Europa: La Gran Bretagna dissente dal salvataggio della Grecia |
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Martedì 14 Luglio 2015 16:11 |
La "Grexit", come viene chiamata l'ipotesi dell'uscita della Grecia dalla zona euro, è evitata, ma la Grecia non è ancora salva. Per ottenere il via libera definitivo agli 82-86 miliardi di aiuti deve superare un 'test' di fiducia: entro 48 ore deve approvare in Parlamento quattro riforme, tra cui Iva e pensioni. Ora tocca ai deputati del partito Syriza, già in rivolta, rispettare la tabella di marcia indicata
dall'Eurosummit, che non ammette ritardi. Mercoledì stesso, dopo il voto del Parlamento greco, si riunirà un nuovo Eurogruppo per giudicare il lavoro dei deputati e venerdì sull'intesa voterà il Bundestag. L'accordo per avere gli aiuti è costato molto a Tsipras, più di quanto credesse dopo l'euforia post-referendum. Anzi, forse proprio per questo. E' stato costretto ad accettare il ritorno della Troika e la cessione di asset pubblici per rimborsare i creditori, difendendo quel poco di positivo che ha ottenuto: il 'riscadenzamento' del debito, ma solo una volta che saranno rispettate tutte le condizioni poste. Ma la strada è in salita per la Grecia anche dopo l'accordo raggiunto a Bruxelles con l'Eurogruppo. La Gran Bretagna non intende pagare una quota del nuovo prestito alla Grecia concordato faticosamente ieri dai Paesi dell'Eurozona e Londra si opporrà a ogni ipotesi di impiegare il fondo di emergenza Ue finanziato da tutti i 28 (Efsm), visto che fin dal 2010 era stato assicurato a David Cameron che tale fondo non sarebbe stato più usato per piani di salvataggio di Paesi euro. "La Gran Bretagna non è un Paese dell'euro, l'idea che contribuenti britannici mettano soldi sul tavolo non può proprio partire", ha detto il cancelliere dello Scacchiere inglese, George Osborne: "L'eurozona - ha rincarato - deve coprire da sola il suo conto". Intanto, il giorno dopo l'accordo raggiunto a Bruxelles su un nuovo piano di aiuti alla Grecia, i partiti al potere ad Atene si riuniscono per esaminare le pesanti misure di rigore che il Paese dovrà adottare per mantenere le promesse fatte alla controparte. Ma il rimborso da 456 milioni di euro che la Grecia avrebbe dovuto versare lunedì al Fondo monetario internazionale "non è stato ricevuto", conferma il portavoce dell'istituto di Washington. Gli arretrati di Atene nei confronti dell'Fmi salgono così a 2 miliardi di euro. Nella notte Tsipras aveva accettato tutte le condizioni, dall'anticipo delle riforme al rafforzamento di tutte le misure, incluso il reintegro dei licenziamenti collettivi e il ritorno della Troika ad Atene. Alla fine, aveva anche ceduto sul coinvolgimento del Fmi nel nuovo piano. Ma resisteva sull'idea, tedesca, di creare un fondo dove trasferire asset dello stato a garanzia del debito, in Lussemburgo. Il fondo resta, ma avrà base in Grecia, avrà una dotazione fino a 50 miliardi, andrà ad abbattere il debito e servirà a ricapitalizzare le banche. Ma sarà gestito dai greci, in collaborazione con le istituzioni. Tsipras è soddisfatto anche del risultato sul debito: gli concedono di rivederne la sostenibilità una volta che saranno attuate tutte le misure. "Abbiamo evitato il trasferimento dei nostri beni all'estero", ha dichiarato il premier greco Alexis Tsipras. "Abbiamo lottato duro" a Bruxelles ora lo faremo in Grecia contro "gli interessi" consolidati, ha spiegato il premier. "L'accordo di oggi mantiene la liquidità e dà speranza di ripresa - afferma -. Sappiamo che sarà difficile da attuare". Ma l'ex ministro delle finanze greco Varoufakis, dimessosi nonostante la vittoria referendaria del no, si scaglia contro Tsipras e la Ue. L'ex ministro ha mosso un duro attacco all'Eurogruppo: è totalmente soggiogato dalla Germania, spiega in un'intervista, "l'Eurogruppo - prosegue - non è previsto da alcun trattato, ma ha il grande potere di determinare la vita degli europei, di decidere su questioni quasi di vita o di morte". Non avrà vita facile Tsipras a far digerire ai greci l'amara medicina dopo la "vittoria di Pirro" al referendum del no.
Francesco Fiorani |