Dall’Italia: Nel PD Madia-Serracchiani ai ferri corti per l’elezione a capogruppo |
|
|
|
Sabato 27 Marzo 2021 17:43 |
Difficile prevedere come andrà a finire la "rivoluzione" interna al PD dopo l'avvento imprevedibile, dopo le subitanee e incredibili dimissioni di Zingaretti, del nuovo segretario politico nazionale Enrico Letta, che ha lanciato una sorta di rimpasto generalizzato all'insegna di una nuova politica di genere. Essendo state rigorosamente poste ai margini le donne del PD in seno al nuovo Governo Dragi sia come ministri che come sottosegretari, adesso si cerca
di rimediare dentro il partito, scalzando i maschi dai posti di potere, per fare posto alle femmine. Sembrerebbe una giusta riparazione degli errori pregeressi. Eppure non è così, perchè oltre ad adombrare i maschietti, nemmeno le femminucce sembrano trovare una intesa. La buttiamo sul faceto per sdrammatizzare. In realtà pare ci sia ben poco da stare allegri da quelle parti. "E' in corso una discussione e martedì ci sarà una decisione anche alla Camera. Se una cosa non funziona si aggiusta" perchè il problema sulla parità di genere nel Pd (in dieci anni, "tre congressi e nove segretari, tutti maschi") è "gigantesto", ha dichiarato nel pomeriggio il segretario del PD Enrico Letta. Il problema è rappresentato proprio dalla scelta del nuovo capogruppo del partito a Montecitorio. L'intenzione sarebbe quella di nominare una donna. Ma nemmeno un'ora dopo è venuito giù il diluvio. Un botta e risposta via lettera tra Marianna Madia e Debora Serracchiani, le due 'candidate', e una terza lettera infastidita dell'ex capogruppo Graziano Delrio che ha fatto un passo indietro per inaugurare il nuovo corso. Tre lettere ai deputati che fotografano lo stato conflittuale del partito. Secondo la prima lettera dell'ex ministra Marianna Madia "quello che poteva essere un confronto sano tra persone che si stimano si è subito trasformato in altro. Immediatamente si è ripiombati nel tradizionale gioco di accordi trasversali più o meno espliciti con il capogruppo uscente, da arbitro di una competizione da lui proposta, che si è fatto attivo promotore di una delle due candidate, trasformando ai miei occhi il confronto libero e trasparente che aveva indetto in una cooptazione mascherata". All'accusa lancinante risponde, "per quanto a malincuore", Debora Serracchiani: "Non posso credere che Maria Anna intenda riferirsi a me come una persona cooptabile e quindi, dovrei supporre, non autonoma. No, l'autonomia è stata la cifra della mia storia personale e politica". Graziano Delrio, chiamato in causa, ha subito risposto: “Per me e Letta la competizione non era un problema. Non ho invitato nessuno a candidarsi e nessuno a non farlo, perché poco rispettoso della libertà. Ho espresso serenamente la mia opinione su cosa voterò a chi lo chiedeva dicendo comunque la stima per entrambe… e non ho fatto trattive di alcun genere anche perché direi di avere già fatto la mia parte”. Il clima è acceso e la tensione altissima nel PD. Vedremo come andrà a finire questo spettacolo impietoso.
da Scelta Popolare |