L’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), per conto del ministero della Salute, ha testato le prestazioni e i ricoveri del 2010, stilando una graduatoria sulla base delle schede di dimissione ospedaliera. Le strutture delle Marche si collocano sopra la media delle altre regioni per numerosi indicatori, con due punti di eccellenza: gli Ospedali riuniti di Ancona, per la sostituzione delle valvole cardiache e l’Ospedale di Ascoli Piceno per la bassa mortalità da infarto miocardico. L’indagine segnala anche i buoni
risultati conseguiti, tra gli altri, dall’Ospedale di Tolentino, Jesi, Ancona (giorni di degenza per colecistectomia), Civitanova Marche (percentuale dei parti con taglio cesareo). Quello di Ancona si distingue pure per la bassa mortalità da frattura del collo del femore e per i giorni di attesa per l’intervento chirurgico. “L’indagine condotta dal ministero della Salute – ha commentato il presidente della Regione, Gian Mario Spacca – mette in evidenza come la nostra sia una buona sanità. Un giudizio fondato su dati oggettivi, che rafforza i riscontri positivi ottenuti, sempre a livello nazionale, sul fronte finanziario e dell’efficacia delle prestazioni. Ciò che emerge è che il nostro sistema sanitario è virtuoso non solo per la parte economica, ma anche per la qualità dei servizi offerti”. “L’indagine conferma che la strada imboccata con la riorganizzazione del sistema sanitario marchigiano è quella corretta – ha sottolineato l’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani – I risultati ci spronano a proseguire questo percorso e gratificano il lavoro di questi ultimi anni”. Il presidente e l’assessore hanno incontrato la stampa per presentare, in particolare, le performance di Torrette e Ascoli Piceno, insieme ai direttori del reparto di Cardiochirurgia (Presidio Lancisi) degli Ospedali riuniti di Ancona, Lucia Torracca, e di Cardiologia del Mazzoni di Ascoli, Luciano Moretti. Erano presenti il direttore del dipartimento Salute e Servizi sociali, Carmine Ruta, e il direttore generale degli Ospedali riuniti, Paolo Galassi. “Vogliamo portare all’attenzione della comunità marchigiana questi esempi – ha detto Spacca – per dimostrare che il percorso di crescita qualitativa delle nostre strutture è possibile valorizzando la forza, la competenza e la professionalità degli operatori sanitari. Eccellenza significa, però, anche riorganizzazione, perché occorre ottimizzare le risorse calanti che avremo nel prossimo triennio”. Il presidente ha ricordato il percorso che verrà seguito: “Ci sarà un ospedale regionale, quello di Torrette, che non è l’ospedale di Ancona, ma di tutta la regione per l’alta specializzazione garantita. Attorno opereranno altri tre ospedali, con funzione di filtro per le prestazioni di minore complessità (Ancona Sud, Jesi e Senigallia) e al servizio del territorio metropolitano. Insieme opereranno i presidi a Nord (Pesaro-Fano-Urbino), a Sud (Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto) e quelli di Macerata e Fermo-Civitanova. Ma la vera sfida è quella delle aree interne dove esiste una molteplicità di presidi che non hanno una sufficiente dimensione, per cui sarà necessario definire una riorganizzazione che oggi non trova un riferimento di programmazione territoriale coerente. Un altro problema è legato ai servizi sociosanitari: mentre abbiamo tanti posti letto per acuti, non abbiamo servizi adeguati per il sociosanitario. Uno dei problemi maggiori è la definizione della rete sul socio sanitario che si dispiega sul territorio e che risponda ad un bisogno di servizio forte quanto quello delle acuzie”. L’indagine dell’Agenas evidenzia che, a fronte di una mortalità nazionale del 3,17%, il presidio del Lancisi di Ancona segnala un valore del 0,43%. Risultato raggiunto, ha detto la Torracca, perché quella della cardiochirurgia unica è stata la scelta vincente della sanità marchigiana: “Solo i grandi numeri assicurano grande qualità. Un traguardo conseguito con il lavoro di tutta la struttura, sottoposta a un continuo aggiornamento tecnologico”. Il presidio dispone di 28 posti letto, con un tasso di occupazione del 96%, in grado di assicurare 1.100 interventi annui. Per Moretti, i risultati certificati al Mazzoni di Ascoli “non sono inattesi, perché da molti anni lavoriamo sull’infarto miocardico, attorno al quale abbiamo costruito una rete efficiente. Segnaliamo un’aderenza del 90% alle disposizioni delle linee guida nazionali e puntiamo con decisione sulla riabilitazione che è la nuova performance oggi richiesta”. L’indagine evidenzia un tasso di mortalità da infarto miocardico (a 30 giorni dal ricovero) del 4,26% rispetto al 10,95% della media nazionale. |