Europa: Scontro Atene-Ue. Tsipras chiede taglio 30% debito |
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Venerdì 03 Luglio 2015 12:48 |
Con l'avvicinarsi del voto referendario, lo scontro tra Grecia ed Ue si fa sempre più duro e in queste ore prosegue a colpi di dichiarazioni, anche minacciose. "Se i greci voteranno 'no' la posizione della Grecia sarà drammaticamente indebolita", ha avvertito il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Vada come vada, gli ha fatto eco il presidente dell'Eurogruppo Jerom Dijsselbloem, "il futuro
della Grecia sarà estremamente duro". Tsipras, invece, continua a rassicurare gli elettori: "Il voto al referendum di domenica non decide la permanenza o meno della Grecia nell'euro". Ma intanto le banche elleniche lanciano l'allarme: da lunedì la liquidità rischia di esaurirsi. Il premier greco e il suo ministro delle Finanze Varoufakis restano però ottimisti e vedono un accordo vicino anche se dovesse vincere il 'no'. Ma qualunque sarà il risultato del referendum, l'ottimismo dei greci è destinato a scontrarsi con la sfiducia degli altri leader europei in un nuovo e complicato negoziato. L'Ue ha deciso di chiudere le comunicazioni ufficiali e resterà a guardare fino a che non sarà conteggiata anche l'ultima scheda elettorale. Perché indipendentemente dal risultato, il governo ellenico dovrà tornare a chiedere un terzo salvataggio: con Tsipras, se vincerà il 'no', con qualcun'altro se vincerà il 'sì' e il leader di Syriza si farà da parte. La Grecia è con l'acqua alla gola: se non riuscirà ad ottenere nuovi aiuti entro il 20 luglio, scatterà il default verso la Bce, con conseguenze difficili da prevedere, ma con la certezza che la Grecia sarà dichiarata insolvente. Ma Tsipras non si lascia scoraggiare e torna a promettere un accordo entro 48 ore dal referendum, che comprenda un taglio del 30% del debito e un 'periodo di grazia' di 20 anni. Berlino forse ci pensa, ma per ora tace. Il ministro Wolfgang Schaeuble spiega che la situazione è "drammaticamente peggiorata" e che qualunque analisi, compresa quella sul debito del Fmi, confluirà nelle riflessioni post-voto che potrebbero partire già da lunedì, con un Eurogruppo telefonico. Con tutta probabilità dovranno riunirsi anche i capi di Stato e di Governo, perché negoziare un nuovo salvataggio, con condizioni diverse, è un processo complesso, delicato, che non ammette ritardi: ogni difficoltà o resistenza potrebbe portare la Grecia troppo vicina al 20 luglio, quando nemmeno un compromesso salverà l'Eurozona dal primo 'default' della sua storia.
Chiara Fiorani |