Storia di oggi, storia di ieri. Ogni tanto qualche fantasioso e cinico politico lancia la proposta, poi la ritrae: da tempo si discute se abolire o no le feste patronali. E’ il frutto di una concezione laica, se non atea o almeno cinica, della politica, che riaffiora ogni tanto. Salvo utilizzare anche le feste religiose anche a fini politici, quando serve. Questo gran brutto vezzo non è nuovo. Anche due secoli fa, dopo gli eccessi anticattolici della Rivoluzione Francese, la più spregiudicata e cinica politica laica e antireligiosa trovò conveniente riscoprire, anzi inventare, un santo sconosciuto e onorarlo per adulare il potente dell’epoca, Bonaparte. Così venne inventato un San Napoleone martire, per accostarlo al compleanno del futuro imperatore e tentare di sostituire così la più grande festa cattolica dell’Assunta. Quanto era “santo” Napoleone
Bonaparte lo si vide dopo qualche anno anche a Montenovo, quando mandò i suoi gendarmi la vigilia di San Pasquale a confiscare il convento dei frati e impadronirsi anche del monastero delle clarisse, requisendo pure la Pala di Santa Lucia da quella chiesa. E di San Napoleone martire non si parlò più. Ecco la storia, così come ce la descrive l’enciclopedia dei Santi. "San Napoleone Martire, 15 agosto. Questo santo appartiene senz’altro più alla politica che all’agiografia. Infatti, al culmine dell’ascesa napoleonica con la vittoria di Austerlitz il 2 dicembre 1805, si volle avere la celebrazione del genetliaco dell’imperatore. Le ricerche in tal senso portarono alla scoperta di un santo martire di nome Neapolis, compagno di S. Saturnino. Da qui venne intessuta la leggenda di un martire, dapprima torturato, poi agonizzante in prigione fino alla morte. Si ricorda il 15 agosto. Come « s. Carlomagno », il « s. Napoleone » appartiene alla storia politica piuttosto che all'agiografia che è valsa solo a nascondere discutibili ambizioni in nessun modo riconducibili ad un autentico culto dei santi. Si sa che Napoleone Bonaparte, futuro imperatore dei Francesi, nacque ad Aiaccio il 15 agosto 1769: soltanto dopo il 1801 si manifestò, forse non tanto da parte di Napoleone quanto del suo ambiente, la preoccupazione di utilizzare questa data per consolidare il prestigio popolare dell'uomo la cui ambizione cresceva in proporzione ai suoi successi. Man mano che si allontanava la bufera rivoluzionaria, infatti, l'anniversario del 14 luglio appariva sempre meno opportuno e per contro, il 15 agosto, festa dell'Assunta, era celebrato con una processione detta del « voto di Luigi XIII » e perciò strettamente collegata al decaduto Ancien Regime. Sembrava quindi di estremo interesse profittare di queste tradizioni popolari per sostituire all'antica festa una nuova, tutta orientata alla glorificazione del fondatore del Nouveau Regime; e molti piccoli fatti dovevano permettere di raggiungere progressivamente tale scopo. Il testo definitivo del Concordato era stato autenticato il 15 luglio 1801 e, cedendo ai suggerimenti di Portalis, suo ministro dei culti, Bonaparte avrebbe desiderato che venisse pubblicato il 15 agosto. A quella data il Concordato sarà firmato soltanto da Pio VII, ma si vedrà come questa felice conclusione fu poi utilizzata qualche anno dopo nel testo del decreto che istituiva il « san Napoleone ». Il 3 agosto 1802 Bonaparte era creato console a vita e la nomina fu resa pubblica il 15, nel giorno genetliaco del « Primo Console ». A partire dal 1803 nell'Almanac National la festa di s. Rocco (16 agosto) viene sostituita con quella di san Napoleone, ma si tratta solo di un calendario laico che, d'altra parte, riproduce contemporaneamente il calendario rivoluzionario e quello gregoriano. L'agiografia non vi entra ancora per nulla. È solo nel 1805 che l'introduzione della festa di san Napoleone comincia a porre alcuni problemi: il 18 ottobre, su richiesta dei canonici di Nizza, che desideravano dedicare uno degli altari della chiesa di Santa Croce a san Napoleone, il ministro Portalis faceva rispondere che l'imperatore non aveva il potere di autorizzare questa dedica, ma che, naturalmente, nulla gli sarebbe riuscito più gradito che vedere così onorato il suo patrono. La vittoria di Austerlitz, il 2 dicembre 1805, portò l'esaltazione al suo culmine e fra i voti espressi dal tribunato figura quello di una celebrazione del genetliaco dell'imperatore. Non si parla ancora, quindi, di una festa di san Napoleone, ma il 4 gennaio 1806, Portalis fa notare che, se la monarchia celebrava san Luigi, l'impero poteva ben celebrare san Napoleone. Con un decreto del 19 febbraio 1806 si stabilì dunque che « la festa di san Napoleone e quella del ristabilimento della religione cattolica in Francia saranno celebrate in tutto il territorio dell'impero al 15 agosto di ogni anno, giorno dell'Assunzione e data della conclusione del Concordato ». Questa decisione veniva ratificata il 3 marzo sul piano ecclesiastico dal cardinale legato Caprara, occupato allora a negoziare a Parigi la messa a punto del famoso Catéchisme imperial. Restava ora da vedere chi doveva essere questo san Napoleone il cui culto era cosi brutalmente imposto ai fedeli dell'impero. Il 14 marzo il vescovo di Tournai, Francesco Hirn, ordinava al clero e ai fedeli di commemorare, il giorno dell'Assunzione, un san Napoleone vescovo (!), promettendone l'Ufficio per un tempo successivo. Di fatto, il 21 maggio, il cardinale legato mandava a tutti i vescovi una « Istruzione » a proposito di san Napoleone con una leggenda « redatta dopo esatte ricerche e notizie acquisite sul santo ». Le ricerche intraprese sotto la sua direzione avevano, in realtà, scoperto nel Martirologio di Benedetto XIV, al 2 maggio, in Roma, un santo martire Neopolis, compagno di san Saturnino; i manoscritti del Martirologio Geronimiano, invece, ponevano il martirio in Alessandria. Mescolando abilmente le due notizie, senza insistere sui particolari, era possibile intessere la « leggenda » di un martire, dapprima torturato poi agonizzante in prigione fino alla morte. Occorreva ancora spiegare il passaggio da questo Neopolis a Napoleone e vi provvidero le risorse della filologia che prescrissero di inserire nella leggenda un dotto paragrafo secondo cui « ex his quibus carcer pro stadio fuit, Martyrologia et veteres scriptores commendant Neopolim seu Neopolum qui ex more proferendi nomina medio aevo in Italia invalescente et ex recepto loquendi usu Napoleo dictus fuit atque italice Napoleone communiter nuncupatur ». Cosi dunque, per la prima volta, si potè celebrare ufficialmente e liturgicamente san Napoleone, il 15 agosto 1806, più a gloria dell'imperatore che ad onore del santo martire, fino a quel momento ignorato. Nel corso dell'Ufficio era prevista, infatti, oltre al Te Deum, un'omelia in lode del sovrano, pronunciata dinanzi alle personalità ufficiali « civili, militari e giudiziarie ». Si giunse persino a diffidare alcuni vescovi, specialmente nel Belgio, per non aver messo sufficiente calore nell'esaltazione. A Roma, tuttavia, queste innovazioni in materia di culto dei santi, non incontrarono soverchia approvazione. Il cardinale Di Pietro redasse, all'intenzione di Pio VII, un'opera in cui protestava per la sostituzione di una festa mariana tanto importante per le sue implicazioni dogmatiche, con la festa di un santo introvabile: era un nuovo abuso del potere temporale contro cui il papa doveva protestare. Ma Pio VII non poteva farlo senza sconfessare il suo legato e vi erano interessi più importanti da salvaguardare, sia pure chiudendo gli occhi su di una sopraffazione agiografica. Gli avvenimenti politici si incaricarono ben presto di porre nell'oblio la festa di san Napoleone. Il 16 luglio 1814 il re Luigi XVIII annullò i decreti relativi alla celebrazione del 15 agosto; nel 1852, poi, l'imperatore Napoleone III emise un decreto che riconosceva nuovamente quella data come festa nazionale, ma semplicemente in quanto anniversario della nascita di suo zio e non come giorno di san Napoleone. Tale è la breve storia del culto di un martire che nacque più dall'immaginazione degli adulatori che dalla realtà storica con cui ha ben pochi rapporti. Il culto di san Napoleone, tuttavia, doveva servire a mantenere in Francia la celebrazione tradizionale del 15 agosto come festa d'obbligo, che altrimenti sarebbe certamente stata soppressa, come molte altre, negli articoli organici aggiunti al Concordato del 1801. Autore: Gérard Mathon. Fonte: Enciclopedia dei Santi".
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