Europa: Pensioni sostenibili e sistemi compatibili. Senza alternativa il destino dell'Europa |
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Giovedì 10 Giugno 2010 17:17 |
Dal direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione europea, Matteo Fornara, riceviamo il seguente editoriale: "La Commissione europea è al lavoro per presentare, entro fine giugno, un Libro verde sulle pensioni. Il documento lancerà un'ampia consultazione sul tema a livello europeo, proprio mentre l'esecutivo comunitario ha sollecitato all'Italia, in maniera decisa, il rispetto della normativa prevista sulle pari opportunità. Secondo una sentenza della Corte di giustizia europea, infatti, l'esistenza di età pensionabili diverse per funzionari pubblici uomini e donne viola il principio della parità di retribuzione dell'UE. Anche se il
documento di fine mese non conterrà una proposta politica generale sul sistema pensionistico, i termini della questione dal punto di vista europeo sono chiari e basati su un principio generale: garantire sistemi pensionistici adeguati e sostenibili, nel rispetto delle competenze nazionali. L'Unione europea, tanto per fare un esempio, non fissa l'età delle pensioni: questo, insieme ad altri aspetti, rimane di competenza dei singoli Stati. Ma come assicurare un futuro alle pensioni, e quindi ai sistemi europei di previdenza e sicurezza sociale, è una priorità condivisa. Attualmente, tutti i sistemi pensionistici sono sotto pressione a causa dell'invecchiamento demografico e dell'impatto della crisi economica e finanziaria. Nel 2008 c'erano nell'UE quattro persone in età lavorativa (compresa cioè tra 15 e 64 anni) per ogni cittadino con più di 65 anni. Entro il 2060 questo rapporto sarà soltanto di due a uno. Più persone che lavorano e più a lungo: questa è la base per assicurare che il sistema delle pensioni sia adeguato e sostenibile, adesso e in futuro. Il concetto è in linea sia con il patto di stabilità che regola la moneta unica, sia con la nuova strategia "Europa 2020" per lo sviluppo economico e l'occupazione, che fissa come obiettivo un tasso di occupazione del 75%. Ciò non significa necessariamente l'innalzamento per legge dell'età pensionabile, ma piuttosto assicurare che le persone stiano più a lungo sul mercato del lavoro. L'età media effettiva della pensione in Europa - quella cioè in cui le persone lasciano effettivamente il mercato del lavoro - è di 61,4 anni. Questo significa che in molti Paesi d'Europa, Italia inclusa, le persone si ritirano dal lavoro prima dell'età prevista dalle norme. Un Libro verde, per definizione, è un documento di consultazione: esso lancerà quindi un dibattito, si spera il più aperto possibile, su diversi aspetti. Quanto al caso dell'Italia, va ribadito che il nocciolo della questione - e la legislazione europea di riferimento che ha portato alla procedura d'infrazione - non è tanto il sistema pensionistico, quanto la discriminazione nel trattamento sull'accesso al mercato del lavoro, e sul concetto di parità retributiva, prevista dal Trattato di Lisbona all'articolo 157. Nel mirino dal 2005 in particolare è il regime applicabile ai funzionari pubblici italiani gestito dall'INPDAP, l'istituto di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica, discriminatorio poiché applica alle donne e agli uomini età pensionabili diverse. Un periodo di graduale applicazione di otto anni (il pieno regime si raggiunge nel 2018) è considerato troppo lungo dalla Commissione europea. La posizione espressa dalla Vicepresidente Viviane Reding al Governo italiano lunedì è stata molto chiara. Da qualsiasi punto di vista la si osservi, la morale della storia, però, è ormai chiara: i sistemi socio-economici dei Paesi UE devono essere sostenibili e compatibili. A questo non c'è alternativa. La legislazione UE, ma soprattutto le norme del Trattato, offrono ormai moltissimi strumenti per applicare questo principio, in stretta collaborazione tra le istituzioni europee e quelle nazionali. Remare contro questa direzione storica ineluttabile si può, certo: è la democrazia. Ma la navigazione sarebbe a vista e sicuramente ancora più tempestosa di quella attuale, e l'approdo isolato e con poche opportunità per il futuro. Matteo Fornara, Rappresentanza a Milano della Commissione europea". |