Ostra: Restaurate dalla Soprintendenza due lampade d'argento del '700 del Sacro Monte di Pietà |
|
|
|
Lunedì 15 Marzo 2010 22:41 |
Dal nostro lettore di Ostra, Giancarlo Barchiesi, riceviamo la seguente notizia: "Sono state restaurate recentemente dalla Soprintendenza di Urbino due lampade votive in argento del Settecento. Due pezzi di alto valore storico ed artistico, pezzi unici attribuite al Coacci, noto argentiere di Ostra. Il restauro è stato commissionato dal Comune di Ostra ed eseguito da Maurizio Ciaroni di Urbino. "L'esponente più rappresentativo dell'intera famiglia ostrense di argentieri, attivi fra il XVIII e il XIX secolo, è senza dubbio Vincenzo Coacci (n. Ostra 1756, m. Roma 1794) - così interviene Giancarlo Barchiesi - Trasferito giovanissimo a Roma perfezionò la sua arte nella bottega di Giuseppe
Valandier. L'elemento neoclassico fu in lui saldamente legato all'eleganza formale e al senso della luce particolarmente vibrante, sensibilizzata, già così raffinata e nobile, che fu tutta settecentesca. Nel 1785, dopo il suicidio del maestro Valandier, il Coacci raggiunse la massima notorietà, diventando fornitore del Marchese Hercolani. La sua produzione è documentata anche oggi da numerosi oggetti di collezione privata: candelieri, coppe, tripodi, zuppiere, calici, ecc. Si deve a lui il calice conservato a San Pietro di Parma e quello del tesoro di Santa Maria Maggiore a Roma. L'opera più importante è il monumentale "servizio da scrittoio" donato dall'Hercolani a Pio VI nel 1792, manufatto che procurò a Vincenzo grandissima notorietà. Tra gli altri elementi della famiglia ricordiamo Clitofonte, (1) del quale s'ignora sino ad oggi il rapporto di parentela con Vincenzo, che nacque ad Ostra nel 1802 e che bollava le sue opere con la sigla di Jesi incrociata con Montalboddo (Ostra) e con le sue iniziali, e i suoi figli Pietro e Bernardino, anch'essi argentieri. Di quest'ultimi personaggi ricordiamo il preziosissimo braccio processionale in argento di San Settimio conservato nel duomo di Jesi. A Ostra, invece, sono conservate presso l'istituendo museo comunale, le due preziosissime lampade in argento sbalzato settecentesche attualmente restaurate e attribuibili a uno dei componenti della famiglia Coacci. Più minuziose ricerche d'archivio riusciranno a confermare tale supposizione. Le lampade di proprietà già del Sacro Monte di Pietà di Montalboddo sono state oggetto negli anni sessanta di un'aspra controversia tra il Comune di Ostra, depositario e garante del patrimonio d'arte degli I.A.B., e la parrocchia di Santa Lucia, che rivendicava per sè le due lampade. La controversia ebbe fine con una ricerca d'archivio, che sanciva il diritto di proprietà alla "Comunità civile". Custode e garante, invece, sono stati nei secoli, prima il "Sacro Monte di Pietà", poi gli Istituti Autonomi di Beneficenza e infine il Comune di Ostra.
(1) Nella chiesa del Cimitero di Ostra una lapide recita:
IL DOLCE SORRISO / DI / ELVIRA COACCI / FIOR DI SI BELTA' E D'INNOCENZA / RALLEGRA GLI ANGELI / QUI E' IL FRALE DI LEI / CHE VIVENDO / RESE GENITORI / CLITOFONTE E DOMENICA GHETTI / FELICISSIMI PER ANNI XVII MESI IX GIORNI I / MORENDO / IL DI' XXII NOVEMBRE MDCCCXLIV / LI ADDOLORO' PER TUTTA LA VITA / O PURE DONZELLETTE / DATE UNA LACRIMA / A QUESTO GIGLIO RECISO
Di Clitofonte Coacci (1802-1867) - orafo, si conserva ad Osimo presso il Comune una mazza professionale già appartenuta alla Confraternita della Morte.
Giancarlo Barchiesi |