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Home Comunità Scelta Popolare Ostra Vetere: Scelta Popolare riflette sul tema indicato dal Vescovo in materia di famiglia
Ostra Vetere: Scelta Popolare riflette sul tema indicato dal Vescovo in materia di famiglia PDF Stampa E-mail
Martedì 25 Giugno 2013 17:29

Scelta Popolare riflette sul tema indicato dal Vescovo in materia di famigliaDal Circolo di Scelta Popolare di Ostra Vetere riceviamo la seguente comunicazione: “Prendiamo spunto dalla lettera circolare inviata dal vescovo di Senigallia in vista della 47^ Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si terrà a Torino dal 12 al 15 settembre prossimo e che affronterà un tema di particolare attualità in materia di famiglia. Questo argomento, che ha valenza non solo religiosa e morale, esprime anche un concetto oggi modificato e stravolto da nuovi orientamenti ideologici e culturali che incidono significativamente sul piano civile e sociale, con l’introduzione di nuove istituzioni giuridiche del vincolo interpersonale fra due contraenti, che ne snaturano la formulazione tradizionale. Finora la famiglia è stata sociologicamente e istituzionalmente concepita come l’unione (indissolubile per i cristiani) fra un uomo e una donna con il fine della procreazione. L’ideologia e la politica hanno trasformato significativamente l’istituto del matrimonio già nei decenni passati, facendogli perdere il connotato dell’indissolubilità, fino a relegare il vincolo conseguente da permanente a temporaneo e addirittura sostituibile dopo il divorzio, con tutte le conseguenze sociali che ciò comporta soprattutto per i figli e che registriamo quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Ora nuove correnti di pensiero vogliono ulteriormente snaturare il vincolo matrimoniale fra i due sessi per farlo evolvere ad un vincolo tra due persone, indipendentemente dal sesso. E’ una ulteriore evoluzione del concetto di famiglia che non ci trova certo d’accordo e che potrebbe, nei decenni futuri, ulteriormente modificarsi fino a superare il concetto di dualità dei contraenti per estendersi, all’insegna della massima e incontrollata libertà, anche ad una loro pluralità: due, tre, quattro e chissà quanti altri contraenti, coinvolgendo in questo “assemblaggio” sociale anche i rapporti di adozione. C’è da intuire che anche in materia di vincoli sociali, la fantasia creativa dell’ideologia liberista ormai dominante potrebbe portarci a chissà quali estensioni iperboliche, anche oltre la poligamia, inseguendo un infrenabile parossismo libertario. Viene allora da domandarci: sarà ancora riservato un posto nella futura società evolvente a chi, come noi, rimane ancorato a una immutabile concezione della famiglia naturale fra un uomo e una donna, o dovremo adattarci a veder confusa questa nostra concezione con altre “allargate”? Allo sconcerto e allo sconforto conseguente viene da ricordare ai politici che tutto possono fare, ma non confusione. Se vogliono introdurre altre forme di convivenza alternative a quella tradizionale, almeno lascino il nome di “matrimonio” alla sola unione tradizionale fra un uomo e una donna. Sono così creativi da aver introdotto tante altre fantasie neologismiche: trovino un altro nome alle loro pensate progressiste, ma non usino la parola “matrimonio” per le loro innovazioni estemporanee. Ci lascino almeno quello, non ci costringano ad assimilarci alle loro capricciose novità. Liberi loro di inventare novità, ma almeno lascino a noi il nome “vecchio” di “matrimonio”. Se proprio vogliono “rubarcelo”, ne inventino un altro “nuovo“ per noi, ma non ci costringano a sentirci uguali a ciò che non siamo. Abituati per secoli ai soli tridentini registri parrocchiali di “stato” delle anime, ancora oggi bastano a noi i soli attuali registri comunali di “stato” civile, nè ci servono i nuovi registri delle “unioni” civili. I signori politici creativi, inventori di novità a tutti i costi (talvolta fino alle nefandezze) e inventori di sempre nuovi diritti per tutti, trovino il modo di conservarci i “nostri” diritti acquisiti: è un problema di libertà, nostra e loro. E forse non è solo un problema di libertà”.

 

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    Ma non serve chiudere la stalla quando il bove è fuggito.