Italia: Bersani chiama a raccolta tutte le opposizioni, anche con Fini |
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Sabato 24 Aprile 2010 11:29 |
Dopo la spaccatura tra Fini e Berlusconi, consumata in seno a un Pdl ripiegato sulla Lega, il segretario del Pd Pierluigi Bersani chiama all'unità le forze di opposizione. "Le forze di opposizione non possono sottovalutare i rischi che Berlusconi, per un verso, e la Lega, per l'altro, possono dare per accelerare una situazione che non riescono ad affrontare. Per le forze di opposizione serve una responsabilità nuova". "Le opposizioni si uniscano contro il rischio di una deriva. Sì a un patto repubblicano
anche con Fini". Per accelerare il confronto con le opposizioni, il leader Pd, che nei giorni scorsi ha già incontrato il leader Idv, Antonio Di Pietro, continuerà i colloqui e le verifiche con le altre forze di opposizione dentro e fuori il parlamento. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini "con i suoi ha sostenuto e votato tutte le decisioni di questo e degli altri governi del centrodestra - dice ancora Bersani - ma ora propone con nettezza un'altra piattaforma: nella politica economica, nei rischi di deriva plebiscitaria, nel tema dell'unità del paese". Temi, ribadisce il segretario Pd, "assolutamente veri e assolutamente irrisolvibili nel Pdl e nella maggioranza dove Fini si trova". Da qui l'imprevedibilità dello scontro nel centrodestra e la necessità per Bersani di accelerare il confronto nelle opposizioni. Il segretario del Pd Bersani spiega il senso di un "patto repubblicano" con personalità come Gianfranco Fini che non vuol dire, precisa, "fare governi insieme". E cos'altro allora? Con un ritardo di giorni dall'esplosione della crisi interna alla destra, Bersani lancia appelli, ma non indica una strada precisa percorribile. Chiede unità alle opposizioni, ma come pensa di ottenere risposte, se non chiarisce ancora la strada che vuole effettivamente percorrere il Pd, che certamente non è meno diviso del Pdl? Il nocciolo del problema sta in una domanda: Bersani continuerà a volere il bipolarismo (anzi, addirittura il bipartitismo), come volevano tutti i suoi predecessori alla guida del Pd? Se è così, chi crede che vorrà rispondere ai suoi appelli? Coloro che poi intenderebbe fagogitare dopo l'uso, come Veltroni ha fatto con la sinistra comunista, come avrebbe voluto fare Franceschini con l'Idv senza riuscirci e come avrebbe voluto fare anche lui con l'Udc? Se è così, perde solo tempo. Altro che unità, lui vuole uniformità. Ma le uniformi non le vuole più indossare nessuno, nè Fini a destra, tantomeno a sinistra. In questo è più avveduto D'Alema, che pure lo ha voluto segretario, ma almeno ammette la pluralità di identità politiche. |