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Home Comunità montenovonostro Dal centro del mondo: La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (7)
Dal centro del mondo: La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (7) PDF Stampa E-mail
Lunedì 12 Marzo 2018 16:04

Dal centro del mondo La favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco 7)Dal centro del mondo: la favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco. C’era una volta a Montenovo, il paese più bello del mondo, il Lavatoio Comunale e l’Autolavaggio Pubblico. C’era, c’era. Era il tempo delle amministrazioni comunali previdenti, che pensavano a tutto e oltre al Lavatoio, che c’era già, avevano costruito a fianco anche l’Autolavaggio. Era il tempo del grande sviluppo economico del dopoguerra e della motorizzazione per tutti. Dopo “i signori”, anche gli operai potevano comperarsi l’automobile. Piccola, per risparmiare, ma era una conquista da custodire con cura. Ecco il perché venne costruito anche dell’Autolavaggio vicino al Lavatoio. E lì le donne andavano ancora a lavare i panni di casa senza spendere niente e gli uomini andavano a lavare l’automobile di famiglia senza spendere niente. Poi sono arrivate le lavatrici e del Lavatoio non si seppe più che fare. E sono arrivati anche gli Autolavaggi automatici e allora anche dell’Autolavaggio manuale non si seppe più che fare. Lavatoio e Autolavaggio divennero deserti mentre il tempo passava. Ma perché, che male faceva il Lavatoio a rimanere lì? Che male faceva l’Autolavaggio a rimanere lì? Nessun  male. Non davano fastidio a nessuno, erano solo il ricordo del passato, ma che bisogno c’era di eliminarli? In fin dei conti c’erano anche le vecchie porte castellane come Porta Nuova o dell’Ospedale, Porta Pesa o Porta San Severo e Porta Santa Croce o 4 Agosto. C’erano e non servivano più a niente, ma nessuno s’è mai sognato di demolirle. E così sono rimaste le Porte, come potevano rimanere anche il Lavatoio e l’Autolavaggio. E infatti rimasero. Potevano servire ancora? Tutti avrebbero risposto di no, meno l’amministrazione comunale di 35 anni fa che pensava a lungo. Lavatoio e Autolavaggio non servivano più, ma potevano servire nel disgraziatissimo caso che tornasse da noi il terremoto. E mentre tutti non ci pensavano, quell’amministrazione lungimirante si mise a cercare finanziamenti e a progettare, vicino al Lavatoio e all’Autolavaggio che potevano tornare utili in caso di calamità, anche la Tendopoli e l’Eliporto di soccorso. In più c’era anche la cabina dell’Enel vicina, che poteva tornare utile per alimentare con la corrente elettrica le necessità della Tendopoli, in caso di calamità. E c’era vicina anche la cabina della SIP (Telecom), che poteva tornare utile per collegare subito nuovi allacci telefonici di emergenza in caso di calamità. Non ci si pensa mai abbastanza ai gravissimi disagi delle popolazioni terremotate, ma chi ha l’occhio lungo e la mente lucida sa prevedere anche le piccole cose: quando centinaia e centinaia di compaesani fossero disgraziatamente costretti a trasferirsi nelle tende in spazi angusti, senza nessun elettrodomestico nei primi giorni del terremoto, come si fa a lavarsi e a lavare i panni senza il Lavatoio? Come si fa a tenere pulita l’automobile, dentro la quale in molti si sarebbero dovuti adattare a dormire la notte, senza l’Autolavaggio? Come si fa ad alimentare le stufe di riscaldamento senza una cabina elettrica di elevata potenza vicina? Come si fa ad avere telefoni subito collegabili senza una cabina SIP (Telecom) vicina? Adesso ci sono i cellulari, ma a quel tempo non c’erano. Non ci si pensa mai abbastanza a tutte le cose che potrebbero servire, prima di scoprire amaramente che non ci sono quando servono davvero. Ma ci aveva pensato l’amministrazione comunale a far sopravvivere quelle due strutture comunali, anche se non servivano più, ma potevano tornare utili in caso di disgrazia. Tutte belle intuizioni, tanti bei pensieri, lungimiranti, riflessivi, previdenti. Ma poi, dal 1985, arrivò a malamministrare la sinistra. E ora tutte quelle cose belle non ci sono più: non c’è più il Lavatoio, non c’è più l’Autolavaggio, non c’è più nemmeno la Tendopoli e l’Eliporto che il Ministero dell’Interno aveva finanziato con un contributo straordinario di 30 milioni di lire, distratti per altri scopi ricreativi. Niente, non c’è più niente. Tutto finito e adesso è il tempo dei rimpianti. Perché? Perché la sinistra deformatica e sfascista ha sfasciato tutto quello che ha trovato di buono. E’ successo dopo il 1985, più di trent’anni fa, e ha subito incominciato forsennatamente a revocare, a cambiare, a modificare, a sfasciare, anche se prometteva “razionalizzazioni”, “miglioramenti”, “sviluppo” e “cambiamenti”. E infatti ha cambiato tutto. In peggio. Ma con tante parole. Belle. Troppe. E dopo tutte quelle parole inutili e menzognere, i fatti hanno dimostrato tutta un’altra cosa: con tante chiacchiere e bugie, il Lavatoio non c’è più. E non c’è più nemmeno l’Autolavaggio. Non c’è nemmeno la Tendopoli e neanche l’Eliporto. Perché? Ma perché la sinistra deformatica e sfascista fa così: promette fantasmagoriche mirabilie, ma combina un disastro dietro l’altro e lascia solo ruderi, perchè non sa amministrare. Un’altra prova che Montenovo aveva tutto e la sinistra deformatica e sfascista non ha lasciato più niente. Noi però adesso facciamo queste domande e vogliamo risposte: Lavatoio e Autolavaggio erano un patrimonio pubblico. Erano stati costruiti con soldi nostri e dei nostri predecessori, che avevano dotato il paese di tutto: anche il fabbricato delle due strutture comunali. Non c’è rimasto più niente e nemmeno il fabbricato è più di proprietà del Comune. Chi ha svenduto tutto in cambio di niente? Chi è il responsabile di simile disastro istituzionale, sociale, sanitario, di prevenzione e protezione civile? Su, ce lo dica il sindaco: chi ha fatto tutto questo disastro in trent'anni, eh? “C’era una volta Montenovo, il paese più bello del mondo, e c’era anche il Lavatoio Comunale e l’Autolavaggio Pubblico. C’era, al tempo della previdenza e della lungimiranza. C’era, c’era … ma poi … è arrivato l’Omonèro e s’è mangiato il mondo intero”. E così è finita la favola triste di Montenovo abbandonato nel bosco (7).

da montenovonostro

 

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