Provincia: Echi dell’assemblea romana dell’Unione Provincie Italiane sulla soppressione dell’ente |
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Martedì 19 Novembre 2013 15:45 |
"Chiudono le Province" è questa la sintesi forviante con la quale troppo spesso si liquida l'annosa vicenda dell'ente intermedio (fra Comune e Regione) che entro fine anno, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe (il condizionale non si può evitare visti i precedenti) diventare di secondo livello, vale a dire non più eletto attraverso consultazioni popolari ma da e tra i
sindaci di città con oltre 15.000 abitanti dell'area geografica di riferimento. La Provincia, insomma, non sarà cancellata ma (eventualmente) svuotata di funzioni e fondi, di conseguenza sarà scarsamente rappresentativa della volontà popolare e di modesto valore contrattuale nel contrastare insidiosi localismi. Martedì 5 novembre scorso, l'Assemblea nazionale dell'Upi al teatro Quirino di Roma vedeva nelle prime file gli onorevoli Emanuele Lodolini e Piergiorgio Carrescia, nonché la partecipazione straordinaria dei dipendenti delle Province italiane, preoccupati della propria sorte in vista dell'inizio del dibattito parlamentare del prossimo 25 novembre sul disegno di legge del ministro Delrio. Con un blog aperto due anni fa, è proprio un dipendente dell'ente di Ancona, Paolo Tognetti, a mettere in rete i colleghi italiani. Così, oltre ai presidenti Pietro Celani di Ascoli Piceno, Fabrizio Cesetti di Fermo, Antonio Pettinari di Macerata e Patrizia Casagrande commissario straordinario di Ancona e presidente dell'Upi Marche, all'Assemblea c'erano i rappresentanti dei 2.200 dipendenti delle Province della regione arrivati nella capitale in pullman per dire, insieme ai colleghi dell'intera nazione, che non vogliono "morire di bilancio" né diventare il parafulmine dell'antipolitica. Di fatto, nonostante i dubbi di molti costituzionalisti (compresi due "saggi"), entro il 31 dicembre prossimo si vuole cambiare la Costituzione (che nei suoi articoli contempla le Province come enti eletti a suffragio universale) con una legge ordinaria che taglierebbe gli sprechi della pubblica amministrazione trasformando le Province in enti di secondo livello, senza però toccare gli uffici periferici dello Stato a differenza di quanto prevedeva la "spending review" già bocciata dalla Corte Costituzionale. "L'estenuante campagna contro le Province - afferma la presidente Casagrande - ci fa sentire come usurpatori e responsabili unici di una crisi che certamente non abbiamo generato noi amministratori, eletti dal popolo come prevede la Costituzione, né i dipendenti dell'ente assunti con regolari concorsi pubblici. Stiamo perdendo anni preziosi sulla forma delle Province, che vanno senz'altro riformate ma intorno a un tavolo con funzioni e dati certi alla mano". "Chiederemo al capo dello Stato che i ministri del governo rispettino la costituzione sulla quale hanno giurato", questa la prima ed essenziale azione lanciata martedì scorso da Antonio Saitta, presidente dell'Upi e della Provincia di Torino.
Chiara Fiorani
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