Dal Mondo: Ancora alta tensione diplomatica fra Italia e Turchia |
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Giovedì 15 Aprile 2021 16:44 |
Ancora alta la tensione diplomatica fra Italia e Turchia dopo l'infelice uscita del nostro Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, che ha improvvidamente definito il Presidente turco Erdogan un "dittatore" per come aveva trattato la Presidente del Consiglio europeo Ursula Von der Leyen, contro ogni regola di buona educazione o almeno di buona diplomazia. Tanto che anche noi, che pure vorremmo dedicarci più alla politica italiana e
locale che a quella internazionale, abbiamo dovuto esprimere più volte tutte le nostre perplessità per la maldestra uscita di Draghi. Certo che nemmeno Erdogan era stato ben educato in quella occasione, ma rispondere con un torto a un'altro torto non ha mai fatto una ragione. Tantopiù per chi nemmeno c'era in quella circostanza, come Draghi. Infatti, dopo una settimana di silenzio, durante la quale a scagliarsi contro le parole del nostro Presidente del Consiglio sono stati soltanto alcuni membri del governo turco, ora anche lo stesso presidente Recep Tayyip Erdoğan ha commentato l'infelice dichiarazione di Draghi: “La dichiarazione del presidente del Consiglio italiano è stata una totale indecenza, una totale maleducazione“, ha detto il Sultano dal suo palazzo presidenziale di Ankara. Ripetendo le dichiarazioni rilasciate dai suoi collaboratori, Erdoğan ha voluto ricordare al Presidente italiano che “prima di dire una cosa del genere a Tayyip Erdogan devi conoscere la tua storia, ma abbiamo visto che non la conosci. Sei una persona che è stata nominata, non eletta”. Il presidente turco ha poi aggiunto che “Draghi ha purtroppo danneggiato” lo sviluppo delle “relazioni Turchia-Italia”. La reazione, seppur a distanza di giorni, del Presidente della Turchia dimostra che è ancora alta la tensione diplomatica con l’Italia. Clima che rischia di ripercuotersi sia sul fronte migratorio, con Ankara che già nei mesi scorsi era tornata a minacciare l’Europa, forte dei 4 milioni di rifugiati siriani ospitati nel Paese dopo l’accordo del 2016, tanto da richiedere la presenza di Ursula von der Leyen e Charles Michel nella capitale turca, che ha poi scatenato il cosiddetto sofagate, che in Libia, dove tanto l’Italia quanto la Turchia aspirano a ricoprire un ruolo di primo piano a seguito della formazione, appena un mese fa, del nuovo governo di unità nazionale presieduto da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh. Non è un caso che il primo viaggio internazionale del Presidente del Consiglio Draghi sia stato proprio a Tripoli, dove Roma aspira a riguadagnare terreno, dopo essere stata scavalcata dalla Turchia che vi ha inviato propri militari a sostegno dell’allora Governo di Accordo Nazionale guidato da Fayez al-Sarraj per contrastare l’avanzata delle milizie del generale Khalifa Haftar, intenzionate a conquistare la capitale libica. In gioco c'è, in realtà, lo sfruttamento delle risorse nel Mediterraneo orientale e il ripristino della compartecipazione economica e commerciale Turchia-Libia, in vista di un nuovo accordo di pace e di ricostruzione del Paese nordafricano. Come Scelta Popolare siamo costretti a domandarci come, a fronte di queste difficilissime questioni internazionali, il Presidente Draghi abbia potuto pensare (ma temiamo "non pensare") di poter buttare tutto all'aria per totale mancanza di un minimo di diplomazia. Qualcuno glielo spieghi al Presidente Draghi, che per fare politica bisogna saper essere diplomatici. Mica si può fare come fanno anche certi "nostri" piccoli piccoli.
da Scelta Popolare |