Italia: Nel 150° dell'Unità Nazionale la Lega sostituisce l'Inno di Mameli |
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Domenica 13 Giugno 2010 07:19 |
In occasione della inaugurazione di una scuola in provincia di Treviso il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, avrebbe fatto sostituire l'inno nazionale, il cosiddetto "Inno di Mameli" che celebra l'epopea risorgimentale e l'Unità d'Italia, con il Verdiano "Va Pensiero", adottato come inno padano. Abbiamo detto "avrebbe" perchè a fronte di immediate reazioni e prese di posizione, il presidente veneto minimizza a smentisce. Ne è comunque venuta fuori una polemica anche dura sul piano politico. L'incredulo ministro della difesa, Ignazio La Russa, lo considera "un fatto grave, se
fosse vero", ma il leghista smentisce e invita a chiudere le polemiche. "L'Inno di Mameli - si difende Zaia - è stato regolarmente cantato dal coro al momento del taglio del nastro. Credo che queste precisazioni siano utili per chiudere definitivamente una polemica che non aveva e non ha ragion d'essere". La stampa locale, però insiste: l'ex ministro dell'agricoltura Zaia doveva essere accolto all'inaugurazione della scuola di Fanzolo dal coro di Salvarosa con l'inno di Mameli ma Zaia, arrivato sul posto, "attraverso il suo portavoce, ha subito imposto il suo diktat: "Niente inno italiano finché ci sono io". Meglio il "Va' pensiero", scrive il quotidiano La Tribuna di Treviso. Tra lo stupore dei presenti e l'indignazione della direttrice dell'ufficio scolastico regionale, è partito quindi il "Va pensiero", tanto caro alla Lega. E le polemiche non si fermano. "Questa volta si tratta di un gesto sprezzante e intollerabile che umilia il paese e la costituzione", ha affermato il presidente dei deputati IdV Massimo Donadi. Dura la reazione di Andrea Ronchi, ministro per le Politiche Ue: "Aver deciso che l'Inno di Mameli fosse suonato senza la presenza delle autorità è un oltraggio alla nazione italiana", afferma dicendosi preoccupato dalla "sospetta consequenzialità di atteggiamenti simili da parte di esponenti della Lega tutti tesi a mettere in discussione nella forma e nella sostanza il concetto di unità d'Italia". Atteggiamenti tutti censurati anche dalla rivista della fondazione FareFuturo di Gianfranco Fini, che tuttavia oggi di fronte "all'ultima sparata" della Lega promette un mese senza criticare il Carroccio "perché non conviene prestarsi al gioco". |