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Home Comunità Stradenostre Stradenostre: Tròppo, còmo pògo, strùppia
Stradenostre: Tròppo, còmo pògo, strùppia PDF Stampa E-mail
Mercoledì 23 Settembre 2009 13:58
Una se3lva di segnali: il troppo come il poco storpiaDalla associazione di automobilisti "Stradenostre", che si occupa anche della segnaletica stradale, oltre che della difesa e tutela degli automobilisti, riceviamo e pubblichiamo la seguente comunicazione: "Lo sanno tutti, anche in dialetto: "Il troppo come il poco, storpia" (tròppo còmo pògo strùppia) anche per la segnaletica stradale. Percorrendo la strada provinciale dell'Acquasanta, che da Jesi porta a Ostra Vetere, dalla rotatoria verso Montecarotto in discesa verso l'Ammasso di Pongelli, in questi giorni sono stati posizionati segnali stradali dei quali si desidererebbe sapere quanto siano a norma. Sono le condizioni del fondo stradale in cedimento a causa dei ben noti movimenti franosi, che coinvolgono le strade a mezzacosta, che ha imposto la necessità di allertare gli automobilisti sulle condizioni disagiate della viabilità. E fin qui niente di eccezionale. E' solo che l'uso indistinto di segnali a fondo giallo e a fondo bianco sconcerta. A dare retta al terzo segnale della selva che compare nella fotografia, che costella quel tratto di strada e che indica una cunetta o dosso, fa pensare a una strada in dissesto in corso di riparazione. Ma i lavori ancora non ci sono, forse ci saranno in futuro. Ma il sesto segnale è inequivocale: si tratta di un divieto di superare la velocità massima di 30 chilometri orari. Se le condizioni della strada sono davvero di grave dissesto, forse si può anche comprendere, anche se francamente appare eccessivo un limite così basso fuori da un centro abitato. Ma allora una domanda sorge spontanea: se quel divieto di superare una certa velocità ha il fondo bianco vuol dire che il segnale è un segnale ordinario e non un segnale temporaneo per lavori in corso, altrimenti avrebbe dovuto avere il fondo giallo. Significa che lì sta e lì rimarrà a lungo. Ma chi ha deciso di apporre quel segnale? Avrebbe dovuto essere l'ente proprietario della strada, cioè la Provincia, ma allora perchè non reca, come dovrebbe, l'indicazione del provvedimento amministrativo (delibera, numero e data)? Ancora un'altra domanda si pone: fin dove è obbligatorio rispettare quel limite di velocità? Dopo il tratto di strada in disseso non c'è un altro segnale con la fine del divieto. Anzi, dopo qualche chilometro c'è un altro segnale analogo con il limite di velocità ancora a 30 chilometri orari, anche questo posto prima di un tratto dissestato. Superato il quale, però, nemmeno in questo caso c'è la fine del limite. Anzi, ci sono altri segnali che indicano cunette e dossi anche dove, francamente, appare difficile individuare dossi e cunette. Ma allora, chi ce li ha messi questi segnali? Servono davvero? Sono pertinenti? Aiutano a disciplinare il traffico o creano solo confusione? Soprattutto, fin dove si deve proseguire a velocità inferiore a 30 chilometri orari? Fino all'incrocio dell'Ammasso sull'Arceviese? Suvvia! Il troppo come il poco, storpia. Qualcuno dica a chi di dovere che i segnali stradali dovrebbero essere una cosa seria. Così non lo è". Ci associamo, seppure con riserva sui toni, alla sostanza dei rilievi di "Stradenostre". Forse una maggiore attenzione da parte degli organi preposti servirebbe davvero a evitare che gli automobilisti prendano sottogamba i segnali stradali e siano indotti a non rispettarli.

Francesco Fiorani

 

Commenti   

 
montenovogrande
#1 montenovogrande 2009-09-23 19:39
Bello il dialetto. Usatelo più spesso
 

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