Notizie come questa fanno sempre rabbrividire. È morto il Sindaco di Malcesine sul Lago di Garda, Nicola Marchesini, 48 anni, farmacista, dopo una lunga malattia. Non possiamo esimerci dall'esprimere cordoglio e vicinanza alla famiglia, ma anche alla popolazione del Comune gardesano. Ma non possiamo nemmeno esimerci da una dolente considerazione. Dopo il lutto e il conseguente commissariamento del Comune, i cittadini di Malcesine saranno chiamati di nuovo alle urne per eleggere un nuovo Sindaco. "Morto un papa, se ne fa un'altro", afferma la cinica prosopopea popolare. E' brutto, dirlo così, ma è proprio così. Perchè? Perchè la legge elettorale impone così. E' il frutto della riforma di tanti anni fa, quando si è voluto cambiare, purtroppo senza un criterio ragionato. Si è voluta rafforzare la figura del Sindaco, facendolo eleggere direttamente dagli elettori. Una sorta di "presidenzialismo" di base, che odora tanto di ricerca dell' "uomo forte", la figura tanto apprezzata dalla destra politica, che la sinistra politica ha sorprendentemente fatto propria. Ma noi, che non siamo nè di destra nè di sinistra, non abbiamo mai apprezzato questa riforma. Nella cosiddetta Prima Repubblica, prima della riforma elettorale, le cose erano ben diverse. Il principio cardine originario della nostra democrazia era quello di rispettare la volontà popolare espressa in libere elezioni per la scelta dell'organo collegiale di vertice: il Consiglio Comunale, una assemblea composta da rappresentanti di maggioranza e di minoranza o minoranze, che al suo interno eleggeva in secondo grado altri organi istituzionali, come il Sindaco e la Giunta. Ma l'organo superiore rimaneva sempre il Consiglio Comunale, espressione rappresentativa della volontà popolare. Se venivano a mancare, per i più disparati motivi, questi altri organi istituzionali elettivi di secondo grado, il Consiglio Comunale poteva eleggere organi successori. Ma non cadeva per questo l'amministrazione, salvo il caso in cui non ci fosse più stata una maggioranza capace di nominare gli altri organi subalterni. Quindi, caduto un Sindaco o una Giunta, il Consiglio provvedeva ad eleggerne altri. Invece la riforma elettorale ha fatto eleggere il Sindaco non più dal Consiglio Comunale, ma direttamente dai cittadini. E poi,
una volta eletto direttamente, è il Sindaco che "nomina" (badate bene "nomina", non "elegge") la Giunta. E' il Sindaco da solo, in totale autonomia e discrezionalità, che si sceglie i componenti della "sua" Giunta, che quindi non è più "eletta" dal Consiglio. Addirittura scegliendo i componenti anche al di fuori del Consiglio Comunale stesso: è libero di nominare assessori non eletti da nessuno, e tuttavia "nominati" dal solo Sindaco. Fa tutto da solo il Sindaco, perchè questo ha voluto la riforma: tutto il potere a un uomo solo, o quasi. Noi siamo troppo convinti che la democrazia non ha bisogno di "uomini forti" che decidono tutto da soli, o quasi. La democrazia, per noi, deve funzionare sempre. Nelle istituzioni devono esserci organi collegiali, cioè composti da più persone a decidere gli interessi di tutti. Non un uomo solo. E' evidente che, comunque, occorra un solo vertice, che è appunto il Sindaco. Ma deve essere il "rappresentante" del Comune, non il "padrone" del Comune. Nella cosiddetta prima Repubblica, tutte le decisioni importanti venivano adottate dall'organo elettivo principale che era il Consiglio. Poi la Giunta si riuniva per dare attuazione alle decisioni del Consiglio, presieduta, sì, dal Sindaco, ma le decisioni le prendeva la Giunta. E nella Giunta il Sindaco, che pure la presiedeva, era solo uno dei componenti. Il primo, ma fra pari. Solo per circostanze eccezionali e urgenti il Sindaco poteva provvedere direttamente. Ma lo faceva attraverso le "ordinanze", non con le "delibere", che erano prerogativa degli organi collegiali. E le ordinanze dovevano essere circoscritte a poche materie ben individuate: ordine pubblico, sicurezza e sanità. Tutto il resto delle materie di competenza comunale doveva essere deciso da organi collegiali, Giunta e Consiglio. Così funzionava la democrazia nella cosiddetta Prima Repubblica. Adesso la riforma ha pressochè esautorato il Consiglio ed ha dato "pieni poteri", quasi, al Sindaco. Che li esercita perchè è stato eletto direttamente dai cittadini. Non siamo d'accordo con questa "filosofia politica". Siamo ancorati a idee più salde e conseguenti di democrazia. E a dire che non ci sbagliamo è ora il caso di Malcesine sul Lago di Garda, un tempo appartenente alla Serenissima Repubblica di Venezia, dove purtroppo e morto il Sindaco. Se ne può fare un altro solo tornando a votare: cade così tutta l'amministrazione. Il Prefetto, d'intesa con il Ministero dell'Interno, nominerà un commissario prefettizio che organizzerà le prossime elezioni comunali. Cioè quello che è successo da noi. Da noi non è morto nessuno, anche se è morta la democrazia per colpa dei dimissionari che hanno fatto "morire" l'amministrazione comunale. E così siamo costretti a tornare a votare. E' successa una cosa brutta, ma è stata voluta dalla maggioranza del Consiglio Comunale. Una "maggioranza, molto anomale, composta dalla maggioranza della maggioranza e dalla totalità della minoranza. Non si era mai vista una cosa del genere. Mai era successa una cosa simile in settanta anni di libertà e democrazia. Ma è successo e dobbiamo prenderne atto. E' successo un fatto grave che porterà molte conseguenze negative: i dimissionari hanno provocato il commissariamento del Comune. Cioè, non essendo più capaci di amministrare il Comune, i dimissionari hanno fatto venire un estraneo, non eletto dai cittadini, a "comandare" a casa nostra. Poteva essere trattata peggio di così la nostra democrazia? No. Francamente no. Basta rifletterci un attimo: la maggioranza dei consiglieri comunali, che pure si erano candidati per amministrare il Comune per cinque anni, dopo appena quattro anni hanno gettato la spugna, senza vergogna. E hanno provocato un danno gravissimo non solo a sè stessi, ma anche al Comune e alla popolazione. A sè stessi, perchè hanno dimostrato di non saper matenere la parola data con le elezioni in cui si erano candidati e sono scappati a gambe levate, mandando all'aria l'amministrazione. Hanno fatto un danno anche a sè stessi. Quale rispetto potranno più invocare, se non sono stati capaci di mantenere l'impegno preso pubblicamente con i cittadini che li avevano eletti fiduciariamente? La fiducia è una cosa seria: se uno assume un impegno pubblico, al pubblico deve rendere conto. E che "conto" può rendere chi non ha mantenuto l'impegno? E' chiaro che il giudizio comune sarà inflessibile contro i dimissionari, trattandoli per quello che sono: inaffidabili. Ma oltre al danno che hanno procurato a sè stessi, ne hanno provocato un altro alla istituzione: che viene ora amministrata da un estraneo forestiero, mai eletto dai nostri concittadini, ma "nominato" da fuori. Un commissario "nominato" dal Prefetto. Ora noi esprimiamo tutto il nostro apprezzamento personale per il commissario, funzionario prefettizio molto preparato e capace, oltre che disponibile, gentile e attento a tutti e a tutto. Ci complimentiamo con lui. Ma non è stato "eletto", non è il rappresentante della volontà popolare della nostra comunità. E' venuto solo per rimediare al gravissimo errore politico dei dimissionari, organizzerà le elezioni e poi insedierà la nuova amministrazione finalmente eletta dai cittadini. Ma accadrà con le elezioni. Elezioni "anticipate". Elezioni che non sono una scherzo: hanno un costo e costano molto. Si parla di 20.000 euro che costeranno. Ma non solo questa volta, bensì anche ogni cinque anni successivi. Perchè ormai le elezioni amministrative saranno sempre "elezioni anticipate". Cioè elezioni che non coincideranno più con la tornata elettorale di tutti gli enti locali: Regione, Provincia e Comuni. No. Non sarà così. Non sarà più così. Se lo fosse stato, il costo delle elezioni sarebbe stato diviso in tre parti e una sola avrebbe gravato sulle casse comunali. Invece stavolta tutte le spese saranno a completo carico del solo Comune, che dovrà spendere non solo i 20.000 euro stavolta, ma dovrà continuare a spendere la terza parte dei costi di 20.000 euro anche l'anno prossimo, quando si voterà solo per la Regione e la Provincia, ma dovremo tornare a votare anche noi e quindi dovremo accollarci il costo per la terza parte, come se ci fossero ancora le elezioni comunali. E intanto andremo a spendere 20.000 euro e altrettanto dovremo spendere come Comune ogni quinquennio successivo. Ci rendiamo conto di quale danno tremendo hanno provocato i dimissionari? Ogni cinque anni il bilancio del nostro Comune verrà decurtato della spesa elettorale. Ci vuole poco a capire che con 20.000 euro ogni 5 anni si sarebbero potuti fare tanti servizi in più per il paese. E invece dovremo "buttare via" quei soldi per colpa dei dimissionari. Tutti i dimissionari, sia quelli di maggioranza che si sono dimessi per primi, che quelli di minoranza che hanno fatto altrettanto dopo, e anche quelli che si erano candidati la volta scorsa ma non erano stati eletti, perchè hanno rinunciato a subentrare al posto dei dimissionari. Un disastro politico e amministrativo totale, di cui tutti loro sono ugualmente responsabili, mentre ne subiscono le conseguenze il Comune e i cittadini a causa di un inutile e dannoso "sperpero" di denaro pubblico. Torneremo a chiedere che siano i dimissionari a pagare personalmente quelle somme, che gridano vendetta al cospetto della democrazia offesa e vilipesa irrimediabilmente per colpa dei dimissionari. E' stata lesa la democrazia, e sentiamo lesi anche i nostri principi cardine di "Libertà, Autonomia, Giustizia". Quale "Libertà" hanno rispettato i dimissionari? Quale Autonomia hanno difeso quelli che hanno abbandonato in fuga i loro doveri civili? Quale Giustizia hanno assicurato i dimissionari, se scappano senza pagare pegno e il costo ce lo buttano sulle nostre spalle? Non si fa così. Così si tradisce sè stessi, si tradiscono gli impegni presi, se tradisce il senso del dovere, si tradisce la fiducia dell'opinione pubblica. Niente di peggio poteva essere provocato sul piano politico dai dimissionari. Non ci sono parole adeguate e sufficienti per esprimere la più netta condanna politica per tutti i dimissionari, di destra e di sinistra, di maggioranza e di minoranza. Così si frantuma l'unità ideale e ideologica del paese e lo si consegna alla peggiore memoria storica. Rimarrà nella storia ufficiale del nostro Comune questa sciagurata e dannosa circostanza, per secoli. Mai era successa una cosa così da quando è nato il Comune, ottocento anni fa. E' capitato adesso e ne porteremo la vergogna per sempre. Ma la colpa non è nostra. E' colpa loro. L'abbiamo detto e scritto altre volte: a chi tradisce la patria un tempo veniva comminata la pena di morte, come al doge veneziano Marin Faliero. Sono cambiati i tempi e nessun traditore viene più giustiziato. Ma il giudizio non rimane diverso per questo. E adesso vogliamo tornare alla prima notizia data in apertura. A Malcesine sul Lago di Garda, un tempo facente parte della Repubblica di Venezia, non è stata l'azione sconsiderata di dimissionari a provocare elezioni anticipate. Lì non si è dimesso nessuno, nessuno ha quindi colpa della cessazione anticipata di quella amministrazione locale. E' stato la tragica realtà della lunga malattia che ha strappato agli affetti familiari e agli affetti civili il Sindaco deceduto. E il Comune verrà commissariato e si andrà a elezioni anticipate. Due casi diversi, fortemente diversi, ma con lo stesso risultato. Ne possiamo trarre un giudizio concreto: la colpa è della legge elettorale. Una legge elettorale sbagliata che provoca guai agli enti locali. Per questo chiediamo e chiederemo anche in futuro che venga cambiata. E' una legge elettorale da cambiare.
da montenovonostro |