Ci scrive il nostro lettore "giangi" di Ancona: "Ho rintracciato un articolo che ti allego, di fonte certa. Il contenuto mi ha fatto constatare quanta esibizione logorroica da parte di tutti i nostri rappresentanti in parlamento e quanta altrettanto logorroica dialettica da parte dei cosiddetti operatori della comunicazione (stampa, radio, tv......) e quanta indifferenza da parte di chi sarebbe chiamato alla verifica dei comportamenti !!!! Nell'articolo, del 2012,
sembrerebbe essere individuata una piccola fonte di risparmio e quindi di invito ad una corretta amministrazione pubblica, ma tu hai avuto sentore di iniziative conseguenti a sanare il ...comparto ed a recuperare qualche migliardo di euro di cui il governo è alla spasmodica ricerca !?? ne senti parlare ? qualcuno ci dice se sono stati tutti tempestivamente chiusi? Qualcuno forse dirà che sono spiccioli e non è quella la spesa inutile che se eliminata risolve ( sic ! ), ma ahinoi è di centesimi che è composto l'euro. giangi". E il nostro lettore allega l'articolo citato, intitolato “In Italia oltre 3mila enti inutili. È il ministero dello Sviluppo ad avere inventariato i templi dello spreco”, che rirporta: "Roma - Gli enti inutili. In quest’epoca di austerità, di spending review e di tasse vertiginose, evocarli ha valenza da parola magica. Fa scena. Evoca capri espiatori da abbandonare nel deserto, carichi di ancestrali colpe, per la salvezza del Paese. Strutture finanziate con risorse pubbliche che scarseggiano sempre più, anzi che proprio non ci sono. Il primo agosto il quotidiano “Il Giornale” ha pubblicato un elenco di 3127 enti definiti, appunto, inutili. A classificarli tali è stato il ministero dello Sviluppo economico. Ma, a scorrere l’elenco, dentro c’è di tutto e viene qualche dubbio sulle linee guida scelte per definire il criterio di utilità. Cosa è utile, e cosa non lo è? Bisogna affidarsi al buon senso, perché - salvo casi eclatanti - criteri oggettivi non ce ne sono. Certo, sull’utilità di un Centro piemontese di studi africani si può nutrire qualche dubbio: non perché gli studi africani siano insensati di per sé, ma perché in un ambito così settoriale ci sembra auspicabile che le risorse vengano centralizzate per accrescerne l’efficacia, piuttosto che diffuse a pioggia. Così come è giusto interrogarsi sulla necessità di un “Ente autonomo Fiera mostra dell’Ascensione di Francavilla Fontana”: non basterebbe l’assessorato locale a occuparsene? In altri casi, per parlare di utilità o inutilità bisognerebbe entrare nel merito di ciò che un ente si propone e di come raggiunge tali obiettivi. Che cosa fa il Centro di documentazione di storia della psichiatria? E il Centro internazionale del cavallo? Di cosa si occupa l’Ente nazionale per l’addestramento dei lavoratori del commercio? Potrebbe anche trattarsi di funzioni di rilievo, ma bisogna vedere come esse vengono espletate, con quali costi. «Le domande sono due» ha dichiarato al nostro giornale Raffaele Costa, che ricopre la figura di Difensore del Cittadino nel Pdl dopo una lunga attività come parlamentare, ministro e amministratore locale. «Uno: qual è lo scopo che l’ente si prefigge? Due: le risorse che l’ente ha a disposizione sono proporzionate, oppure sono oggetto di indebiti sovradimensionamenti?». Costa ha intrapreso - e non da ieri - una battaglia per evitare gli sprechi, ridurre o accorpare gli enti le cui funzioni non erano commisurate ai costi. «Una battaglia contro i mulini a vento - afferma - perché quasi ogni ente cosiddetto “inutile” è un serbatoio di consenso elettorale o un centro di distribuzione di commesse e poltrone. I partiti non rinunciano a queste leve. Per molti anni, ho fatto battaglie in Parlamento: ma i disegni di legge si arenavano sempre, guarda caso nelle commissioni. Trovo questo aspetto molto significativo». Poi ci sono le bestie nere di questo o quel politico. Roberto Calderoli ce l’aveva con l’Istituto per il commercio estero. Tremonti menzionava come esempio plateale di ente inutile l’Istituto per le case degli impiegati dello Stato. Massimo Donadi dell’Idv ha esortato Mario Monti a sforbiciare i Consorzi di bonifica. «A ottant’anni dalla bonifica dell’Agro Pontino - incalza Donadi - ne esistono ancora 91! Ciascuno ha il suo presidente, i suoi consiglieri, i suoi revisori dei conti, i suoi impiegati, addirittura le proprie dotazioni di veicoli, magazzini e materiale! Queste funzioni sono in carico a Regioni, Province e Comuni, che sanno già fare il loro mestiere, e in alcuni casi hanno creato società ad hoc. A che serve mantenere in piedi anche i consorzi?». E in effetti, nella lista degli enti inutili classificati dal ministero dello Sviluppo economico, i consorzi di bonifica ci sono tutti. Ma sono inutili davvero? Secondo Massimo Gargano, presidente dell’Anbi (Associazione nazionale bonifiche e irrigazione) il ministero ha preso una colossale cantonata che è rimbalzata sul “Giornale” e, di lì, su altre testate. Gargano afferma: «Noi abbiamo in cura 19 milioni di ettari di territorio, 13 in collina e 6 in pianura, con caratteristiche idrogeologiche peculiari. Gestiamo qualcosa come duecentomila chilometri di canali. Gestiamo anche 800 idrovore, che impediscono che un bel pezzo d’Italia se ne vada a finire sott’acqua. Il nostro Paese ha equilibri complicati, da questo punto di vista. L’aeroporto Leonardo Da Vinci, senza le nostre idrovore, sarebbe sommerso da un pezzo». Per non parlare, incalza sempre Gargano, dell’agricoltura: «Abbiamo mille impianti di sollevamento delle acque, fondamentali per l’irrigazione dei terreni. Nei periodi di siccità, provvediamo ad alimentare bacini che altrimenti si disseccherebbero, con grave danno per l’ambiente». E, infine, Gargano afferma che gli enti di bonificano non pesano sulla finanza pubblica: «Siamo dei consorzi che vivono dei contributi dei consorziati». Costano 7mld l’anno. Secondo Massimo Donadi dell’Idv, «la Corte dei Conti non ha mancato mai di rimarcare l’inutilità di certi enti a fronte del loro costo: sette miliardi di euro l’anno, di cui 2,5 solo per mantenere i nutriti consigli di amministrazione, tra trasferte e gettoni di presenza». In realtà, le cose non stanno proprio così. Filippo Varennino dell’Ufficio Studi della Corte dei Conti ha osservato: «Noi ci siamo limitati a calcolare quanto costa mantenere in vita gli enti che, secondo l’elenco fornitoci dal ministero per lo Sviluppo economico, sono stati evidenziati come inutili. Abbiamo fornito queste informazioni perché pubblicarle, qualora ci vengano richieste, è nostro dovere. Ma non facciamo politica». Monti cancella solo 353 poltrone. Cosa ha fatto, finora il governo Monti, in fatto di soppressione di enti inutili? Poco, per un governo che aveva esordito dichiarando guerra agli sprechi. La stesura dell’elenco di enti inutili è stata sbandierata quale anticipazione di tagli massicci. Ma gli enti sono sempre lì. Qualcosa si è visto, soprattutto per mezzo dei “tagli alle poltrone” (ovvero, della riduzione numerica degli organi direttivi o consultivi, dell’eliminazione di figure dirigenziali prive di funzioni, dell’abrogazioni di incarichi che non hanno più ragione d’essere). Tra enti, Autorità e Agenzie varie, sforbiciando qua e là Monti è riuscito a tagliare 353 poltrone. Ma, attenzione, nessuno verrà mandato via: i ruoli cesseranno solo quando andranno in scadenza gli incarichi di chi attualmente li occupa. Come dire che in Italia far perdere la poltrona a qualcuno pare così grave maleducazione che, dovendolo fare per forza, si sta bene attenti a non sfilargliela di sotto".
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