Dal Circolo di Scelta Popolare di Ostra Vetere riceviamo la seguente comunicazione: “Ci scrive l’onorevole Bartolo Ciccardini: “Ho seguito con gioia il trionfo romano dei due “Pontifices” santi. E non cito a caso, l’aggettivo “romano” ed il titolo, “romano”, anch’esso, di “pontifex”. Solo a Roma ci può essere la memoria storica, la scenografia, i trofei ed i luoghi che possano contenere un evento come quello di ieri. Roma
per un giorno torna quello che era: “Caput Mundi”, l’urbe che parla all’orbe. La città eterna voluta dalla Provvidenza per preparare le strade che avrebbero permesso ad un gruppo di pescatori galilei di dare il nome cristiano all’Impero Romano (come dice Dante: “E sarai meco, senza fine cive/ di quella Roma onde Cristo è romano” - Purg. XXXII, 48) ieri tornava ad essere il punto di riferimento di tutto il globo. Ci sentivamo tutti più importanti. L’Italia che non ricorda neppure cos’è la politica estera si accorgeva di non essere un Paese qualunque e Roma si svegliava dalla sua quotidianità di Villaggio Disney dell’antiquariato, per celebrare con il trionfo due grandi Vescovi romani che hanno fatto la storia del secolo scorso. San Giovanni XXIII per aver fatto un Concilio che ha rimesso la Chiesa al centro della storia; San Giovanni Paolo II, per aver rifondato una Europa fuori dal muro di Berlino. Questa sensazione straordinaria c’era nell’aria e non sono riusciti a disperderla i vari commenti un po’ pietistici e tanto telentusiastici. Ci sembrava di rivedere invece una Italia la cui vocazione nazionale è impregnata di universalità cattolica e di virtù cristiana. Il Concilio di San Giovanni XXIII è stato la ripresa del colloquio fra la Chiesa ed il mondo post-moderno. Cosa che sembrava impossibile fino a pochi mesi prima. Questo colloquio ha rotto molte barriere, ha abbattuto molti muri, ed oggi la chiesa parla con autorità sulla necessità di abolire l’impero del denaro, la fame delle popolazioni, la tratta degli schiavi, indicandone le cause culturali: gli interessi abominevoli e le colpe gravi dei governanti, in parole, opere ed omissioni. Tutto questo San Giovanni XXIII immaginò e volle nella sua bontà, chiamato dallo Spirito. E dopo di lui il Pontefice venuto “di lontano”, come disse lui, il “David disarmato senza divisioni” come avrebbe detto Stalin, a combattere la battaglia con il Golia catafratto che incombeva sull’Europa. San Giovanni Paolo II profetizzò sul terzo millennio, definendolo il millennio dello Spirito. In questo fu un continuatore dell’opera del Concilio. Alcuni lo vollero vedere come il Papa che aveva ingabbiato il Concilio, perché ne aveva combattuto l’interpretazione settaria, criticistica e strumentale nelle situazioni politiche più disparate. Ma fu lui a proiettare il Concilio nella grande dimensione del Terzo Millennio. Va riletta oggi, con attenzione, la sua Enciclica sullo Spirito Santo, di cui profeticamente si parla dello Spirito che travolgerà la storia umana del Terzo Millennio. L’enciclica è del 1986, quindi precedente alla caduta del comunismo, quando ancora non era risolto l’episodio polacco che era stato l’occasione storica dello scontro fra due concezioni opposte. Ancora nel 1986 quando ancora l’Europa era immobilizzata dalla cortina di ferro e dal muro di Berlino, San Giovanni Paolo II già intravede l’obiettivo successivo. Il cuore dell’enciclica è il riconoscimento del “peccato sociale”. L’accettazione dell’uomo “senza Dio”, l’esaltazione dell’uomo che quindi sarebbe “senza peccato”, padrone senza limiti di tutti i suoi egoismi, diviene la causa della fine dell’umanità, minacciata dalla guerra, dalla povertà e dallo sfruttamento delle risorse. Lo Spirito viene donato agli uomini per “convincerli del peccato”. E testimonia a loro che la Croce è la soluzione dal peccato e lo Spirito la restaurazione dell’ordine. Il nuovo millennio apre l’era dello Spirito: “Nell’epoca moderna, nella quale le ideologie atee tendono a sradicare la religione in base al presupposto che essa determini una radicale “alienazione” dell’uomo come se l’uomo venisse espropriato della propria umanità (…), (vi è) un processo di pensiero e di prassi storico sociologica, in cui il rifiuto di Dio è pervenuto fino alla dichiarazione della sua “morte”. L’ideologia della “morte di Dio” nei suoi effetti dimostra facilmente di essere sul piano teorico e pratico l’ideologia della morte dell’uomo”. Da questa premessa parte la constatazione dei grandi pericoli che si notano alla soglia del Terzo Millennio. Il passaggio alla denuncia delle conseguenti piaghe dell’umanità è fortissimo ed impegnativo: “… tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita infraumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o anche le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili. (…) Tutte queste cose corrompono la civiltà umana, inquinano coloro che così si comportano ben più di quelli che lo eseguiscono; ed offendono al massimo l’onore del Creatore”. La prospettiva che si apre è quella di una scelta: la scelta fra il bene ed il male innanzitutto. Una scelta che è offerta alla coscienza di tutti gli uomini. Di questa scelta San Giovanni Paolo II si propone come combattente: “Una dura lotta contro le potenze delle tenebre”. È una lotta impari che sarebbe completamente perduta se contasse solo sulle forze degli uomini “ma il Signore Stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza”. E l’uomo “deve combattere senza sosta per aderire al bene”. Nell’esame dei grandi mali che percuotono la terra e che mettono in pericolo la storia dell’uomo, la parola di San Giovanni Paolo II è forte e precisa: “… i segni ed i segnali di morte sono diventati particolarmente presenti e frequenti. Basti pensare alla corsa degli armamenti ed al pericolo di un’autodistruzione nucleare; (…) sono scoppiate e sono in corso nuove guerre che privano della vita e della salute centinaia, di migliaia di uomini”. “Dalle tinte fosche della civiltà materialistica e, in particolare, da quei segni di morte che si moltiplicano nel quadro sociologico storico, in cui essa si è attuata non sale forse una nuova invocazione, più o meno consapevole allo Spirito che dà la vita?”. Dopo aver parlato delle cause prime della caduta umana, la negazione di Dio da cui deriva la negazione della coscienza del bene e del male, il Papa propone ed illustra il compito dei nuovo dei cristiani nel nuovo millennio: “(…)I cristiani come testimoni dell’autentica dignità dell’uomo, per la loro obbedienza allo Spirito Santo, contribuiscono al molteplice “rinnovamento della faccia della terra”, collaborando con i loro fratelli per realizzare e valorizzare tutto ciò che nell’odierno progresso della civiltà, della cultura, della scienza, della tecnica è buono, nobile e bello. (…) Così essi affermano ancor più la grandezza dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio”. Mi sembra, nella mia povertà un appello alla politica, alla grande politica perduta, al dovere della politica come massima carità. Altre encicliche questo Papa scrisse nel suo lungo pontificato, ma questa mi sembra profetica della nuova missione dei cristiani e l’atto di riconoscimento della sua Santità mi pare che sia il modo preciso con cui egli prende possesso della guida spirituale di questa grande marcia verso la salvezza del Terzo Millennio. (In altri secoli l’avrebbe chiamata “crociata”?). Papa Ratzinger, suo allievo, ha molto parlato sull’impegno politico dei cristiani nella crisi mondiale che ha assunto le dimensioni non soltanto di una possibile guerra di morte o addirittura nucleare, senza ritorno, ma anche dei gravi danni che possono essere fatali di una profonda crisi economica, che separa l’umanità in due zone lontane e nemiche di troppo ricchi e di troppo poveri, e persino di una crisi della sostenibilità dello stesso pianeta. Dopo il fallimento delle ideologie non c’è nel mondo contemporaneo un’altra autorità di questo valore che sia in grado di indicare con forza questi propositi e di proporre un forte impegno per rispondere a queste necessità. Non c’è niente nel mondo oggi paragonabile al Papato come proposta per la soluzione della crisi del mondo post-moderno. In questo scorcio storico il papato appare grande non solo per l’ispirazione divina, ma anche per l’autorità che esso esercita fra le istituzioni umane. E questo ieri si è visto. Purtroppo oggi,( ed in Italia in particolare) l’impegno dei cattolici non appare proporzionato alla sfida e sufficiente agli obiettivi che San Giovanni Paolo II propone. “Ma lo Spirito completerà le insufficienze degli uomini”, profetizza Papa Woityla, il Papa “venuto di lontano”. P.S: Ma l’ultimo capitolo di quella profetica enciclica è dedicato a Maria, come se le insufficienze degli uomini fossero colmate dall’intervento e dall’aiuto di Maria. Ricordiamo che, una visionaria che San Paolo Giovanni II volle santa, riscoprì il grande dono della misericordia. Ritornò attuale una antica preghiera cattolica, la “Salve Regina” in cui Maria è invocata come la Madre della Misericordia, mater misericordiae. Woityla visitando il più amato santuario mariano dei romani (la Madonna del Divino Amore) spiegò che il divino amore è lo stesso Spirito Santo, il dono di Dio all’umanità. In questa chiave la previsione che i cattolici non siano pronti ed adeguati alla Politica di Salvezza della umanità viene consolata dalla promessa che ci soccorrerà lo Spirito, e come cattolici sperando nel soccorso della Madre. Con l’aiuto dei grandi Santi del secolo ormai passato. Bartolo Ciccardini".
da Scelta Popolare |