Ostra Vetere: Prima che il popolo li cacci in malo modo |
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Venerdì 30 Settembre 2016 16:40 |
Dal Circolo di Scelta Popolare di Ostra Vetere riceviamo il seguente comunicato: “Come non comprendere la reazione, talvolta purtroppo rabbiosa, della opinione pubblica frastornata dall’inusitata notizia che un organo di giustizia ha chiesto la condanna a un anno e otto mesi di reclusione per l’appuntato dei carabinieri che la sera della domenica 1 febbraio 2015 sparò contro l’auto in fuga di tre ladri che tentavano di travolgere due altri carabinieri in contrada Lanternone di Ostra Vetere. La tragica vicenda aveva visto ferire uno dei ladri dal rimbalzo del proiettile sull’asfalto, che era poi penetrato nella parte sinistra del lunotto posteriore. I complici, anzichè soccorrerlo, si erano immediatamente dati vigliaccamente alla fuga, abbandonando il
ferito poco lontano, che dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale morì. La vicenda era arrivata sul tavolo del giudice per l’udienza preliminare di Ancona, che il 7 novembre prossimo emetterà la sentenza. Per il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, però, vi sarebbe stato un eccesso colposo nell’uso dell’arma da parte del carabiniere, nei confronti del quale l’accusa ha ipotizzato l’omicidio colposo, in quanto non avrebbe dovuto sparare in direzione dell’auto che tentava di eludere il controllo dei carabinieri. L’auto, un suv Mercedes bianco risultato rubato a Loro Piceno, era stata segnalata dopo le 18 in fuga da Pian Volpello di Castelleone di Suasa con a bordo gli autori di un furto in un’abitazione della zona. I carabinieri l’avevano però intercettata sulla provinciale. Il mezzo non si era fermato e ne era scaturito un inseguimento terminato in via Canonici, in Contrada Lanternone a Ostra Vetere, dove si era fermato a fari spenti. Ipotizzando che l’auto fosse stata abbandonata dai malviventi, un appuntato e il maresciallo erano scesi a controllarla. Invece il suv, con i banditi a bordo, era ripartito di scatto tentando di investirli. L’appuntato rimasto nella vettura di servizio aveva aperto il fuoco quattro volte. Un altro colpo lo aveva esploso l’altro appuntato per fermare l’auto ed evitare che gli altri militari venissero travolti. Due proiettili colpirono una gomma e il parafango, un altro, di rimbalzo, colpì alla testa il 24enne, trovato poi ferito nell’auto, abbandonata precipitosamente poco distante dagli altri due malviventi. I genitori e tre fratelli della vittima si sono costituiti parte civile e chiedono addirittura un risarcimento di due milioni e mezzo di euro. Vorremmo sperare che il giudice non accolga le richieste del pubblico ministero e assolva il carabiniere coraggioso e coscienzioso. Tuttavia la dolorosa vicenda non può essere liquidata solo con espressioni di sostegno e vicinanza al carabiniere coinvolto e ai suoi colleghi. E’ necessaria una più attenta lettura di questo e di altri fatti quotidiani, dai quali si ricava chiara la conclusione che l’attuale legislazione in materia di ordine pubblico, di fronte ad una accentuazione dei fenomeni delinquenziali sempre più numerosi, non è più adatta a fronteggiare il senso di sgomento e insoddisfazione di larga parte dell’opinione pubblica. Perseverare sulla strada di un garantismo ad ogni costo ci appare sbagliato e il tiro va corretto immediatamente. Non chiediamo di certo né il diritto per i cittadini a farsi giustizia da soli, né il “presunto” diritto dei delinquenti a stornare ogni reazione pubblica o privata alle loro malefatte. Occorre una riforma della normativa sulla pubblica sicurezza e una riforma della giustizia che stabilisca due principi: la legittima difesa delle forze dell’ordine va garantita ovunque, cosiccome la legittima difesa dei cittadini, soprattutto in casa propria, che non può più essere limitata e tantomeno negata da uno Stato imbelle e irresponsabile. La discrezionalità dei giudici sulla base di convincimenti obiettivi va garantita, ma prima di tutto deve venire la sicurezza dei cittadini e delle forze dell’ordine. Ai delinquenti non può essere concessa alcuna garanzia di impunità, tantomeno il risarcimento ai familiari per i delinquenti uccisi o feriti durante le loro azioni criminose, perché il danno non è causato da chi si difende, ma da chi delinque e che, se superstite, va chiamato a risarcire i danni provocati ai privati e alla comunità. Ai cittadini deve essere consentito di difendere la loro vita e quella dei loro cari, messa in pericolo da incursioni di delinquenti in casa, nonché di difendere i loro beni. Alla giustizia deve essere fatto carico di garantire il principio delle tutela della sicurezza pubblica e privata, prevalente su ogni eventuale residuo “diritto” di coloro che delinquono, che per questo stesso fatto e per loro colpa e dolo sono fuori da ogni norma e tutela. Se la legge non recupera appieno la sua funzione deterrente, preventiva e conseguente, non si può ipotizzare altro che una intollerabile recrudescenza dei fenomeni criminali. Questo non sarebbe ormai più sopportabile. Per questo rivolgiamo un appello ai politici, affinchè promuovano ogni iniziativa legislativa utile e indispensabile a restituire sicurezza alle popolazioni. Altrimenti se ne vadano prima che il popolo li cacci in malo modo”.
da Scelta Popolare |