Dal Circolo di Scelta Popolare di Ostra Vetere riceviamo la seguente comunicazione: “La storia, si sa, è maestra di vita. E l’esperienza del passato dovrebbe guidare le azioni di tutti anche oggi, in questo mondo turbolento in cui ognuno sembra autorizzato a fare e dire ciò che vuole, senza limiti e senza regole. Già Platone, 2400 anni fa, scriveva però che “troppa” libertà fa crescere la mala pianta della tirannia, che uccide la democrazia. Sunteggiamo la lezione di Platone, che visse in Grecia tra il 427 e il 348 a.C., 2400 anni fa appunto, ricavandola dal suo volume “La Repubblica” alle pagine 613-615 di cui al frontespizio: “Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti cittadini, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dell’autorità è definito uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio da amico, come suo pari, e non è più rispettato come genitore; che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si beffano di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi, e questi per non sembrare troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di sfrenata libertà e nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia. Così l’eccesso di libertà si converte nell’eccesso di schiavitù. Platone (427-348 a.C. - La Repubblica libro VIII)”. E’ chiaro, per Scelta Popolare, che non è la libertà che conduce alla tirannia. E’ la “troppa” libertà, il suo “eccesso senza regole”, il “libertinaggio sfrenato” che conduce in rovina la società e lo Stato. Tutto questo quando si hanno cattivi governanti che fanno i ladri e giullari e fannulloni che fanno politica, quando si hanno cattivi maestri e cattivi esempi, se non si rimedia in tempo, si è destinati a una brutta fine. Sembra Platone vivere oggi”.