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Roma: La nascita della Repubblica PDF Stampa E-mail
Venerdì 03 Giugno 2016 14:21

Roma La nascita della Repubblica“La nascita della Repubblica” Convegno organizzato dalla Consulta Provinciale degli Studenti e dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Frosinone. Intervento di Carlo Costantini, presidente provinciale dell’A.N.P.C. Frosinone 11 maggio 2016. "Ringrazio l’Ufficio Scolastico Provinciale di Frosinone e la Consulta provinciale degli Studenti per l’invito a ricordare oggi la nascita della Repubblica a 70 anni dall’evento. La prima domanda che immagino vorreste farmi in questa occasione è la seguente: “per chi hai votato nel referendum, avendo compiuto il 21° anno di età, per la monarchia o per la repubblica?” All’amico Pierino Malandrucco, dirigente dell’U.S.P., che mi invitava all’incontro, io ho risposto con una mail, dopo aver fatto, lo confesso, delle ricerche storiche, che hanno confermato il mio ricordo: non ho votato per il referendum “monarchia/repubblica”, anzi non ho potuto farlo, benché alla data del 2 giugno 1946 io avessi compiuto i 21 anni di età, già da qualche mese, perché le disposizioni legislative che indicavano gli “aventi diritto al voto” per il referendum precisavano che potevano farlo solo coloro che – uomini e donne – avessero compiuto i 21 anni di età alla data del 31 dicembre 1945. Ed io rientravo in questa norma restrittiva perché non avevo raggiunto la maggior età (21 anni) entro il 31 dicembre dell’anno precedente alla data del referendum. CHI HA INDETTO IL REFERENDUM DEL 2 GIUGNO? Facciamo un piccolo salto indietro ricordando che già nella breve stagione di libertà dal 25 luglio 1943 all’8 settembre dello stesso anno, avevano rivisto la luce i partiti politici esistenti prima della dittatura fascista, con l’aggiunta di un nuovo movimento, il Partito d’Azione. Il 9 settembre 1943 si costituì a Roma il Comitato di Liberazione Nazionale che coordinò tutti i partiti antifascisti e li guidò nella Resistenza. Questa “unità resistenziale” caratterizzò tutti i governi della Nazione fino al 1947. Anche i Sindacati ripresero la loro attività e il 29 giugno 1946 a Bari si tenne un Convegno inteso a costituire una Confederazione unitaria tra comunisti, socialisti e democristiani, aperta ad azionisti liberali. Alla fine della guerra con decreto luogotenenziale del 5 aprile 1945, n.146 viene istituita la CONSULTA NAZIONALE composta da circa 400 membri. Il 16 marzo 1946 il principe Umberto decretò – come previsto dall’accordo del 1944 - che la forma istituzionale dello stato sarebbe stata decisa mediante referendum. La Consulta Nazionale ratificò tale decreto. Gli schieramenti dei partiti politici per il Referendum: oltre ai tradizionali partiti di orientamento repubblicano (PCI, PSIUP, PRI, Partito d’Azione) tra il 24 marzo il 28 aprile 1946, nell’ambito dei lavori del I congresso nazionale anche la Democrazia Cristiana, a scrutinio segreto, si espresse a favore della Repubblica, con 730.500 voti rappresentati favorevoli, 252.00 contrari, 75.000 astenuti e 4.000 schede bianche. L’unico partito del CLN a esprimersi in senso favorevole alla monarchia fu il Partito Liberale che durante il suo congresso nazionale, tenutosi a Roma, votò una mozione in tal senso, con 412 voti contro 261. Alla consultazione referendaria, il PLI si presentò insieme con Democrazia del lavoro nella lista Unione Democratica Nazionale. Il Fronte dell’Uomo Qualunque, di nuova costituzione, assunse una posizione agnostica. Se questi furono gli schieramenti ufficiali, la realtà della campagna politica per il referendum, fu – per come io ricordi – molto più articolata e complessa e a tratti vivace e infuocata. Pur essendo ufficialmente di proporzioni ridotte i movimenti che si erano espressi in favore della Monarchia, pure gli strati sociali favorevoli ad essa erano molteplici ed agguerriti. Poiché contemporaneamente al referendum si votava anche per la elezione dei membri dell’Assemblea Costituente, parecchi candidati alla stessa Assemblea cercavano di non compromettersi con scelte troppo decise sul referendum. Ricordo ancora che qualche candidato, prima di iniziare a parlare, chiedeva – con circospezione – ai dirigenti del suo partito l’orientamento locale per il referendum per … regolarsi di conseguenza. Ricordo la saggezza e la prudenza del Presidente del Consiglio De Gasperi che mantenne un atteggiamento riservato sulle sue preferenze personali per il referendum, dovendo attendere maggiormente a garantire l’eventuale trapasso dei poteri dopo un risultato favorevole alla Repubblica, cosa che fece con molta serenità e anche con grande decisione. Mi tornano alla mente le infuocate battaglie al Congresso nazionale della D.C. tra i sostenitori della Monarchia e quelli della Repubblica, nelle quali ebbero la meglio i giovani e gli anziani più avveduti che sostenevano la necessità del cambiamento e della svolta repubblicana. Tra i dirigenti giovanili che si buttarono con accanimento e con successo per la scelta repubblicana ricordo il giovane esponente ciociaro Franco Evangelisti. A conclusione delle operazioni di voto e ai successivi controlli istituzionali ricordo l’incontro tra il Presidente del Consiglio De Gasperi e il re Umberto II, succeduto a Vittorio Emanuele, per la comunicazione dell’esito della consultazione e per gli “ulteriori” adempimenti! I votanti nella consultazione referendaria erano stati circa 25 milioni (quasi il 90% degli aventi diritto). La Repubblica ottenne 12.718.000 voti  pari al 54,3 %. La Monarchia ottenne 10.718.000 voti pari al 45,7 %. Voti nulli 1.500.000. Nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1946 il Consiglio dei Ministri trasferì le funzioni di Capo dello Stato al Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Umberto II denunciò la presunta illegalità commessa dal Governo che non aveva atteso, per il trapasso dei poteri, il pronunciamento definitivo della Corte di Cassazione e il giorno stesso partì polemicamente con decisione unilaterale, alla volta dell’esilio in Portogallo. Rivedo ancora il saluto di Umberto II ai suoi sostenitori e la partenza per l’esilio dal quale non sarebbe più tornato. L’Assemblea Costituente, eletta contemporaneamente allo svolgimento del Referendum, nella sua prima riunione del 28 giugno 1948 elesse a Capo provvisorio dello Stato l’on. Enrico De Nicola, con 396 voti su 501, al primo scrutinio. Con l’entrata in vigore della nuova Costituzione della Repubblica Italiana, De Nicola assumerà per primo le funzioni di Presidente della Repubblica Italiana (1 gennaio 1948). Dodici sono stati sinora i Presidenti della Repubblica Italiana. Di essi 2 provenienti dal Partito Liberale, 5 dalla Democrazia Cristiana, 1 dal PSDI, 1 dal PSI, 1 indipendente, 1 dai Democratici di Sinistra, 1 dal Partito Democratico. Il primo presidente eletto secondo il dettato della Costituzione fu Luigi Einaudi. Il Presidente eletto con il più ampio margine fu Sandro Pertini che, nel 1978, raggiunse l’82,3 % dei consensi (832 voti su 1011). Giovanni Leone fu invece il Presidente eletto, nel 1971, con il minor numero di consensi: il 51,4 % (518 voti su 1008). La sua elezione fu anche la più difficile e lunga della storia repubblicana in quanto richiese 23 scrutini. Antonio Segni fu il primo Presidente a dimettersi anticipatamente, a causa di un ictus. Poi Giovanni Leone nel 1978 e Francesco Cossiga nel 1992, lasciarono pochi mesi prima del termine a causa di contrasti con il Parlamento e con i media. Giorgio Napolitano è stato il primo Presidente a essere eletto per un secondo mandato consecutivo, diventando quindi il Presidente più a lungo in carica (9 anni). Sergio Mattarella, oggi in carica, che puntualmente interpreta i sentimenti e le aspettative popolari – è stato eletto con 665 voti pari quasi ai due terzi dell’assemblea elettiva. Solo rileggendo l’elenco dei movimenti politici di provenienza dei dodici Presidenti della Repubblica, possiamo rilevare quanto sia stata articolata la scelta del Parlamento e quanto saggia sia stata la prescrizione della Costituzione che determina la maggioranza necessaria per la elezione del Presidente. Ogni Presidente ha offerto il suo servizio al Paese, secondo le proprie convinzioni personali, ma nel pieno rispetto della volontà del Parlamento. Napolitano con il suo secondo mandato ha aiutato l’Italia a uscire da una possibile crisi istituzionale. Pertini ha avuto dalla sua il cuore degli italiani che lo hanno amato. Settanta anni di Repubblica hanno garantito il progresso civile e morale del Paese. UNA SCELTA DIFFICILE. Quasi all’inizio dell’anno scolastico 1943-1944 a noi studenti di seconda liceale, nati negli anni 1923 -24 e 25 – si presentò in classe il preside avvisando che eravamo obbligati a recarci al Distretto militare (che poi era a due passi dalla nostra scuola essendo stato trasferito da Frosinone ad Alatri a causa dei continui bombardamenti del capoluogo) per “regolarizzare” la nostra posizione militare. “Regolarizzare” era un eufemismo, una parola normale per un evento fuori dall’ordinario: significava essere arruolati nell’esercito e partecipare alla guerra in corso. Una scelta obbligata dalle ordinanze della “R.S.I.” Repubblica sociale italiana, governo fantoccio, strumento dei tedeschi. Una scelta che però tanti di noi si rifiutarono di fare, tanto è vero che su 8000 obbligati nella nostra provincia, solo 200 accettarono l’ordine di presentarsi alle armi … Non solo rifiutammo di arruolarci ma, con un gruppo di coetanei del locale circolo cattolico, con la tacita approvazione dei nostri assistenti e del Vescovo di Alatri, mons. Edoardo Facchini, ci adoperammo con ogni mezzo per convincere tanti altri giovani a seguire il nostro esempio. Iniziammo allora a collaborare alla pubblicazione di un giornalino clandestino intitolato “Libertà”, duplicato con il ciclostile dell’Azione Cattolica messoci a disposizione dal Vescovo. Ricordo che toccò proprio a me scrivere un messaggio dal titolo “il grido dei giovani” con il quale contestavamo il governo repubblichino e invitavamo i giovani a non rispondere al richiamo alle armi. Tale messaggio, pubblicato sul giornalino, fu da noi affisso di notte in vari punti della città. Iniziò così la nostra collaborazione alla Resistenza in Ciociaria affiancando quella di carattere militare curata dal Comitato Ciociaro di Liberazione, composto dai rappresentanti dei partiti antifascisti e da militari che si trasformò poi in Comitato di Liberazione Nazionale. Intanto anche nella nostra provincia i tedeschi e i loro alleati repubblichini compivano fucilazioni ed eccidi della popolazione inerme che cercava di resistere alle vessazioni e ai rallestramenti. Ricordiamo i tragici episodi di Cardito di Vallerotonda, di Ripi, di Mole di Paliano, di S. Andrea, di Vallemaio, di Collecarino di Arpino. A Fiuggi i tedeschi impiccarono Angela Maria Rossi, una donna di Alatri sospettata ingiustamente di tentato avvelenamento di militari tedeschi che avevano requisito nella sua casa viveri e vettovaglie. A Tecchiena di Alatri ci fu uno scontro tra partigiani e militari alla macchia e un reparto repubblichino in cui rimase ucciso il brigadiere dei carabinieri Felice Cataldi, cui verrà poi conferita la medaglia d’argento al valor militare. Azioni militari contro i tedeschi vennero compiute anche ad Anagni, Ceprano, Collepardo, Ferentino, Filettino, Fiuggi, Giuliano di Roma, Guarcino, Paliano, Patrica e in molti altri centri. CIOCIARI NELLA RESISTENZA FUORI PROVINCIA. Guido Alonzi, nativo di Veroli, fu animatore della Resistenza Lecchese, stretto collaboratore di Ferruccio Parri, arrestato e torturato dalla banda di Kock, ricoverato in una clinica riuscì ad evadere. Il contributo dei ciociari alla Resistenza viene anche in altre zone del Paese, a Roma e anche all’estero. Ne ricordo alcuni: Dodici ciociari furono trucidati dai tedeschi alle Fosse Ardeatine: l’Amministrazione Provinciale li ha ricordati solennemente con un Convegno e una apposita pubblicazione, alla quale abbiamo collaborato anche noi dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di Frosinone. Il carabiniere Alberto La Rocca in Fiesole si consegna al comando germanico che minaccia di fucilare 10 ostaggi se non si presenta. Il sottotenente Gino Sellari a Cuneo si lega alle formazioni di “Giustizia e Libertà” – tradito viene fucilato. Don Giuseppe Morosini già cappellano militare partecipa attivamente alla Resistenza romana – venne fucilato a Forte Bravetta. Ricordo in particolare, qui oggi, due giovanissimi: Ilario Canacci e Luigi Celani. Canacci nato a Roma nel 1927 ma vissuto ad Alatri dove frequentò le elementari; tornato a 14 anni a Roma aderì al movimento comunista, arrestato fu trucidato alle Fosse Ardeatine. Celani, giovane di origini ciociare, partecipa giovanissimo a Roma all’attività dei gruppi di Azione Patriottica di ispirazione socialista. Non possiamo passare sotto silenzio, a questo punto, le due pagine buie di questo periodo di guerra spietata e cinica: le foibe e le turpi violenze delle truppe marocchine. Su tali episodi, sui quali sono esplose tante polemiche, esprimiamo una condanna totale e la solidarietà alle vittime innocenti. Quando ai primi di giugno del 1944 le truppe alleate giunsero in Ciociaria trovarono il movimento della Resistenza ciociara pronto ad assumere autonomamente responsabilità politiche ed amministrative. Il C.L.N. costituito in Ciociaria designò così i primi amministratori locali che sostituirono i podestà fascisti. Anche per l’Amministrazione Provinciale e per la Consulta Nazionale vi furono apposite designazioni. Ricordiamo che primo Presidente dell’Amministrazione Provinciale venne nominato l’avv. Domenico Marzi comunista, lo stesso fu nominato sindaco di Frosinone  e rimase in carica da giugno a novembre quando venne sostituito dall’avv. Giacomo Di Palma democristiano. Ad Alatri a capo dell’amministrazione venne nominato il preside Carlo Minnocci, già sindaco del Partito Popolare Italiano prima del fascismo, a Cassino primo sindaco fu Gaetano Di Biasio e a Sora Giuseppe Ferri. Scusate, dimenticavo di dirvi che ai primi di giugno del 1944, passati gli alleati all’inseguimento dei resti dell’esercito tedesco in rapida ritirata dal fronte di Cassino, si erano riaperte per noi le porte di quel Liceo dal quale eravamo stati allontanati in maniera così brusca e inaspettata. Rientrammo nelle nostre aule per conseguire la sospirata maturità classica, ma avevamo già raggiunto, fuori dalla scuola, a contatto con il movimento della Resistenza Ciociara, ben altra maturità civica e morale. Di questa giornata importante anche per l’incontro tra le nuove e le vecchie generazioni, voluto così opportunamente dalla Consulta provinciale degli studenti e dall’Ufficio Scolastico Provinciale, vorrei che restassero nella mente e nel cuore di tutti tre parole, tre eventi che caratterizzarono gli anni dal 1944 al 1948, e che suscitarono tanto entusiasmo: RESISTENZA – REPUBBLICA – COSTITUZIONE".

da ANPC Nazionale

 

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