Un nostro lettore, che abbiamo incontrato stamattina, ci chiede un commento sulle recenti elezioni siciliane. Non abbiamo certo difficoltà a parlarne seppure, trattandosi di elezioni regionali di una regione tanto lontana da noi, forse non ci offre spunti stringenti per le cose di casa nostra. Ma poiché l’esito delle elezioni regionali siciliane ha scatenato una vasta
risonanza nazionale, ovviamente le conseguenze, che pure ci saranno per la politica nazionale, interessano anche noi. Dunque, la Sicilia era amministrata dalla sinistra e guidata dal PD Crocetta. Che anziché guadagnare consensi, dopo anni di quel genere di amministrazione che tutti sappiamo, ha visto crollare il PD, dalla maggioranza che aveva, alla esigua minoranza del 18,6 %. Del crollo PD si è avvantaggiata la destra, che ha raggiunto il 39,8 % dei voti e conquistato la maggioranza assoluta del parlamentari regionali (la Sicilia è infatti una Regione Autonoma). I CinqueStelle hanno raggiunto l’imponente risultato del 34,6 % dei voti, mentre la sinistra-sinistra, quella scissionista per intenderci, ha ottenuto il 6,1 % dei voti. Irrilevante l’altro 0,7 % degli autonomisti. Si può tentare un giudizio? Si e no. Si, se si tiene conto del secco risultato finale, indiscutibile. No, se ci si aggiunge un altro dato: quello dell’astensione al voto, che in Sicilia ha toccato ben il 53,24%, con più di un elettore su due che non è andato a votare. Un dato enorme, clamoroso, ma del tutto irrilevante ai fini dell’esito finale. Chi non vota non conta. E come la pensano coloro che non sono andati a votare? Non ci vuole molto a comprendere che la politica cervellotica di questi ultimi anni, portata testardamente avanti dal PD e alleati, oltre ai tanti e troppi casi di malcostume offerti da una classe politica (e “classe” si dice tanto per dire, perché nemmeno lo spregiativo “casta” qualifica più ormai adeguatamente il novero degli eletti) sempre più sprofondata in malaffare e cattivi esempi ha spinto la maggioranza degli elettori, schifiti, a disertare le urne. E’ vero, gli intestardimenti PD, quotidianamente deviante da ogni comprensibile e condivisibile giudizio popolare, hanno fatto il miracolo di “cacciare” in malo modo i responsabili di tanto scempio. Costretto nell’angolo, il PD non avrà più molta voce in capitolo né in Sicilia e né, ce lo auguriamo, in Italia. E speriamo anche che nella primavera prossima non ce l’abbia più nemmeno a Montenovo, almeno questo PD. Il PD, ci pare, è destinato a fare la fine che stanno facendo tutti i partiti socialisti d’Europa, confinati pressoché ovunque all’opposizione. E questo è un bene, la giusta remunerazione per le politiche di raggirante alterazione di ogni principio di equità sociale, che ha abbandonato, inseguendo miti terzomondisti e globalistici. Ma c’è anche l’altro lato della vicenda, anzi, gli altri due lati. I due che sono davvero rimasti a competere sul terreno: la destra, con venature estremiste, e gli antisistema grillini. E’ un vantaggio questo? Noi, che non siamo né di destra e né di sinistra, ma non siamo nemmeno degli antisistema, non crediamo che questa sia la strada giusta per rimettere le cose a posto. Demolito l’asse portante centrista della politica italiana, che ha donato al Paese mezzo secolo di sviluppo e conquiste sociali dopo la guerra fino agli anni ‘90, perché sapeva comporre le spinte centrifughe per convertirle in forze centripete tese al miglioramento delle condizioni di vita civile e sociale del Paese attraverso la giusta valorizzazione del pluralismo, da un quarto di secolo ha preso campo un altro concetto della politica: non più pluralista, ma bipolare (qualcuno vorrebbe addirittura il bipartitismo, e forse addirittura il partito unico della nazione). Noi non siamo né per il bipolarismo, e tantomeno per il bipartitismo, men che meno per il partito unico. Con tutte queste premesse, come valutiamo quindi il risultato elettorale siciliano? Lo valutiamo malamente. Primo perché il dato dell’astensione è clamoroso e va assolutamente combattuto. Secondo perché così si perpetua una contrapposizione tra forze disomogenee destinate a perpetuare lo scontro, fra destra e grillini. Terzo perché la micidiale sconfitta del PD (che se l’è cercata) non porterà comunque bene né a un partito malato e mal guidato, né alla fazione dei fuoriusciti superstiti, destinati a concentrare gli sforzi in una lotta immane per il predominio fra irose componenti di sinistra sempre più lontane dalla realtà. Ma la Sicilia è Sicilia: lontana e inintelligibile nella sua ripulsa epidermica per la politica in generale. Ma non sfugge che l’inintelligibile percorso siciliano possa essere anticipatore anche delle prossime vicende elettorali nazionali. Per questo abbiamo detto all’inizio che “forse non ci offre spunti stringenti per le cose di casa nostra”, a Montenovo, che ci premono molto, ma molto di più. Per questo ci rivolgiamo al PD locale, un partito ottuso, senza voce, senza idee, senza programmi, senza futuro: tace testardo, non parla, non risponde, non propone idee, straccia i programmi e così è destinato a non avere futuro. Perché non parla il PD? Tante volte l’abbiamo chiamato in causa e tutte le volte è rimasto ammutolito. Come in Sicilia dietro al “campione” Crocetta. Farà la fine della Sicilia. E sbaglierà come sempre. Prenderemo contatti con il PD locale, nei giorni prossimi. Per dirgli che la politica testarda delle contrapposizioni non paga. Il paese non cresce. In trent’anni l’avete annichilito. Spinto dagli impulsi meno sereni, l’avete costretto all’inedia e all’abbandono. E non c’è rimasto più niente, qui. Ve ne rendete conto? Continuerete a far finta di niente, mentre la barca affonda? O non pensate invece di dover fare mea culpa e cambiare strada?
da montenovonostro |