Se la maggioranza di destra soffre (prima lo scontro Fini-Berlusconi, poi le dimissioni del ministro Scajola, e ora le voci di coinvolgimento di altri ministri e politici nelle indagini per il G8) la minoranza di sinistra non sta meglio. A parte le fughe e gli abbandoni delle settimane scorse (Lusetti e Bianchi verso l'Udc e Rutelli che ha fondato l'Api), è la linea politica "che non c'è" a sinistra che tiene banco in queste ore. Dopo l'infelice proposta del "patto repubblicano" di Bersani, che ha raccolto solo "no", il PD si confronta sulla linea politica e ora scoppiano i contrasti. Torna in campo l'ex segretario Veltroni che, al seminario di "Area Democratica" svolto a Cortona, attacca per contestare la "linea Bersani": errori l'alleanza con l'Udc e il partito pesante, "La linea uscita dal congresso oggi va vista in un'altra luce". Ma non si capisce quale: "Se il Pd ridiventa una vecchia identità alla ricerca di alleanze difficili, questo non è il Pd, non è la sua missione". Quindi mette in guardia il partito dal patto repubblicano proposto da Bersani: "meno ne parliamo e meglio è", incalza. Poi si richiama a Berlinguer e contemporaneamente si ispira a Obama e gli Stati Uniti: tutto e il contrario di tutto. Evidentemente, non potendo pensare al partito unico berlingueriano, si accontenta del bipartitismo all'americana, che almeno gli consentirebbe il partito unico dell'opposizione. Bella strategia "vincente", forse nel 2040, forse. Altri esponenti della minoranza interna del PD incalzano Bersani che dicono: "O si cambia linea o il partito è finito", L'altro ex segretario PD, Franceschini avverte: "Nessuno vuole andarsene ma c'è disagio". E l'ex ministro Fioroni scalpita: "Se va avanti così è meglio uscire", mentre Piero Fassino ha svolto ancora una volta il ruolo di 'pontiere'. Franceschini, nel chiudere i lavori del seminario di Area democratica, rinnova la richiesta a Bersani di tenere il Pd a difesa del bipolarismo. "Il Pd non puo' appaltare la ricerca del consenso guardando a sinistra e al centro, alle forze che ci sono e magari favorendo la nascita di forze nuove, partitini del 2 per cento". "Abbiamo lasciato che esponenti del partito se ne andassero nel silenzio, senza dolore, perche' c'e' chi pensa che tanto restano nel nostro campo e che insieme costruiremo una coalizione. Questo e' fuori dalla ragione sociale del Pd", ha detto. Ma le risposte ai travagli interni del PD sono venute da Pier Ferdinando Casini, che spiega di sentirsi ''molto ferito'' dalle parole pronunciate da Veltroni a Cortona. "Se non vogliono avere nulla a che fare con me, auguro loro una serena militanza all'opposizione per i prossimi 30 anni", ha sottolineato il leader Udc. Per Casini "Prima o poi sarà inevitabile un governo di salute pubblica". ''Sarebbe una scelta di grande responsabilità politica''. Ma il DCA Rotondi gli risponde: ''Proposta offensiva per gli elettori, il governo terminerà la legislatura''. Sulla stessa linea il ministro leghista Calderoli: "E' il popolo che decide con il voto chi deve governare e non i giochi di palazzo - sottolinea Calderoli - Il bipolarismo da noi e' ormai un dato di fatto per scelta della politica, ma soprattutto per scelta del popolo, e questo esclude sul nascere qualunque tipo di governi tecnici o di salute pubblica". "Visti i problemi del paese, preferisco lavorare per una seria alternativa. E' questa la strada per rispondere all'emergenza". In questi termini il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, pressato dalla minoranza interna del suo partito, smentisce la sua precedente proposta di "patto repubblicano" e chiude alla proposta di Casini per un governo di responsabilità nazionale. Nel frattempo Berlusconi può dormire tranquillo. Finchè ci saranno simili strateghi all'opposizione, di alternativa non si parlerà per un pezzo.