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Dall’Italia: Che succede nel PD? PDF Stampa E-mail
Mercoledì 03 Marzo 2021 17:33

Dall’Italia: Che succede nel PD?Formati alla lezione politica di altra tradizione rispetto ai disastri attuali, sappiamo di dover portare rispetto alle idee altrui. Gli avversari non sono nostri nemici, Noi non vogliamo avere nemici. Ma gli avversari sono coloro che non la pensano come noi. E tuttavia vanno rispettati ugualmente. Questa è la giusta lettura dei rapporti democratici fra persone di idee differenti. E quindi non dovremmo entrare nei rapporti interpersonali fra rappresentanti di partidi diversi. Semmai dissentire sulle idee e sulle proposte politiche, ma rispettando le persone. Per questo abbiamo qualche difficoltà a entrare in commenti su una situazione complessa che è ormai sotto gli occhi di tutti: cos'è che sta succedendo nel PD? Il PD è un nuovo partito nato sulle ceneri della sinistra dissolta dopo la caduta del Muro di Berlino e a seguito di un travaglio ideale e ideologico ormai trentennale che ha portato a cambiare ripetutamente nome al partito e non solo il nome. Ma negli ultimi tempi il travaglio ideologico ha fatto marcare ripetute ulteriori divisioni, dopo le fratture che già negli anni passati avevano portato alla polverizzazione della sinistra tradizionale. Il fatto è che Nicola Zingaretti, segretario nazionale del PD, deve difendersi dal fuoco amico. Non c’è pace fra i democratici di sinistra. Nell’occhio del ciclone figura sempre lui. Il presidente della Regione Lazio che ha anche l’incarico di portare avanti la nave dei Democratici. Ma ogni mattina qualcuno dei suoi compagni di cordata ne inventa una pur di metterlo alle corde. Vogliono una gestione collegiale del partito, una dirigenza a più voci che coinvolga tutte le anime (e sono tante) del PD. Ma Zingaretti risponde picche. O, al massimo, temporeggia. I contestatori non demordono e minacciano di uscire dalla segreteria nel caso in cui le loro voci non vengano prese in considerazione. Sono una decina, ma ben decisi a non mollare. Il momento è assai delicato, soprattutto perché la difesa a oltranza del governo guidato da Giuseppe Conte è andata all’aria. Il Capo dello Stato, per i capricci delle forze politiche (nessuna esclusa) ha chiamato al capezzale dell’ammalato Italia il nostro uomo più noto in Europa: Draghi. Ma questa svolta non è piaciuta a tutti nel PD. “Congresso subito”, gridavano in tanti. “Alla fine della primavera”, ha risposto il segretario del PD. E in più si diceva contrario alle primarie che avrebbero dovuto precedere l’assemblea. La polemica non si è placata. Anzi. L'accusa che gli si muove è: per mesi ha appeso il destino del PD al'agognato governo Conte ter, che non è nato, spiegando che l’alternativa erano elezioni che nessuno voleva e Mattarella non si è mai sognato di concedere. Puntando tutte le carte su quello sbocco alla fine il PD ha ingoiato Draghi con l’aggiunta dell’eroe Conte che prosciuga il consenso del PD di almeno il 4%, secondo accreditati sondaggi. Nessuno pretende che il PD torni a studiare il PCI di Berlinguer, ma nemmeno appare sensato spacciare questo "suicidio" elettorale come linea politica. E così anche il PD Cuperlo afferma che "da quella rimozione derivano anche il fragile radicamento sociale del PD, la diffidenza verso una classe dirigente percepita troppe volte come dotata di “mestiere” e orfana di “passione”. La conseguenza è un partito che oggi è forte nel Palazzo e assai più debole nel paese". Parole davvero dure. Nè appare sottovalutabile il rancore di una parte del partito nei confronti dell'ex segretario predecessore di Zingaretti, quel senatore Matteo Renzi ora capo di Italia Viva ,che proprio oggi si è visto recapitare in Senato una busta contenente due bossoli di proiettili. Che fanno scrivere su Twitter al capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone: “Il clima d’odio di questi giorni contro Renzi dimostra che siamo all’imbarbarimento della politica e del dibattito pubblico e i bossoli dimostrano che dalle parole d’odio è facile passare ai fatti. Caro Matteo, sempre a testa alta, non ci fanno paura, non ci arrenderemo mai”. “Una busta con due bossoli recapitata a Matteo Renzi. Una minaccia spaventosa che mi auguro venga condannata con fermezza da tutti. È il momento di dire basta a questa politica intrisa di violenza e odio. Matteo, siamo al tuo fianco, con forza e orgoglio. Non ci faremo intimidire”, è il messaggio di solidarietà postato su Facebook da Teresa Bellanova, senatrice di Italia viva e viceministro alle Infrastrutture. No, non è proprio un bel clima a sinistra.

da Scelta Popolate

 

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