Con molta attenzione abbiamo sempre accolto i messaggi della Conferenza Episcopale Italiana: la voce dei vescovi cui anche noi, cattolici convinti, cerchiamo di adeguarci, pur nei nostri limiti. E ieri il giornale dei vescovi, l’Avvenire.it, ha pubblicato l’intervento del presidente della CEI cardinale Bassetti. Il cardinale, in vista delle prossime elezioni, ricorda che la Chiesa non è un partito e che ha a cuore solo il bene comune. Ma avverte anche che è «Immorale lanciare promesse che non si possono mantenere». E poiché non si può costruire niente sui divieti prescrittivi, ma solo su indicazioni in positivo, il cardinale Gualtiero Bassetti vede il futuro dell'Italia all'insegna di tre verbi: «Ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società». E in vista delle prossime elezioni indica le priorità - lavoro, famiglia, giovani, - chiede partecipazione alle urne «con senso di responsabilità nei confronti della comunità
nazionale» (https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/prolusionegann). Raccogliamo la sintesi del suo messaggio nei tre verbi usati: ri-costruire, ri-cucire, ri-appacificare la società, quella nazionale, ma anche quella locale. Senza dimenticare che quel suffisso “ri-“ significa “far tornare le cose allo stato precedente”, a quello iniziale prima dell’involuzione disastrosa che ha penalizzato la società, quella nazionale e quella locale. E’ certo, infatti, che in questi ultimi anni le cose, anziché andare avanti, sono peggiorate, sia a livello nazionale che locale. Ora certi politici vogliono darci a bere che “tutto va bene, madama la marchesa”, che c’è la ri-presa, che le cose vanno meglio. Ma meglio di quando? Chi è che vede questo miglioramento? Noi non lo vediamo, il miglioramento non c’è. E’ una presa in giro elettorale. Nascondere la verità con belle parole è pratica da bugiardi imbonitori. Le cose non vanno meglio, la ri-presa non c’è, il meglio non si vede. Noi sappiamo che è dovere di ogni cristiano coltivare le tre virtù teologali: fede, speranza, carità. Bisogna credere, bisogna sperare, bisogna aiutare il prossimo. Ma quale fiducia si può attribuire a una classe politica che ha procurato, in Italia e a Montenovo, il disastro attuale? Certo che bisogna sperare nel domani migliore, ma vale il vecchio detto: “aiutati, che Dio t’aiuta” ed “aiutarci” significa anche “impegnarci” e, soprattutto, “non sbagliare più”. Quale fiducia si può dare ancora a una classe politica che adesso “promette” miracoli dopo aver fatto disastri, in Italia come a Montenovo? Nessuna. Bisogna quindi scegliere in modo diverso per ri-costruire, ri-cucire, ri-appacificare. Abbiamo avuto politici e amministratori che in questi ultimi anni sono riuscito solo a distruggere, dividere, contrapporre. L’esatto contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Possiamo allora credere ancora a simili personaggi che promettono adesso mirabilie per il futuro, mentre nel recente passato hanno ridotto così il Paese Italia e il paese Montenovo? In Italia le cose non girano più bene da quasi un decennio, mentre in paese, a Montenovo, è da ben tre decenni che le cose girano al rovescio: il paese era grande, era bello, soprattutto c’era lavoro e benessere, c’erano strutture pubbliche e servizi sociali efficienti. Invece che migliorare, le cose sono andate sempre peggio. Avevamo l’Ospedale e adesso non c’è più. Avevamo la RSA e adesso non c’è più. Avevamo il Centralino per la Guardia Medica e adesso non c’è più. Avevamo l’Ufficio di Collocamento e adesso non c’è più. Avevamo la Presidenza della Scuola Media e adesso non c’è più. Avevamo il Mattatoio e adesso non c’è più. Avevamo un Comune efficiente e adesso è ridotto com’è. Avevamo due Vigili e adesso non ci sono più. Avevamo un Segretario Comunale tutto nostro e adesso ce l’abbiamo a mezzo servizio. Avevamo due acquedotti e adesso non sono più nostri. Avevamo un servizio autonomo per la raccolta dei Rifiuti Urbani e adesso l’abbiamo dato ad altri. Avevamo un servizio autonomo per i Trasporti Scolastici e Sociali e adesso l’abbiamo dato ad altri. Avevamo 20 Consiglieri Comunali e adesso sono ridotti a otto. Almeno facessero per otto, e invece no. Tra poco non avremo nemmeno il Comune autonomo, perché prima avevano tentato di fonderlo e non ci sono riusciti, poi per aggirare l’ostacolo sono passati per l’unione dei Comuni, in vista di fare dopo la fusione e toglierci anche quello, così saremo ridotti a misera e sperduta frazione periferica di “Senigallia Magna” e arriverà a comandarci un “marchese” che viene da fuori. Vilipesi, umiliati, invasi da forestieri. Così ci ha ridotto chi comanda a Roma e chi amministra a Montenovo. C’è un solo modo per venir fuori da questa triste situazione: accogliere l’invito della CEI a ri-costruire, ri-cucire, ri-appacificare la società e votare non certo per chi ci ha ridotti in questo stato. A marzo ci saranno le elezioni politiche e a giugno ci saranno le elezioni amministrative. Né a marzo, né a giugno conviene a nessuno votare per chi ha prodotto questo sfascio. E se ben poco possiamo fare a marzo, perché tutto dipenderà dall’Italia intera, a giugno non ci saranno scusanti: dipenderà tutto da noi e solo da noi. Non possiamo più sbagliare. Non possiamo più dare fiducia a chi ha sbagliato tutto in trent’anni. Non possiamo più votare per chi ha ridotto il paese così com’è ridotto oggi. Non possiamo più votare per chi non è capace di amministrare. E c’è un solo modo per uscire da questa situazione sofferente: ri-tornare a capo, ri-chiamando alla guida chi dimostrava di saperci fare, ri-votando per chi ha dovuto assistere sgomento al disastro civile e istituzionale che ci avvolge e che ci soffoca. Dobbiamo tornare a respirare aria buona, a gonfiare i polmoni anche dell’orgoglio perduto per un paese che merita di più, che è il paese più bello del mondo, che è il paese al centro del mondo: Montenovo. Per questo noi siamo qui, per Montenovo nostro, con “montenovonostro” per attuare tre priorità - lavoro, famiglia, giovani – e per farlo tornare a crescere come trentacinque anni fa, più bello e più ricco di prima. Per ri-costruire, per ri-cucire, per ri-appacificare il paese, come proclama ora la Conferenza Episcopale Italiana in vista delle prossime elezioni.
da montenovoinostro |