Marche: I sottoprodotti agroforestali e industriali a base rinnovabile |
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Mercoledì 02 Ottobre 2013 14:51 |
“Per la regione Marche, a livello nazionale, è stata fissata al 15,4 per cento la quota minima di consumo di energia da fonti rinnovabili al 2020. Tradotto in parole povere, per la nostra regione significa, indicativamente: un incremento del 124 per cento del consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili e un incremento di oltre il mille per cento del consumo di energia termica da fonti rinnovabili. Negli otto anni di attuazione del Pear, in parte grazie all’aiuto degli incentivi statali specifici, ma per lo più grazie alle
innovative politiche regionali, come il Protocollo Itaca, i finanziamenti concessi con il Por competitività (2007-2013) per la riconversione energetica o le azioni del Programma di Sviluppo rurale, alcuni risultati sono stati concreti ed evidenti. Occorre ora uno sforzo aggiuntivo che stiamo definendo nell’ambito dell’adeguamento del Piano energetico ambientale regionale, per il quale al momento è stata avviata la procedura di Vas, attraverso la pubblicazione del relativo rapporto preliminare. Dalle prime analisi tecniche emerge con chiarezza che le priorità degli interventi energetici debba essere costruita su due elementi fondamentali: la riduzione dei consumi energetici e l’incremento della quota di energia termica consumata da fonti rinnovabili”. Lo ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia, Maura Malaspina, nel suo intervento al workshop “I sottoprodotti agroforestali e industriali a base rinnovabile”, promosso dall’Università Politecnica delle Marche. "In agricoltura – ha evidenziato l’assessore - il settore delle energie rinnovabili suscita posizioni opposte: da una parte, le agroenergie hanno portato un grande interesse nel mondo agricolo, con fortissime aspettative, tutte positive, per i benefici sia economici che ambientali. Dall’altro, sono emerse preoccupazioni per gli impatti che la deriva energetica dell’agricoltura può generare sulla disponibilità alimentare, sugli usi del suolo e sull’economia dei territori rurali. L’agricoltura assume, tuttavia, un ruolo fondamentale nel raggiungere gli obiettivi posti a livello nazionale e le agroenergie suscitano un grande interesse, anche perché, insieme alle altre fonti rinnovabili, possono contribuire in maniera significativa a contrastare i cambiamenti climatici. Le filiere-agro energetiche si prestano a essere diffuse sul territorio; per questo le strategie politiche da adottare, affinché il sistema agricolo abbia un posto importante nella produzione di energia da fonti rinnovabili, dovranno essere l’incentivazione all’utilizzo di biomasse residuali e della produzione di energia diffusa sul territorio, il sostegno per la realizzazione di filiere locali con il coinvolgimento di agricoltori, imprenditori agroindustriali e industriali, enti locali, scuole, il sostegno del ruolo dell’agricoltore come produttore di energia rinnovabile piuttosto che come produttore di materia. L’Università Politecnica delle Marche ha già partecipato al partenariato dello sviluppo rurale, dando un suo interessante e puntuale contributo che verrà tenuto in giusta considerazione all’atto della stesura dei documenti di programmazione”. (f.b.) |