilibrio interiore, la pace. Per questo ogni festa assolve non solo a una inderogabile necessità dell’animo umano, ma anche una giusta e doverosa espressione sociale. Festeggiare in comunità è l’evidenza di una matura consapevolezza sociale e quindi anche civile, oltre che morale e perciò religiosa. Non a caso la “festa cristiana” è sistematicamente codificata in un calendario liturgico indefettibile, che scandisce la vita religiosa di ciascuno e della stessa Chiesa, cui ciascuno di noi appartiene. E la Chiesa, che ha codificato le “feste religiose”, ogni giorno ricorda il luminoso esempio dei “santi” da additare a
modello comportamentale per tutti, ma soprattutto stabilisce anche le “feste maggiori” nelle ricorrenze più sacre della fede e del culto, cui i cristiani sono tenuti al tributo primieramente domenicale, nel giorno libero dalle attività dell’umana fatica e che è la “festa del Signore”, e poi in tutte le altre ricorrenze annuali delle “feste di precetto”. E, oltre che guardare al “cielo” e ai suoi “misteri”, non manca di ricordare anche la nostra condizione umana in un giorno del tutto particolare dedicato a tutti quelli che, con la propria vita e le proprie azioni, sono stati di esempio in vita e lo sono anche adesso per tutti i viventi. Questo è il senso della prossima festa di “Tutti i Santi” o “Ognissanti”. Che cade il 1° novembre, una data che ha un valore particolare non solo nei duemila anni di rivelazione cristiana, ma già nella più remota antichità assumeva un valore civile, sociale, economico (era l’inizio della nuova annata agraria) e religioso, seppure “pagano”. E noi che siamo cristiani consideriamo “solenne” la “festa” di tutti i “santi”, celebrandola come festa religiosa, ma anche come festa civile e sociale. E in tutta questa molteplicità di significanze, non riusciamo proprio a capire perché si dovrebbero dimenticare queste, per sostituirle con vecchie, anzi vecchissime pratiche pagane, ormai da duemila anni fuori dal tempo, dalla storia e dalla civiltà occidentale. Non riusciamo a capirlo proprio perché mai è esplosa in questi ultimissimi decenni una pratica stantìa e orrifica come quella di “Halloween”. Se provassimo a chiedere la traduzione di questa parola straniera, di sicuro nessuno saprebbe darcela. Ed è un paradosso che si festeggi una cosa che non si sa nemmeno cosa sia. E’ il gusto dell’ “inaudito”, del “diverso”, del “mai inteso”, o meglio, “del mai compreso”, perché la festa è vecchia, ma non si sa cos’è. E perché allora ottiene così tanto successo? Cos’è che spinge molti a praticarla? Mistero. Ma mica tanto. Avendo avuto tanto e troppo, di bello e di brutto in questa nostra società allo sbando, per fare “cose nuove” all’insegna del “cambiamento”, in tanti si piegano al gusto dell’orrido. Così, tanto per fare una cosa diversa. Anche se fa raccapriccio. Deve esserci un fondo di autolesionismo inconscio, in tutto questo. Che comunque non ci piace. Per questo non capiamo questa festa, ben convinti che «Non c’è bisogno di aspettare Halloween per vedere in giro delle zucche vuote».
da montenovonostro |