Ostra Vetere: Scelta Popolare addolorata e stupita per il suicidio assistito del giudice Pietro D’Amico |
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Giovedì 11 Luglio 2013 18:29 |
Dal Circolo di Scelta Popolare di Ostra Vetere riceviamo la seguente comunicazione: “Non può sfuggire il senso di sconcerto e dolore provocato dalla notizia appresa dalla stampa secondo cui l'autopsia chiesta alla magistratura svizzera dalla figlia e dalla vedova dell'ex magistrato calabrese Pietro D'Amico, di 62 anni, di Vibo Valentia, morto con il suicidio assistito in una clinica svizzera, ha escluso perentoriamente
l'esistenza di quella grave e incurabile patologia dichiarata da alcuni medici italiani e asseverata da alcuni medici svizzeri. Sembrerebbe che un errore scientifico abbia portato a conseguenze fatali, poiché D'Amico, già depresso e convinto di essere gravemente malato, ebbe, purtroppo, quella terribile conferma che lo spinse a richiedere il suicidio assistito a Basilea. Sarà ora la magistratura italiana a stabilire se i sanitari italiani, autori dell'infausta diagnosi, siano responsabili per errore medico, e se l'errore fu dovuto a negligenza, imperizia, imprudenza, tenuto anche conto del fatto che per poter accertare l'esistenza di quella patologia, avrebbero dovuto sottoporre il paziente a esami strumentali specifici, cui D'Amico non fu mai sottoposto. La stessa magistratura dovrà accertare il nesso di causalità fra l'errata diagnosi e il triste evento. Al di là del fatto specifico e senza entrare nel merito di una vicenda che richiede il massimo del rispetto, riteniamo che la vita, il dono della vita, sia il mistero più profondo dell’umanità e ad esso ci si deve avvicinare con il rispetto che davvero la sua gravità richiede. Ci domandiamo come possa essere fatta distinzione di responsabilità nel caso in cui l’evento possa essere stato indotto o meno da una malattia: lecito se c’era o illecito se non c’era. Come se un fatto accessorio possa o meno alterare la valutazione dell’evento conclusivo. Per noi la vita è vita. Sempre. Che non può e non deve essere interrotta intenzionalmente da alcuno e per alcuna motivazione. La vita viene prima di tutto. Sta sopra a tutto. E nessuno può estinguerla volontariamente, nemmeno a richiesta dell’interessato. Mai, né nel caso di suicidio assistito richiesto, nè nel caso di aborto procurato ad un feto che non ha chiesto niente ad alcuno”. |