"montenovonostro” ha la memoria lunga, si sa, non solo per ricordare i fatti recenti, ma anche quelli più vecchi. E fra i fatti recenti e quelli più vecchi non può fare a meno di ricordare l’anniversario mensile della foto scattata il 12 giugno 2017 nella Sala Consiliare del Comune di Montenovo, il luogo civile più “sacro” del paese, nel quale si esaltano le funzioni e i poteri intangibili dell’autonomia comunale e dove si dovrebbero assumere le decisioni più importanti e migliori nell’interesse di tutta la comunità locale. Ma ritrae anche quattro personaggi, di cui uno solo ci è noto: il sindaco di qualche anno fa. Gli altri tre ci sono sconosciuti, anche se quello più a destra (e non poteva che essere così, con l’aria che tira ormai in quel partito nel quale milita) ci pare di riconoscervi il dottore senigalliese Fabrizio Volpini, allora consigliere regionale del PD, di recente candidato a Sindaco senigalliese e sonoramente sconfitto da una lista avversaria. Da Senigallia era venuto anni fa nella nostra Sala Consiliare e presiedere a una “cerimonia” insieme ad altri due personaggi a noi sconosciuti, ma che, circondando tutti e tre il nostro sindaco (“nostro” si fa ovviamente tanto per dire) dovrebbero avere una ben “alta” funzione. Non può sfuggire a nessuno l’accentuata e plateale espressione di piena soddisfazione per quello che l’ex sindaco, chino e quasi prosternato, stava facendo. Firmava il documento che sanciva la irreversibilità della trasformazione del nostro Ospedale, nemmeno tanto tempo prima ridotto solo RSA, che perdeva così ogni possibilità di prestazioni sanitarie di ricovero in degenza medica, per essere usato a sola funzione sociale, fino ad allora esercitata altrove e dove avrebbe potuto tranquillamente continuare a svolgersi, senza “sfasciare” le altre risorse strutturali locali. Si trattava della fine (ingloriosa) di una storia che a Montenovo è durata almeno settecento anni, di certo almeno dal 1342, anno a cui risalgono i primi documenti che citano espressamente l’Ospedale di Montenovo, che a quell’epoca era
dedicato a Santa Caterina. Invece pochi anni fa, da fuori erano venuti in tanti a godere con soddisfazione la fine di un’epoca plurisecolare, sancita dalla firma di chi avrebbe dovuto essere il “primo cittadino” e che invece rischiava di essere l’ultimo a rivestire questo ruolo, perché i senigalliesi e gli altri del PD, se continua così, riusciranno anche a “sopprimerci”, oltre all’Ospedale che aveva 700 anni e la RSA che ne aveva nemmeno trenta, anche il libero Comune di Montenovo, che ne ha addirittura 900. E la foto allegata sancisce questo “sfascio” istituzionale e strutturale, da conservarla per qualche altra occasione prossima ventura, che non mancherà. Purtroppo. Eppure, i nostri antenati avevano inciso addirittura sulla pietra l’elenco delle “donazioni” benemerite, e che noi di “montenovonostro” ricordiamo e celebriamo doverosamente nel “memore e riconoscente” ricordo “alle nuove generazioni” di Ostra Vetere citate nella lapide. E lo facciamo pur dovendo pubblicare, purtroppo, la foto dell’ingloriosa fine dell’Ospedale di qualche anno fa, tra la gonfia soddisfazione di potenti forestieri deformatori, così come però pubblichiamo anche la foto della lapide che ancora si conserva nell’ormai ex-Ospedale per indicare, dopo quelli che oggi lo hanno impietosamente “sfasciato”, anche i tanti benemeriti compaesani dei secoli scorsi che invece l’avevano amorevolmente costruito per noi. In verità da anni abbiamo intrapreso ogni possibile azione per scongiurare il disastro istituzionale e civile in cui sta precipitando il nostro Comune per responsabilità delle amministrazioni nazional-socialiste che si sono succedute negli ultimi 35 anni. Non sono bastati colloqui diretti e lettere ripetutamente scritte. Non sono bastati i tanti comunicati che settimanalmente abbiamo spediamo a quasi un migliaio di indirizzi email. Non sono bastate le raccolte di firme per scongiurare il pericolo della totale dispersione delle risorse civili e istituzionali pazientemente cumulate da generazioni e generazioni di probi amministratori che, tutti, hanno sempre contribuito a far crescere il paese e dotarlo di servizi e strutture. Fino a 35 anni fa a Ostra Vetere c’erano: il Comune con una trentina di dipendenti e alcune altre ditte impegnate nei servizi e manutenzioni, c’era un Ospedale con altrettanti dipendenti medici, infermieri e inservienti, c’era il servizio di guardia medica con il centralino per le emergenze, c’erano due acquedotti di cui uno consorziale e l’altro rurale con i fontanieri addetti, c’era una discarica (seppure incontrollata) con netturbini e appaltatore locale del servizio di trasporto dei rifiuti, c’era un mattatoio attivo con il veterinario, gli addetti e il custode, c’era la Scuola Media con il preside. Non c’è rimasto più niente. Rimane ancora appena l’ombra del Comune che gli amministratori nazional-socialisti locali, zonali, regionali e nazionali si apprestano a far scomparire fondendolo e declassando il paese, non più Comune, a misera frazione altrui con un sindaco forestiero che nemmeno verrà più in paese. Ancora qualche anno (pochi) e non rimarrà più niente. Peggio che se fosse passato Attila, che dove passava non cresceva più nemmeno l’erba. Qui ancora l’erba cresce, anche troppo, perché i cantonieri addetti sono stati promossi dietro una scrivania e l’erba è salva. Solo quella ci rimane e spesso è solo ortica. L’asilo di Pongelli, trasformato in Centro Diurno, finisce trasferito nella ex RSA, anche questa chiusa definitivamente, dopo che è stato soppresso l’Ospedale che c’era qui da settecento anni, almeno fin dal 1342. Con il Centro Diurno il paese ha visto definitivamente cessare ogni possibilità di assistenza sanitaria ospedaliera e per gli anziani lungodegenti nell’ormai ex Ospedale. Gli acquedotti pagati da noi sono stati trasferiti ad altri enti e noi paghiamo solo l’acqua. Per usare una discarica, tanto lontana quanto quella che avevamo prima, dobbiamo pagare fior di milioni di euro. Il mattatoio è stato chiuso e venduto. Non c’è nemmeno più la presidenza della Scuola Media. Bisogna fermarli, prima che sopprimano anche il Comune. Ma possiamo farlo se tutti ci aiutano a impedire il tracollo paesano. E c’è un solo modo: le prossime elezioni che verranno. Se il malumore che serpeggia in paese si tradurrà in aperto appoggio alla lista che intendiamo presentare come “montenovonostro”, il paese tornerà davvero “nostro” e non più “loro”. Dobbiamo impegnarci tutti per far cessare il disastro. Aiutateci quindi a conservare il paese e a farlo tornare a crescere. Per noi e per i nostri figli. L’abbiamo detto tante volte, noi non siamo né di destra né di sinistra, e nemmeno ci piace la politica come è stata ridotta in questi ultimi trenta e più anni. Anche se sarà difficilissimo, non sarà impossibile ricostruire il paese, nonostante i tanti e troppi danni provocati in questi 35 anni. Noi abbiamo la forza per farlo e tutti possono aiutarci, senza preclusioni per nessuno. Montenovo è il paese più bello del mondo e tutti dobbiamo sentirci impegnati a difenderlo contro i “deformatori” di qui e di fuori. Soprattutto quelli di fuori, i forestieri. Basta con le “deforme” che fanno morire il Comune di Montenovo. Per questo lanciamo un accorato appello a tutti i compaesani: il paese merita di più e di meglio. E quindi rivolgiamo un pressante appello a tutti i nostri compaesani: aiutateci ad aiutarci. E’ un accorato appello affinchè tutti si impegnino a darci un aiuto per aiutare tutti. Il paese è di tutti e tutti possono fare la loro parte. Fra un po’ ci saranno le elezioni amministrative. Chi ha voglia di impegnarsi si faccia avanti, con noi. Il tempo stringe e chi ha voglia di fare qualcosa deve farlo subito. Noi siamo pronti. E allora davvero, aiutateci ad aiutarci.
da montenovonostro |