Ancona: Lo scoramento di “giangi” per la biasimevole incuria di piazza Stamira |
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Lunedì 08 Settembre 2014 18:06 |
Ci scrive il nostro lettore di Ancona che si firma con lo psudonimo di “giangi” per esternarci tutto il suo scoramento con poche parole: “......la (nostra) città, capoluogo! mahhh !!!!”. Niente altro, salvo allegare alcune fotografie, che pubblichiamo. Per comprendere non servono lunghi discorsi e le foto parlano da sole. Ritraggono la fontana di piazza Stamira, nel cuore pulsante del capoluogo marchigiano. Di qui bisogna passare per andare dappertutto ad Ancona: è davvero il cuore della città. Ed è anche un simbolo, anzi il maggior simbolo della città, della libera repubblica marinara di Ancona. Un simbolo di libertà, legato al nome della sua maggiore eroina: Stamira (o Stamura). Ecco la sua storia: nel 1174 la città di Ancona, una delle libere Repubbliche marinare che fecero grande l’Italia dei Comuni, venne posta sotto assedio dall'esercito di Federico Barbarossa e delle maggiori potenze del tempo. Corse un pericolo gravissimo, che spaventava gli anconetani. Ma in uno scontro guerresco fu gettata una botte di resina e pece davanti agli steccati degli assedianti, ma era molto pericoloso accenderla. Si assunse il pericolosissimo compito una indomita vedova di nome Stamira munita di torcia, che con un'ascia spezzò la botte ed il fuoco che si sviluppò distrusse le macchine da guerra degli assedianti. Gli anconetani poterono così uscire per un breve periodo dalle mura per rifornirsi di cibo e proseguire così la resistenza. Alla fine la città riuscì, ancora una volta, a respingere il tentativo di conquista del Barbarossa, sconfiggendone l’esercito. La storia è raccontata nel “Liber de Obsidione Anconae” scritto dal Boncompagno da Signa nel 1204, del quale esistono solo tre copie coeve: una conservata in Vaticano, la seconda alla Biblioteca Nazionale di Parigi, la terza è rimasta inedita fino al 1723, quando venne acquistato da Padre Auriberti da Brescia e tradotto e pubblicati dallo storico Muratori nel 1725. Nell'Ottocento venne ceduto di nuovo e trasferito a Cleveland (Ohio, USA). Ludovico Antonio Muratori, dopo lunghe ricerche riporta la traduzione del nome dell'eroina anconetana, in origine Stamyra, come Stamura. Dalla metà dell'Ottocento il nome Stamira venne praticamente soppiantato con Stamura, ma l’anconetano Palermo Giangiacomi, storico e consigliere comunale, nel 1936 convinse con le sue argomentazioni l'amministrazione comunale a trasformare la titolazione dei luoghi pubblici da Stamura a Stamira. Il desiderio di avere in città una statua dedicata a Stamira venne coronato nel luglio 2005, con l'opera in bronzo dello scultore Guido Armeni collocata nella piazza dedicata all'eroina. Il cui nome Stamira è ricordato anche da corso Stamira (uno dei tre corsi principali del centro),
piazza Stamira e dalla società sportiva Stamura. E nella piazza Stamira troneggia la fontana ritratta nelle foto, che ora il Comune dimentica lasciandola nel più deprecabile abbandono, anzichè onorarla come esempio di indomabile anelito alla libertà comunale per la quale tanto aveva rischiato l'antica eroina anconetana. |