Ridurre i tagli della spending review alle Province per consentire la riapertura di tutte le scuole a settembre e definire finalmente un Piano straordinario per l'edilizia scolastica, per assicurare a tutti gli studenti italiani scuole moderne e sicure. Queste le richieste che il Presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione, porrà al Ministro dell'istruzione Francesco Profumo, nell'incontro convocato al ministero subito dopo l'allarme lanciato dall'Associazione delle Province sulla impossibilità di riaprire le scuole al nuovo inizio dell'anno. "Dal 2005 ad oggi, nonostante tutti i proclami, i programmi approvati, le leggi finanziate, lo Stato non ha liquidato alle Province nemmeno 1 euro per la messa in sicurezza delle scuole. Nello stesso periodo le Province hanno, ogni anno, riservato almeno 1,5 miliardi dei loro bilanci per le scuole superiori. Il Governo e il Parlamento, che stanno in queste ore discutendo l'approvazione della spending review, ascoltino il nostro allarme e intervengono a rendere i tagli sostenibili". Nell'incontro il Presidente Castiglione
consegnerà al Ministro Profumo un report dettagliato, un vero e proprio dossier sulle province e la scuola, dalle competenze ai numeri delle scuole provinciali, dallo stato dei finanziamenti del fondo Cipe ai fondi della legge sull'edilizia scolastica, agli interventi di eccellenza realizzati dalle Province. Le Province, si legge nel dossier, gestiscono 5.179 edifici scolastici che ospitano 3.226 Istituti scolastici di scuola secondaria (licei, compresi i licei artistici e gli istituti d'arte, i conservatori di musica, le accademie, gli istituti superiori per le industrie artistiche, nonché i convitti e le istituzioni educative statali, gli istituiti tecnici, le scuole di formazione) composti di 117.348 classi, che accolgono 2.596.031 alunni. Il Dossier ricorda che, a partire dal 1996, a seguito della Legge 23 "Norme sull'edilizia scolastica", alle Province sono assegnate le funzioni di: manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, messa in sicurezza degli edifici, messa a norma degli impianti, costruzione di nuove scuole. Inoltre sono a carico delle Province le spese per le utenze elettriche e telefoniche, per la provvista dell'acqua e del gas, per il riscaldamento ed per i relativi impianti; spese varie di ufficio e per l'arredamento delle aule: banchi, sedie, aule multimediali, laboratori, etc.. "Il taglio ai consumi intermedi operato dal Governo - spiega Castiglione - interviene proprio su queste voci: ma è evidente che se le Province non possono pagare il riscaldamento delle scuole, piuttosto che le utenze elettriche o dell'acqua, o se ci vengono tagliati i fondi per l'acquisto dei banchi, delle lavagne, piuttosto che delle attrezzature dei laboratori, le scuole non possono essere aperte". Tra il 2005 e il 2009, riporta il Dossier Upi, le Province hanno impegnato oltre 7,3 miliardi di euro di risorse proprie a favore delle scuole: di questi, oltre 4,2 miliardi sono stati destinati alla tenuta in esercizio quotidiana delle scuole (costi per riscaldamento delle aule, energia elettrica, pulizia delle scuole, manutenzione ordinaria, interventi di sanificazione ambientale). C'è poi il capitolo della messa in sicurezza degli edifici. "Che fine hanno fatto i fondi della delibera Cipe destinati all'edilizia scolastica? - si chiede Castiglione. "758 milioni di euro stanziati nel 2009, che sono stati divisi in due piani stralcio: ad oggi alle Province non è stato liquidato ancora nulla". Per contro, con i loro fondi, le Province hanno investito oltre 3,1 miliardi per la costruzione di nuove scuole, l'efficientamento energetico degli edifici, gli interventi di messa in sicurezza, l'allestimento di laboratori e sale multimediali, la messa a norma degli impianti. " Ma con queste risorse ridotte al lumicino non possiamo più continuare a coprire le mancanze dello Stato: dal 2008 ad oggi i tagli ai bilanci hanno ridotto di quasi il 20% la nostra possibilità di investire nelle scuole, e non ci è stato nemmeno concesso, come chiediamo da anni, di escludere queste spese dal patto di stabilità interno". |