Ostra Vetere: De catholicae traditionis et culturae per una lettrice |
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Mercoledì 17 Gennaio 2018 19:57 |
Ci scrive una nostra lettrice: "De catholicae traditionis et culturae. Caro montenovonostro , propongo alla tua attenzione un articolo pubblicato da Corriere.it che titola: "Avvocato donna a Bologna: Cacciata dal tribunale perché porto il velo islamico». Il giudice avrebbe detto che il suo gesto pur non supportato dalla legge , sarebbe scaturito dal rispetto della nostra cultura e tradizione. La donna, invitata a togliersi il copricapo o ad uscire dall'aula, avrebbe scelto, polemicamente di uscire. Il velo, o copricapo, sono un simbolo della fede e cultura musulmana come il crocefisso fa parte della fede, cultura e tradizione cristiana . Mi chiedo se , un cattolico si presentasse in un Tribunale di
una città mussulmana , con il crocefisso al collo ,quale atteggiamento assumerebbe il giudice ... Cosa puoi commentare, montenovonostro? http://www.corriere.it/cronache/18_gennaio_17/avvocato-donna-bologna-cacciata-tribunale-perche-porto-velo-islamico-625bc580-fb76-11e7-b641-cb41c1023d03.shtml. Una lettrice". Cosa risponde "montenovonostro"? Risponde in perfetta linea con i suoi tre pilastri ideologici di Libertà, Autonomia, Giustizia. E cioè che tutti e tre questi principi, che valgono per noi, dovrebbero valere anche per tutti gli altri. E così come noi siamo liberi di scegliere autonomamente le cose giuste per noi (portiamo il crocefisso come segno di libertà, che ci siamo autonomamente scelti come giusto riferimento alla nostra religiose), allo stesso modo rispettiamo le libere e autonome scelte giuste per gli altri. Portino pure le donne mussulmane in Italia il loro velo (ma non quello integrale per motivi di sicurezza e rispetto delle nostre leggi che impongono la riconoscibilità di tutti). Vorremmo però che anche nei paesi mussulmani fossimo liberi di portare il nostro crocifisso. Così come vorremmo i pakistani liberi di portare il turbante e i tirolesi liberi di portare il lederhosen, esattamente come erano libere le nostre nonne di portare il fazzoletto da testa. In fin dei conti nelle nostre chiese cattoliche non ci sono forse quadri e statue della Madonna con il velo? Non siamo invece d'accordo nè quando si vieta alle mussulmane il velo, nè quando si vieta a noi di portare il crocefisso o di fare il presepio o i canti natalizi. A ognuno spetta la difesa della propria identità culturale e religiosa: questo è il senso vero dell'Autonomia, la libera espressione della propria identità. In verità, sul velo della avvocato mussulmana vietato in tribunale ha inciso non un pregiudizio religioso o culturale, bensì una disposizione legislativa un po' anacronistica: in tribunale davanti a un giudice la norma impone a tutti (uomi, donne, cristiani o mussulmane) di stare a capo scoperto in segno di deferenza verso la potestà giudiziaria. Ma, visto come certi giudici (non tutti, per fortuna) negli ultimi tempi hanno ridotto la loro immagine di magistrati, c'è da dire che quella norma che impone a tutti gli altri quel rispetto che loro non sono capaci di garantire potrebbe anche essere eliminata. Prenderla a pretesto, però, per polemizzare con l'arroganza dei nuovi venuti, ci pare altrettanto anacronistico se non addirittura pericoloso.
da montenovonostro |