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Home Gazzetta dj Comunicati Senigallia: L’Ultima Cima al Gabbiano per il Centro Culturale Romagnoli
Senigallia: L’Ultima Cima al Gabbiano per il Centro Culturale Romagnoli PDF Stampa E-mail
Venerdì 28 Febbraio 2014 16:41

Ultima Cima al Gabbiano per il Centro Culturale RomagnoliVenerdì 28 febbraio alle ore 21,15 presso il cinema Gabbiano di Senigallia verrà proiettato il film “L’ultima cima” del regista Juan Manuel Cotelo. L’iniziativa è promossa dal Centro Culturale “S. Romagnoli” e dal Cinema Gabbiano di Senigallia. “Mi sono messo in un bel pasticcio”. Così Juan Manuel Cotelo, regista spagnolo, parla di ciò che è accaduto dopo il suo incontro con don Pablo Domínguez, teologo e filosofo della Facoltà di Teologia di San Dámaso. È il febbraio 2009. Cotelo sente parlare il giovane sacerdote ad una conferenza. I due si ripromettono di incontrarsi, ma pochi giorni dopo il sacerdote, grande amante della montagna, muore durante un'escursione sulle cime del Moncayo. Aveva quarantadue anni. «Quando ho saputo della morte di Pablo, avrei potuto dimenticarmi di lui. Invece mi sono incuriosito», racconta Cotelo. Il regista è talmente colpito dalla figura del giovane prete che decide di ricostruirne la vita in un film. Il lungometraggio è basato sulle testimonianze della famiglia, degli amici, dei parrocchiani e di chi, in un modo o nell’altro, è venuto in contatto con don Pablo. Ne emerge il ritratto di un uomo che ha speso la sua vita al servizio degli altri e che, pur senza gesti eclatanti, ha segnato le persone che ha incontrato. «A prima vista, si potrebbe pensare che la vita di don Pablo non sia adatta per fare un film, perché non è un pedofilo», racconta Cotelo durante un’intervista: «Non è un donnaiolo. Non è un ladro. Non è un esorcista e neppure un missionario della giungla o il fondatore di una nuova istituzione ecclesiale. Eppure sono convinto che la sua vita meriti di essere conosciuta, perché Pablo è semplicemente un buon prete». E il successo riscosso fino ad oggi dimostra che ne è valsa la pena. Privo del supporto delle case di produzione e di distribuzione, senza un soldo speso per la pubblicità, L’ultima cima si è diffuso in maniera imprevista nei cinema spagnoli. Uscito in sole quattro sale a Madrid, nel giro di dieci giorni è arrivato a ottanta e, dopo due settimane, è salito a 168 in tutta la Spagna. Il film-documentario mostra la testimonianza del cardinale Antonio Cañizares, che scelse don Pablo come docente alla San Dámaso, del vescovo Demetrio Fernández di Córdoba, suo amico e il primo ad essere avvisato della sua morte, e dell’arcivescovo di Oviedo, Jesús Sanz, allora vescovo di Jaca e Huesca, che fece spesso visita al sacerdote scalatore. «Investigare su un prete è rischioso», dice Cotelo: «Prima inizi con uno e poi continui a farti domande su tutti i preti. Ne vuoi sapere di più sulla fede, vuoi scoprire più cose sulla Chiesa e finisci col chiederti cosa c’entri Dio in tutto questo. Il problema è che poi vuoi raccontarlo perché quello che scopri è molto forte». L’ultima cima non lascia indifferenti. Interroga direttamente lo spettatore con la vita di un giovane sacerdote, che testimonia una fede virile e ragionevole: «Don Pablo osava dire: per credere in Dio, si deve usare la testa».

 

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