Ostra Vetere: Carla Coppa sui simboli che altri non considerano nostalgici? |
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Mercoledì 01 Novembre 2017 17:52 |
Attraverso il suo profilo facebook ci scrive Carla Coppa, ex consigliere comunale di minoranza, per presentare alcune sue considerazione su vicende recenti e lontane: “ La furia iconoclasta nei confronti dei fasci littori di casa nostra , adottati come simbolo dal regime fascista , non può far finta di ignorare che appartengono alla storia millenaria del nostro paese ,derivanti dall'epoca etrusca e poi romana , simboli dell'unità di un popolo . Tant'è vero che Il fascio littorio è ancora oggi presente nel simbolo della repubblica francese , è raffigurato sulle monete americane da 10 centesimi , due fasci di bronzo campeggiano sulla parete del Senato americano e , al Lincoln Memorial , il Presidente Lincoln è seduto su un trono con due fasci littori . Lo stesso zelo per la "causa democratica", allora , lo si dovrebbe avere per rimuovere targhe dedicate a figure storiche del regime comunista o a far sparire la statua dedicata a Lenin che si trova a Cavriago , a due passi da Reggio Emilia . Carla Coppa”. Fascio sì o fascio no è una diatriba che non ci affascina. L’abbiamo detto altre volte. Ma altre volte abbiamo detto anche altre cose. E cioè che i simboli sono simboli e basta. Le idee sono idee e basta. Le azioni, invece, possono e devono essere pesate e giudicate. Abbiamo detto che non eravamo d’accordo con la Presidenta (“presidenta” come si dovrebbe chiamare, visto che tiene tanto alla “parità di genere”, talmente tanto “pari” però, che non la fa uguale, anzi la distingue proprio, altro che “parità”, quando vuole declinare i termini neutri al femminile, per cui si dovrebbe chiamare non “presidente”, ma “presidenta”, se ovviamente fosse d’accordo nel chiamare “presidento” anche il suo collega al Senato) Boldrini, che voleva cancellare la scritta “DVX” dall’obelisco mussoliniano al Foro Italico di Roma. Non eravamo d’accordo e l’abbiamo detto e scritto, perché questo è un atteggiamento da talebani, che distrussero le statue di Buddha a Kabul in Afghanistan, o da jihadisti dell'Isis, che distrussero il sito archeologico di Palmira in Siria. O come altri sinistri nostrani che distrussero le gigantografie del Traiano in piazza, solo perché l’aveva posta lì l’odiato nemico di destra, Bello. Adesso vogliono loro fare la copia della statua di Traiano, della quale però hanno strappato la gigantografia. E noi diciamo che fanno bene (a fare la copia, non ad aver strappato la gigantografia). L’avremmo fatta anche noi trentacinque anni fa se avessimo avuto fondi a disposizione per farla dopo aver appositamente scritto al Museo di Ginevra che
trasmise al Comune un preventivo di 10 milioni di lire dopo il viaggio del professor Spadini, voleva farla anche Bello dopo aver preso contatti con lo stesso Museo. E anche loro dicono che vorrebbero farla. Magari fosse vero. Però facciamo una domanda: che cosa direbbe Memè se, dopo averla fatta, tutti cominciassero a dire che è un “falso storico”, come dicevano loro di altre cose fatte da altri, e se, cambiando l’amministrazione come tanti sperano presto, arrivassero nuovi amministratori con le mazze da talebani e distruggessero rabbiosamente il falso Traiano? Eh? Che direbbero? Il “falso” no, ma il “fascio” sì, si può distruggere, anche se lo stesso Obama l'aveva mantenuto? O ha ragione Carla Coppa sui simboli che altri non considerano nostalgici?
da montenovonostro |