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Dall’Italia: Sentenze uguali e contrarie PDF Stampa E-mail
Mercoledì 13 Dicembre 2017 16:26

Dall Italia Sentenze uguali e contrarieLa stampa di oggi riporta due notizie, due sentenze uguali e contrarie. Si tratta dei casi di due ladri che sono rimasti uccidi dalle loro vittime. In entrambi i casi si trattava di ladri immigrati, l'albanese di 22 anni Gjergi Gjonj nel primo caso e il ladro di origine albanese Eduard Ndoj nel secondo caso. Nel primo caso il malvivente straniero, due anni fa si era introdotto di notte nella villetta di un pensionato di Vaprio d'Adda nel Milanese il cui proprietario sparò e lo uccise, ma venne accusato di omicidio volontario e processato, oggi non solo è stato definitivamente prosciolto dall'accusa ma riavrà la sua pistola perché reagì per "legittima difesa" e "nell'unico modo, in quel momento, possibile" in una "frazione di pochi secondi". Nel secondo caso invece il malvivente straniero quattro anni fa si era introdotto di notte nell’abitazione di Serle nel Bresciano, ma era stato scoperto dal fratello del proprietario che, raggiuntolo in strada con un fucile in mano se l’era visto afferrare e durante la colluttazione sarebbe partito il colpo letale per il malvivente. Così è stato accusato di omicidio volontario, nonostante il medico legale avesse accertato che la dinamica della morte poteva essere compatibile con la versione dell'indagato, e condannato a 9 anni e 4 mesi, oltre a dover risarcire i familiari del ladro, costituitisi parte civile. A ben guardare, non si tratta di due “sentenze uguali e contrarie”, bensì di due vicende simili con sentenze contrarie. Così le avverte la generalità dell’opinione pubblica. Ora è ben chiaro che una rapina è una rapina e un omicidio è un omicidio, né è possibile confondere l’una con l’altro. Ma una domanda viene da porsi: come si fa a stabilire con certezza, di notte, aggrediti nella propria casa, magari nel sonno, se l’atteggiamento criminale esercitato, contro cittadini che nulla di male hanno fatto, salvo subire l’onta e il danno dell’irruzione violenta e minacciosa di delinquenti, sfocerà solo in una rapina o non invece in un omicidio violento, come tante volte capita ed è capitato anche oggi in altro caso? Anche la rapina, quindi, potrebbe essere percepita dalle vittime come un tentativo di omicidio, contro il quale rimane solo l’ultima ratio della legittima difesa. Non siamo, ovviamente, e l’abbiamo già detto altre volte, per la giustizia “fai da te”, né per la legittimazione dell’omicidio per difesa. Però dobbiamo farci e fare anche una domanda: come mai, di fronte all’incremento esponenziale dei casi di intrusione notturna di ladri in casa, lo Stato non reagisce come dovrebbe, e cioè esercitare una più attenta azione preventiva e una più energica azione repressiva, rendendo effettive le pene comminate ai ladri e ai rapinatori? Invece assistiamo alla giustizia di Stato che condanna i carabinieri che fanno doverosamente il loro dovere e ai quali va tutta la nostra solidarietà, mentre consente la pressoché immediata scarcerazione dei delinquenti e addirittura la riduzione della pena per “buona condotta” e, orrore, addirittura la costituzione di parte civile dei familiari dei delinquenti periti o feriti durante azioni delittuose. Questo è il problema: uno Stato inerme e imbelle, che appare sempre di più schierato a difesa dei presunti “diritti dei delinquenti” anziché degli effettivi “diritti delle vittime”. Noi, che siamo per intima convinzione ideologica assertori della Giustizia, ci domandiamo se questa di questo Stato sia davvero la giustizia giusta. E per questo inseriremo nel programma amministrativo, che stiamo elaborando in vista delle prossime elezioni anticipate di primavera, uno specifico impegno a istituzionalizzare il dovere di solidarietà alle forze dell’ordine e lotta alla criminalità, contro ogni caso di sentenze uguali e contrarie.

da montenovonostro

 

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