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Dal Mondo: L'Isis fa saltare in aria anche l'Arco di trionfo di Palmira in Siria PDF Stampa E-mail
Lunedì 05 Ottobre 2015 15:07

Dal Mondo L Isis fa saltare in aria anche l Arco di trionfo di Palmira in SiriaProsegue l’opera di demolizione del patrimonio archeologico siriano da parte dei miliziani dell’Isis. Il celebre arco di trionfo di Palmira è stato fatto saltare in aria dai jihadisti dello Stato islamico ieri (domenica). Lo ha affermato il sovrintendente alle Antichità della Siria Mamoum Abdelkarim. "Lo stato islamico lo aveva minato qualche settimana fa", ha detto. Situato all'ingresso del celebre colonnato di epoca romana dichiarato Patrimonio mondiale dell'umanità, l'Arco di trionfo "era un'icona di Dal Mondo L Isis fa saltare in aria anche l Arco di trionfo di Palmira in SiriaPalmira", ha lamentato il sovrintendente. "Siamo di fronte a una distruzione metodica della città. La voglio radere al suolo completamente". "Sappiamo che l'Isis ha minato altri monumenti. Vogliono distruggere l'anfiteatro e il colonnato. Ormai abbiamo paura per tutta la città antica", ha concluso Abdelkarim, lanciando un appello: "La comunità internazionale deve agire per salvare Palmira". Ad agosto gli estremisti islamici avevano distrutto i templi di Bel e Baalshamin. Prima ancora avevano preso a mazzate le statue del Museo di Mosul in Iraq. Ma Dal Mondo L Isis fa saltare in aria anche l Arco di trionfo di Palmira in Siriaperché lo fanno? I templi di Bel e Baalshamin erano emblemi di una religione pagana ormai scomparsa, me testimoniavano una religione “altra” che gli jihadisti dello Stato islamico non tollerano perché, per loro l’unico dio è Allah l’invisibile, che non può essere rappresentato in immagine, che anzi devono essere distrutte. La furia iconoclasta se la prende con tutte le altre religioni che vanno distrutte, oltre che con gli “infedeli” che vanno decapitati. E’ la stessa Dal Mondo L Isis fa saltare in aria anche l Arco di trionfo di Palmira in Siriamotivazione che anni fa aveva mosso i talebani dell’Afghanistan a far saltare con la dinamite le colossali statue di Buddha a Bamjian. E’ per lo stesso motivo che ora l’Isis minaccia di far saltare San Pietro in Vaticano. La storia si ripete, seppure a mille anni di distanza. Sentiamo cosa è scritto nel volume di Alberto Fiorani intitolato “Crociati e Crocesegnati”, edito dal Centro di Cultura Popolare tredici anni fa nel 2002, alle pagine 18-23: “All'inizio del VII secolo, le popolazioni arabe da poco convertite all'islamismo avevano sviluppato una aggressività incontenibile e si erano impadronite rapidamente del Medioriente, poi del Nord Africa, quindi della Spagna moresca: fra VII e VIII secolo gli arabi avevano creato un immenso Dal Mondo L Isis fa saltare in aria anche l Arco di trionfo di Palmira in Siriaimpero che si estendeva dall'Indo ai Pirenei, sviluppando una florida civiltà sotto la guida dei califfi (MAALOUF, p. 300). La Palestina era presto caduta sotto il loro dominio: in un giorno di febbraio del 638 d.C. il califfo Omar entrava da conquistatore in Gerusalemme cavalcando un cammello bianco. Al suo fianco si teneva il patriarca Sofronio in qualità di magistrato più importante della città che si era arresa. Omar Dal Mondo L Isis fa saltare in aria anche l Arco di trionfo di Palmira in Siriacavalcò direttamente verso l'area del Tempio di Salomone, poi il califfo chiese di visitare i santuari cristiani e il patriarca lo condusse alla chiesa del Santo Sepolcro. Mentre si trovavano nel tempio si avvicinò l'ora della preghiera per i musulmani e il califfo domandò dove avrebbe potuto stendere il suo tappeto di preghiera. Sofronio lo pregò di rimanere dov'era, ma Omar uscì nel portico del Martyrion, per timore - disse - che i suoi fanatici seguaci potessero rivendicare per l'Islam il luogo dove egli aveva pregato. Così infatti avvenne: il portico fu preso Dal Mondo L Isis fa saltare in aria anche l Arco di trionfo di Palmira in Siriadai musulmani, ma la chiesa rimase, come per il passato, il santuario più venerato della cristianità (RUNCIMAN, p. 7). Questo era consentito dalle condizioni di resa della città. Il profeta Maometto in persona aveva ordinato che, mentre ai pagani doveva venir offerta la scelta fra la conversione e la morte, in applicazione del terribile principio della "Jihad" o "guerra santa", al Popolo della Bibbia, cioè ai cristiani e agli ebrei, si doveva concedere di conservare i loro luoghi di culto e di usarli senza restrizioni; ma essi non potevano aumentare il numero, né potevano portare armi o andare a cavallo, e dovevano pagare una speciale tassa personale, chiamata la "jizya". La caduta di Gerusalemme era stata un colpo terribile per la cristianità, ma una intelligente amministrazione araba consentì di ammansire i contrasti e i cristiani non ebbero motivi di deplorare il trionfo dell'Islam poiché, nonostante uno sporadico e breve tentativo di persecuzione e alcune norme umilianti, essi vivevano in condizioni accettabili. Anche più tardi, quando alla fine dell'VIII secolo Carlo Magno, che doveva ben presto essere incoronato imperatore cristiano a Roma, mostrò un particolare interesse per i Luoghi Santi, le sue attenzioni vennero accolte con molto favore e il califfo delle "Mille e una notte", Harun al-Raschid, lo incoraggiò in tutti i modi a stabilire fondazioni a Gerusalemme e a inviare elemosine alla sua chiesa, a costruire ostelli per i pellegrini, a sostenere i servizi religiosi di rito latino nella chiesa di Santa Maria dei Latini e le monache latine di servizio al Santo Sepolcro. Questo clima di tolleranza durato più di trecento anni cessò però con l'anno Mille:  il califfo Hakim reagì improvvisamente e per dieci anni, dal 1004 al 1014 approvò disposizioni anticristiane, cominciando con il confiscare proprietà della Chiesa, dando alle fiamme le croci, facendo costruire piccole moschee sui tetti delle chiese e infine incendiando le chiese stesse. Nel 1009 ordinò la distruzione della chiesa del Santo Sepolcro, con il pretesto che il miracolo annuo del Fuoco Santo, che vi si celebrava alla vigilia del Venerdì Santo, era certamente un empio trucco. Verso il 1014 circa trentamila chiese erano state bruciate o saccheggiate e molti cristiani erano stati costretti con la forza a convertirsi all'Islam per aver salva la vita. La persecuzione ebbe fine soltanto quando Hakim si convinse di essere divino; questa "divinità" venne pubblicamente proclamata nel 1016, ma Hakim stesso scomparve nel 1021, probabilmente assassinato da una sua ambiziosa sorella. La sua sorte rimase un mistero, mentre la setta dei drusi, che a lui si ispirava, continuò a credere che avrebbe fatto miracolosamente ritorno. In tale clima di fanatismo intollerante, i pellegrinaggi cristiani verso la Terrasanta, che nei secoli precedenti avevano portato tanti fedeli occidentali sulle rotte d'Oriente, dovettero interrompersi: nel 1056 i musulmani proibirono agli occidentali l'accesso al Santo Sepolcro e cacciarono circa trecento cristiani da Gerusalemme. Quando poi, nel 1071, i turchi selgiuchidi musulmani inflissero una grave sconfitta ai bizantini nella spaventosa battaglia di Malazgerd e si impadronirono dell'Asia Minore dopo aver preso prigioniero l'imperatore cristiano di Costantinopoli Romano Diogene, che rimase ferito in battaglia, il terrore si diffuse in tutto l'Occidente cristiano (MAALOUF, p. 300). Fu per questo che gli stati e le popolazioni dell'altra sponda settentrionale del Mediterraneo rispose ai fatti d'Oriente con una poderosa mobilitazione ideale e quando i messi dell'imperatore di Costantinopoli presero la parola a Piacenza, durante un importante Concilio riformatore presieduto dal Papa Urbano II nel 1095, per far presente alla cristianità occidentale la difficile situazione dei cristiani d'Oriente, il Papa si limitò inizialmente soltanto ad esortare i cavalieri franchi, italiani e normanni a soccorrere i confratelli orientali e le sue parole sembrarono dettate dalle circostanze contingenti e nulla più. Ma, proseguendo il suo viaggio verso la Francia e giungendo a Clermond, dove aveva convocato un nuovo Concilio fra il 18 e il 28 novembre dello stesso anno, il giorno 27 novembre alle porte della città, davanti a una folla immensa, proclamò solennemente la crociata contro gli infedeli. In pochi mesi maturò il progetto di un "ultramarinum passagium" contro i turchi: chi fino ad allora era stato brigante doveva farsi soldato, chi aveva contrastato i propri fratelli e i propri parenti avrebbe dovuto convenientemente lottare contro gli infedeli e chi era stato mercenario per vile prezzo avrebbe potuto guadagnarsi in questo frangente l'eterna ricompensa. Anzi, per chi fosse andato a Gerusalemme per devozione e con lo scopo di liberare la Chiesa di Dio, il viaggio avrebbe avuto valore di penitenza (GATTO, p. 18), così assicurava il Papa Urbano II nel suo convincente proclama. Da ogni parte si cominciò allora a ripetere, sulla scorta di quanto affermato dal pontefice, "Dio lo vuole!". L'idea di "crociata" nacque, dunque, da esigenze intime nella società feudale e dalla precedente riforma gregoriana. In verità, inizialmente il termine dell'impresa era detto "passagium", "expeditio", "peregrinatio" o "negotium crucis" e i soldati che vi parteciparono come "peregrini", "milicia peregrinorum" o "crucesignati" (TYERMAN, p. 82). Solo successivamente si indicò con il termine di "crociata" le spedizioni militari organizzate durante il Medioevo dai cristiani d'Occidente verso la Terrasanta per scacciarne i musulmani. Su questo tema le interpretazioni storiche sono state spesso discordanti. Secondo alcuni studiosi i crociati erano dei santi, votati alla riconquista dei luoghi che erano stati la culla del cristianesimo. Secondo altri erano invece affaristi astuti, cinici e crudeli che volevano conquistare la Palestina e Gerusalemme per impiantarvi città-mercato e lucrosi affari. In effetti, nessuna delle due immagini appare veritiera. La maggior parte dei crociati era mossa da autentica fede, anche se ciò non significa che in Terrasanta e nelle altre zone dove i soldati di Cristo passarono, non si compissero azioni violente e crudeli e che non si effettuassero attività remunerative e spregiudicate. Ma le Crociate non furono invasioni spinte dalla sete di potere degli occidentali verso le ricchezze degli orientali, delle loro spezie, delle loro sete, delle loro perle, come certa storiografia fortemente ideologizzata talvolta vuol far credere. Intraprese per riprendere il Santo Sepolcro e gli altri Luoghi Santi ai musulmani invasori (arabi, turchi e selgiuchidi che avevano invaso la Siria, la Palestina e l'Egitto cristiani), le Crociate furono anche una risposta della cristianità alla minaccia persistente che l'Islam faceva gravare sull'Occidente”. Tutto prese inizio quindi dalla distruzione mussulmana del Santo Sepolcro di Gerusalemme nel 1009, poco più di un millennio fa. Esattamente come stanno ora facendo con i simboli religiosi gli integralisti islamici dell’Isis. Allora l’Occidente rispose con le Crociate. E oggi, come risponderà?

 

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