Memoria e non celebrazione. Riflessione e identità storica. Questi i concetti comuni che hanno animato ben 40, tra associazioni culturali, enti, istituzioni nell’organizzazione della rievocazione del primo Centenario de La Settimana Rossa, la più grande insurrezione popolare dall’800 alla Prima Guerra mondiale, che vide Ancona dal 7 al 14 giugno 1914, teatro e protagonista di eventi politici unici, drammatici e fondamentali per quel periodo e da cui la protesta dilagò poi per tutta l’Italia. Le iniziative che comporranno il ricco programma di eventi dal 7 giugno al 20 luglio ad Ancona, in gran parte alla Mole Vanvitelliana, sono state
presentate in una conferenza stampa in Regione. A cento anni di distanza – ha affermato l’assessore regionale alla Cultura Pietro Marcolini - quella scintilla deve ancora illuminare la nostra storia e l’idea del presente. Ci sono molteplici motivi per cui questa iniziativa va promossa : sarà una riflessione ancora sul Diciannovismo e quegli anni cruciali di incubazione che la I guerra mondiale poi fece esplodere. E’ l’anticipo drammatico di vicende epocali che come tali vanno studiate e comunicate ai giovani per trasmettere un’identità culturale e storica di impegno e di valori. Sarà poi un modo per aggiornare quei valori. Quindi non vestali solo del ricordo, ma animazione culturale, informazione, senso della storia che alzano il livello critico di consapevolezza. Altro motivo importante per seguire il programma organizzato dal comitato promotore è la bella realtà che si tratta di un lavoro di rete attorno ad un evento che aiuta a riflettere in maniera comunitaria istituzioni e parti sociali e a rinsanguare le radici dell’associazionismo culturale.” Infatti sono numerose le associazioni che partecipano al progetto con il coordinamento dell’Istituto Gramsci Marche: Istituto Storia Marche; Istituto Storia Contemporanea; AMI (Associazione Mazziniana Italiana) – Ancona; Fondazione "Di Vittorio"- Roma; ARCI – Ancona; Camera del Lavoro di Ancona – CGIL; CGIL Marche, SPI Marche – Ancona; Circolo culturale "Riccardo Lombardi" – Ancona; Dopolavoro ferroviario - Ancona; Associazione "Amici di Lucifero"; Laboratorio Culturale – Ancona; Centro Culturale Marchigiano "La Città futura"; Fondazione I° Maggio;ANPI – Ancona; Art'e fatti – Sassoferrato; Comitato Fabriano; Casa delle Culture – Ancona; I Giovani di Ieri - Ancona. Come ha ricordato Nino Lucantoni dell’Istituto Gramsci e coordinatore del progetto, Ancona fu l’epicentro di un movimento che però contava adesioni anche nei centri minori Fabriano, Jesi, Senigallia e perfino Loreto e che ha unito nella lotta comune anarchici, repubblicani e socialisti “e noi vorremmo raccontare quei fatti, non interpretarli - ha detto - attraverso le diverse iniziative (mostre, rassegne cinematografiche, libri e produzioni teatrali originali (come quello prodotto dalla compagnia Virago), dibattiti, incontri e manifestazioni per far diventare il Lazzaretto di Ancona un laboratorio culturale per 40 giorni.” Anche l’assessore comunale alla Cultura, Paolo Marasca ha parlato della Settimana Rossa come avanguardia storica, sottolineando la validità della formula del Centenario che vede il comitato organizzatore coagulante in un lavoro comune e in una collaborazione concreta. La città – ha detto - ha bisogno di ritrovare la memoria storica anche dei luoghi e delle persone per aumentare la consapevolezza dell’appartenenza a valori fondanti della democrazia. Sarà un modo anche per confrontarsi su che cosa è la sovversione oggi o lo spirito contestatario come si esprime rispetto a quei tempi.” La Settimana Rossa iniziò il 7 Giugno 1914, in occasione della festa dello Statuto Albertino e anche ad Ancona venne organizzato un comizio antimilitarista per chiedere lo scioglimento delle "Compagnie di disciplina dell'Esercito". Il governo di Antonio Salandra, aveva però vietato ogni manifestazione pubblica. Per questo, il comizio previsto ad Ancona si svolse presso la sede del partito repubblicano denominato "Villa Rossa". Vi parteciparono circa 600 persone, in particolare anarchici, repubblicani e socialisti. Parlarono tra gli altri i dirigenti della Camera del Lavoro (Alfredo Pedrini), del Sindacato ferrovieri (Livio Ciardi, Sigilfredo Pelizza), del PRI (Pietro Nenni e Oddo Marinelli), degli anarchici (Errico Malatesta), dei socialisti (Ercole). Al termine del comizio, la folla si riversò in strada per recarsi verso il centro della città. Nelle vie adiacenti erano però schierati polizia e carabinieri. I partecipanti al comizio si trovarono di fatto circondati e bloccati. Iniziarono le proteste, tre dimostranti furono uccisi: Antonio Casaccia, di 24 anni, Nello Budini, di 17 anni, entrambi repubblicani e Attilio Gianbrignoni, 22 anni, anarchico. Un'ondata di indignazione si sparse per tutta la città e lo sciopero dilagò da Ancona per le Marche, in Romagna e nelle principali città: Roma, Napoli, Milano, Torino, Genova. Furono giorni di manifestazioni e dure repressioni, 17 cittadini persero la vita: 16 manifestanti ed un commissario di polizia. Centinaia furono i feriti. Il governo mobilitò centomila soldati. Soltanto il 14 giugno, una settimana dopo l’eccidio, si poté registrare che la protesta era terminata. (ad’e) |