Mai avremmo pensato di provare tanto senso di repulsiva sorpresa, come capita ormai da tempo, di fronte alle sempre più clamorose vicende del caso sconvolgente che molti ormai chiamano "Verminaio giudiziario". Forgiati ai sani principi costituzionali della separazione dei tre fondamentali poteri statali (Parlamento, Governo e Magistratura), da una trentina d'anni abbiamo assistito al progressivo sbriciolamento della credibiltà del mondo politico, detentore dei primi due poteri. Mai avremmo potuto sospettare che anche il terzo potere, il mondo della Magistratura, separato e indipendente dai primi due, potesse precipitare tanto in basso nella scala di giudizio di una opione pubblica sempre più incredula e frastornata per il clamore suscitato dallo "Scandalo Palamara". Non che prima ci fossero tutte rose e fiori, perchè anche i Magistrati, una piccola rappresentanza di essi almeno, si era dimostrata ben al di sotto del giudizio di probità, correttezza e rigore che pensavano di doverle tributare. Ma il colossale scandalo della magistratura palamarizzata ha fatto tremare ogni residua remora legalistica a un mondo che, almeno in una parte consistente, si è dimostrato ben al di sotto delle attese. La politicizzazione correntizia in seno alla magistratura e fin troppe disinvolture al limite della legittimità hanno messo in crisi il giudizio rispettoso fin'allora tributato al mondo separato della Magistratura. Che usava la "giustizia" non per fare Giustizia (con la G maiuscola), bensì per scatenare una caccia selvaggia e disonesta contro avversari politici. Non se ne può davvero più. Ora giunge una notizia deflagrante. Il mondo della politica titolare dei primi due poteri dello Stato, sembra avere un sussulto e in Parlamento è stata presentata la proposta del centrodestra (appoggiato dai renziani) che vuole una commissione per indagare "sull'uso politico della giustizia". Ed è subito scontro politico sulla proposta, contro cui si sono schierati il PD e il Movimento 5 Stelle con tutti i partiti di sinistra che sulla carta fanno parte della maggioranza del Governo di Mario Draghi. Il rischio è infatti che si possa provocare un conflitto tra poteri dello Stato di imprevedibili sbocchi fors'anche incostituzionali. Certo è comunque che la situazione appare grave anche a chi, come il magistrato Gian Carlo Caselli, che deve riconosce che “la magistratura è nel bel mezzo di una bufera. Crisi di efficienza, crisi di fiducia e credibilità, crisi di autostima, il tutto come risultato di stratificazioni successive, da ultimo lo tsunami Palamara". A fronte di questa situazione, aggiunge, “occorrono riforme serie con una strategia di vasto respiro, riforme che investano il CSM e il funzionamento del processo, sono sempre più necessarie ed urgenti”. Ma il problema è che è proprio l'organo supremo della Magistratura, il Consiglio Superiore della Magistratura appunto, che è irrimediabilmente compromesso dalle vicende del "caso Palamara. E' il cane che si morde la coda. Certo è che la situazione potrebbe diventare esplosiva fino ad arrivare a una sorta di regolamento dei conti fra poteri dello Stato. Dall'avvento della democrazia in Italia 75 anni fa, mai si era registrata una crisi istituzionale di questa portata e nessuno può pensare di potersene lavare le mani come Ponzio Pilato. E certamente Scelta Popolare non ha mai nutrito simpatie "pilatesche". Una commissione di inchiesta è ormai indispensabile.

da Scelta Popolare