Ieri pomeriggio è stato inaugurato il nuovo monoblocco dell'ospedale di Senigallia, dopo ventitre anni di attesa dal progetto iniziale, che risale all'ormai lontano 1987. "L'ospedale di tutti", annunciava il manifesto fatto affiggere nei giorni scorsi per invitare la popolazione a partecipare all'evento, fissato per le ore 16.30 del pomeriggio. Ospedale di "tutti" speriamo di no, celiamo noi nell'illusorio auspicio di non dovervi mai ricorrere. In realtà sarà ben difficile farne a meno. E così vogliamo fare una riflessione su questi trenta anni di riforma sanitaria; riforma più volte riformata, almeno nei nomi, che ha visto nascere prima l'Ulss, poi l'Usl, quindi l'Asl e ora l'Asur in una mirabolante sequela di sigle incomprensibili, che di fatto rende impossibile al normale cittadino anche semplicemente rintracciare nell'elenco telefonico il recapito dell'ospedale di Ostra Vetere, che non vi compare più da tempo, mentre per quello di Senigallia si viene rinviati a pagine speciali dell'elenco. Un desiderio, vogliamo esprimere: che in futuro non si continui a ricoverare malati in camere strette a più letti e nessuna possibilità di stazionamento per familiari assistenti. La degenza in ospedale è un fatto che segna la vita di ognuno, un momento delicato e doloroso. Nessuno di noi sarebbe disposto ad andare in albergo per le ferie, condividendo la camera con estranei. Perchè dovremmo essere obbligati a farlo proprio nel momento più difficile dell'esistenza?