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Home Gazzetta dj Comunicati Ostra Vetere: Lo stato etico e il trionfo del “politically correct”
Ostra Vetere: Lo stato etico e il trionfo del “politically correct” PDF Stampa E-mail
Lunedì 07 Ottobre 2013 17:28

Lo stato etico e il trionfo del politically correctLo stato etico (ovvero il trionfo del politically correct – ovvero, del come lo stato detta i comportamenti personali). Vorrei che questo giornale si facesse promotore di un nuovo movimento, il nome ce l’ho ed è: Liberi Italiani Sconfitti. Se qualcuno ne avesse uno ancora più bello sono disposto a discuterne. Dovrebbe essere un movimento propedeutico ad un terremoto. Dice: ”un altro ancora”, certo, è il più importante e naturalmente come si addice alle cose veramente essenziali “MANCA”. Pensiamoci bene, tutto è cominciato 20 anni fa o giù di lì con l’obbligo per chi guida di allacciarsi le cinture di sicurezza ed è proseguito con il casco obbligatorio… misure e decisioni giustissime, direte voi, …certo, ma che non possono essere demandate alla legge di nessuno stato. Mi spiego; non discuto l’utilità dei succitati accorgimenti, discuto il fatto che se una cosa riguarda l’individuo e solo l’individuo, non può essere lo stato a decidere a posto suo. E’ stato il Cavallo di Troia introdotto dentro le mura della nostra individualità. Certamente sono partiti da cose di facilissima presa emotiva, ma nondimeno hanno compiuto un vero e proprio arbitrio entrando in un campo in cui nessuno stato può essere competente. Se rinunciamo ad una sola libertà (quella che finisce dove comincia la libertà del prossimo) rinunciamo a tutte le libertà, e così hanno fatto i cittadini veteroitaliani/neoeuropei, hanno creduto ad uno stato buono e previdente ed invece hanno liberato un moloch che progressivamente li/ci sta divorando. (Divorare la libertà è divorare l’Uomo, lo sappiamo bene). Nel secolo scorso la storia è stata scritta da due formidabili stati etici, cioè da due stati che hanno pianificato la felicità dei loro cittadini, che hanno dettato anche le più minute regole comportamentali e sono entrati nell’individuo annichilendolo, la Germania e la Russia. Sappiamo come è finita. Oggi, senza eserciti e passi dell’oca, la potenza dello stato è diventata addirittura più grande nei confronti dell’individuo-cittadino e lo annienterà definitivamente nel prossimo futuro. Riflettiamo su due parole di uso sempre più comune: “costo sociale”. Si riferiscono a città andate in malora nelle periferie sempre più degradate? A treni che viaggiano in perenne ritardo? Alla Giustizia con i tempi più lunghi del mondo? Alla sanità che in molti casi non funziona? Alla scuola che genera disoccupati?, …potrei continuare a lungo. No, si riferiscono a tutt’altro, hanno preso di mira l’uomo (con il suo IO e con il suo SE), hanno equiparato noi uomini e donne ad un costo; sei obeso? è evidente che sei un costo sociale (medicine), bevi troppo? altro costo sociale (sempre medicine), fumi (da solo, in cima ad un monte) sei sempre un costo sociale, morirai dopo aver consumato fiumi di medicine, guidi senza cintura ed hai un incidente? sei un costo sociale (ambulanza, vigili, ospedale etc. etc.) … finiamola qui non voglio annoiarvi. Anzi no, un’ultima cosa che sta succedendo in questi ultimi mesi, l’irruzione dello stato e del "politically correct" nel pallone. Non si può più fare "buuu" allo stadio perché se questo "buuu" è rivolto ad un nero questa è discriminazione razziale (può essere fatto ad un bianco, ma semplicemente perché è un asino – sempre a pallone – ed allora è ammesso), ma da poco abbiamo visto che non si può più dire “terrone” perché è un insulto territoriale, in entrambi i casi vengono squalificati gli stadi. E i giornalisti gli danno pure ragione. Educare il popolo questo è l’obiettivo dello stato e purtroppo la stragrande maggioranza dei veteroitaliani/neoeuropei ci sono cascati e credono che sia per il loro bene. E’ qui e per questo che vorrei che nascesse il Movimento Liberi Italiani Sconfitti. Come è lontano Dante e la sua Libertà, quella “ch’è sì cara come ben sa chi per lei vita rifiuta…”. Ad una prossima volta la digressione sulla seconda parte del nome “Italiani”.

Eros De Finis

 

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