Province: Da "La Stampa" di Torino Province all'attacco. Ecco i veri sprechi |
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Sabato 30 Giugno 2012 12:10 |
Su segnalazione del nostro lettore "giangi" di Ancona ricaviamo il seguente articolo da "La Stampa" di Torino: "Province all'attacco: ecco i veri sprechi. Il numero di società partecipate presenti nelle regioni italiane arriva a 3127. I presidenti puntano il dito contro le 3127 aziende partecipate. "Costano 7 miliardi, prima eliminiamo quelle". ROSARIA TALARICO. Roma. Inutili sono sempre gli altri. Così l’Unione delle Province Italiane è passata all’attacco, contro chi ciclicamente tira fuori la loro abolizione come
simbolo del contenimento dei costi della politica. E lo fa comprando una pagina di pubblicità su due quotidiani e rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio, Mario Monti. Così sul banco degli imputati finiscono i 3127 «enti strumentali» cioè società, consorzi di regioni, province e Comuni ai quali, secondo l’Unione delle Province Italiane, si potrebbe dare una bella sforbiciata per tagliare la spesa. E sul fatto che si tratti di un risparmio sostanzioso non ci sono dubbi: allo Stato costano 7 miliardi di euro l’anno. Ma a creare scandalo non è tanto la cifra in sé, quanto piuttosto la lista di centri studi e misconosciuti quanto inutili consorzi di cui il cittadino non sospetta neanche l’esistenza, figurarsi l’idea di contribuire al loro mantenimento con le proprie tasse. Spulciando l’elenco diviso per regioni si trova di tutto. In Piemonte ad esempio esiste un Centro piemontese di studi africani, un Istituto per le piante da legno e l’ambiente e un Centro internazionale del cavallo. In Emilia Romagna - la regione con il maggior numero di enti secondo i dati dell’Upi, che fanno riferimento al rapporto 2009 - compaiono un Centro di documentazione di storia della psichiatria. Tra i consorzi campani, ce n’è uno che si occupa delle «applicazioni dei materiali plastici per i problemi di difesa dalla corrosione». In Puglia, esiste un Istituto pugliese di ricerche economiche e sociali e anche un Ente autonomo fiera mostra dell’Ascensione di Francavilla Fontana. In Veneto, troviamo un Consorzio intercomunale soggiorni climatici di Verona, un Istituto per la conservazione della gondola e la tutela del gondoliere e un Istituto culturale delle comunità dei ladini storici delle Dolomiti bellunesi, oltre a una Fondazione centro studi transfrontaliero del Comelico e Sappada. In Liguria, una Scuola di vela S. Teresa. Tutti enti imprescindibili, dove l’abbondanza di maiuscole nel nome copre spesso la loro evidente inutilità. Così almeno sostiene l’Upi, citando il censimento del ministero del Tesoro che contiene «pagine e pagine di sigle improbabili, strutture create dal nulla spesso per spartire poltrone e gestire potere», che costano al Paese 7 miliardi di euro l’anno, di cui 2 solo per i consigli di amministrazione. Per questo l’Upi chiede di «tagliare con nettezza questi veri rami secchi e improduttivi». I presidenti delle Province (tra i firmatari dell’appello, oltre al presidente Upi, Castiglione, i colleghi di Torino, Roma, Milano, Brindisi e Firenze) si dicono anche pronti a fare la loro parte. «Abbiamo proposto un’autoriforma che garantirà allo Stato 5 miliardi di risparmi, attraverso la riduzione del numero delle province, l’istituzione delle città metropolitane e la riorganizzazione degli uffici territoriali dello Stato» si legge nell’appello dei residenti delle province d’Italia. «Abbiamo inoltre proposto che questi risparmi finanzino un fondo per gli investimenti locali. È il nostro contributo alla spending review: non solo un taglio, ma una migliore gestione di risorse per favorire lo sviluppo». Quel che è certo è che la riorganizzazione della spesa pubblica passerà per un taglio delle Province. A seconda dei criteri usati si andrà da un minimo di 20 ad un massimo di 42 Province in meno. Ma non sfuggiranno nemmeno i Comuni: sotto i mille abitanti - e sono circa mila quelli interessati - dovranno puntare ad unire i servizi. Drastica riduzione, poi, sarebbe prevista per le società di servizio controllate dagli enti territoriali. La Regione che ne ha di più è l’Emilia-Romagna (368), quella che ne ha di meno il Molise (21). Oltre a quest’ultima, altre sei regioni hanno fino a 100 enti dipendenti: Basilicata (29), Umbria (66), Puglia (73), Calabria (84), Lazio (91) e Provincia autonoma di Bolzano (97)." |