Europa: Il "piano Juncker" alla prova per un'Europa che cambi e investa di più |
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Martedì 23 Dicembre 2014 10:07 |
La nuova Commissione europea, guidata dal presidente Juncker, illustra al Parlamento europeo il proprio programma di lavoro per creare occupazione nel 2015, con regole fortemente innovative anche sul versante istituzionale: diventa così realtà il cosiddetto "piano Juncker". Prevede investimenti per complessivi 315 miliardi di euro con lo scopo dichiarato di rilanciare la crescita e l'occupazione in Europa. La speranza è di consentire ai Paesi
europei di uscire dalle secche di una recessione profonda, che sta alimentando un drammatico tasso di disoccupazione soprattutto nell'Eurozona. Le risorse comunitarie per creare il "Fondo europeo per gli investimenti strategici" (Feis), gestito dalla Banca europea per gli investimenti, ammontano a 21 miliardi di euro, cinque dei quali stanziati dalla stessa Bei. A farli lievitare a 315 nel triennio 2015-2017 dovrebbe pensarci il cosiddetto "effetto leva" o moltiplicatore, cioè l'attivazione di investimenti privati pari ad almeno 15 volte la posta messa sul piatto per arrivare ad un totale di 315 miliardi di euro in tutta l'Unione nell'arco di un triennio. Il progetto riuscira a funzionare senza produrre nuovo debito pubblico? Le opinioni non sono concordi. C'è ad esempio chi – come il "Financial Times" - nutre scetticismo sulla capacità del piano di generare nuovi investimenti. Ma ai vertici della Commissione non si nasconde un forte ottimismo. Il "piano Junker" - oltre al Fondo europeo per gli investimenti strategici garantito con fondi pubblici – prevede altri due filoni fondamentali: 1) la creazione di una "riserva di progetti" credibile accompagnata da un programma di assistenza per indirizzare gli investimenti dove sono maggiormente necessari; 2) una "road map" per rendere l'Europa più attraente per gli investimenti ed eliminare le strettoie normative e regolamentari. E' ovviamente prematuro prevedere se davvero "l'Europa sta voltando pagina", come afferma Juncker. Il successo del progetto dipenderà dalla risposta degli investitori, dei governi nazionali e dalle riforme indispensabili per eliminare le pastoie burocratiche. Ma è indubbio che il piano sta delineando un'Europa capace di reagire alla crisi di fronte a un'ondata euroscettica solo apparentemente inarrestabile. Il che è già un risultato positivo.
Francesco Fiorani |