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Home Gazzetta dj Comunicati Roma: Mattarella al 73° Anniversario dell’8 Settembre 1943 a Porta San Paolo
Roma: Mattarella al 73° Anniversario dell’8 Settembre 1943 a Porta San Paolo PDF Stampa E-mail
Sabato 24 Settembre 2016 17:05

Roma Mattarella al 73 Anniversario dell 8 Settembre 1943 a Porta San PaoloAi tradizionali eventi per la ricorrenza del 73° Anniversario dell’8 Settembre 1943, che si svolgono con perno a Porta San Paolo in Roma, l’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani ha preso parte con il Medagliere accompagnato e scortato a livello di Ufficio di Presidenza Nazionale dalla Vicepresidente Nazionale Maria Cristina Olini, affiancata dal Socio Pier Paolo Barberi. Gli eventi organizzati e curati dal Cerimoniale di Roma Capitale, diretto dalla Dottoressa Emilia Maturi presente e vigile personalmente sul campo, hanno avuto inizio con una Messa in Suffragio svoltasi nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli, presso il Colle Campidoglio, dove il Medagliere di ANPC è stato tra i pochi simboli e stendardi partecipanti alla liturgia a fianco del Gonfalone del Comune; in tanti, purtroppo, hanno preferito disertare per schierarsi in anticipo, sgomitando, laddove la presenza del Capo dello Stato richiamava reporter e telecamere. Ad attendere le rappresentanze ufficiali, tra cui quella di Anpc, dei veloci bus medi del Comune di Roma Capitale, che hanno trasferito con perfetto rispetto dei tempi i partecipanti alla liturgia a ridosso delle Mura Aureliane di Porta San Paolo, dove il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con al seguito le altre Autorità con in testa la Ministro della Difesa Roberta Pinotti, ha deposto una prima Corona d’Alloro al Memoriale che ricorda quei tragici eventi e quanti, civili e militari, caddero nell’ultimo estremo tentativo di quella che viene in ottica post resistenziale definita la Difesa di Roma, forse più propriamente secondo la definizione originale germanica l’ultimo tragico, per le armi italiane, atto della Battaglia per Roma svoltasi a partire da poche ore dopo l’annunzio dell’armistizio da parte di Pietro Badoglio, diffuso dall’EIR, che costituiva anche l’unica e purtroppo ambigua direttiva alle Forze Armate ed ai Comandanti sul campo, che la Divisione “Granatieri di Sardegna”, responsabile della difesa di quel settore, interpretò nel senso più restrittivo ed assoluto di non cedere in nulla alla aggressiva reazione germanica, volta a disarmare e catturare le truppe sino a poco prima alleate. Questo spiega la grandissima partecipazione di Granatieri in congedo con i loro simboli a Porta San Paolo, prima presso le Mura Aureliane, dove il nostro Medagliere è stato affettuosamente accolto tra le loro fila, poi al Parco della Resistenza, presso il Monumento agli 87.000  militari, Caduti combattendo nei Reparti regolari nel corso di quella che nell’ottica nazionale italiana è la Guerra di Liberazione (13 ottobre 1943, 2 maggio 1945) a fianco delle Armate Alleate nella cui ottica il nostro contributo, sia di reparti regolari, sia di combattenti in formazioni oltre le linee (la Resistenza, tra cui quella dei Partigiani Cristiani, con o senza fucile) viene inquadrato nell’ambito della Campagna d’Italia, particolarmente dura ed onerosa dopo l’inclemente autunno inverno del 1944, durissimo anche per la resistenza partigiana, sia in armi che civile o più semplicemente ecclesiale cristiana, a causa del famigerato Bando Graziani, che non lasciava scelta o scampo. In realtà intorno Roma erano schierate ben sei divisioni, anche se l’unica materialmente e psicologicamente preparata al cambio di fronte era la Divisione Ariete al comando del Generale Raffaele Cadorna, che respinse invitta una divisione corazzata tedesca alla confluenza tra la Cassia e la Cimina, grazie anche al supremo sacrificio del giovanissimo Sottotenente del Genio, il ventitrenne Ettore Rosso, Medaglia d’Oro al Valore Militare alla Memoria e Dottore in Ingegneria honoris causa alla Memoria del Politecnico di Milano dove era studente, anche se con fortissimo sentimento patriottico aveva rinunziato al rinvio per motivi di studio, arruolandosi volontario. La continuità di Valori e di Spirito, in particolare in riferimento alle Forze Armate, è stata messa in risalto dalla Ministro della Difesa Roberta Pinotti nella sua allocuzione ai radunisti presenti a Porta San Paolo, convenuti a frotte da tutta Italia. Tra i passi significativi del suo discorso segnaliamo “Ề un paese scosso, che sta facendo ancora i conti con le ferite del terremoto del 24 agosto, quello che oggi rende onore ai Caduti della Difesa di Roma di 73 anni fa“. (…). “Fu la speranza di costruire un futuro di libertà e di democrazia, oltre al sacro dovere di difendere la patria – ha proseguito la Ministro Pinotti –  ad animare le azioni di quegli uomini e donne e a dare loro la forza per continuare ad avere prospettive, sogni, progetti per i quali impegnarsi, sacrificarsi e crescere come individui e come collettività nazionale“. Tra i primissimi Caduti di quei giorni – come ha ricordato Pino Ferrarini, che ha parlato quale Rappresentante di ANPC alla cerimonia svoltasi sabato 10 settembre alla Montagnola in Roma -  anche una religiosa, Suor Teresina di Sant'Anna, al secolo Cesarina D'Angelo nativa di Amatrice, cittadina oggi alla cronaca per il sisma. Ề una delle prime testimonianze resistenziali di pietas cristiana. La religiosa si oppose con virulenza ad soldato tedesco che tentava di strappare dal collo di un Caduto, la cui salma stava componendo, una catenina d’oro votiva, colpendo ripetutamente al volto il militare tedesco con il crocifisso che si accingeva a deporre sul petto della salma, subendone a sua volta la rabbiosa furia. Suor Teresina morirà in seguito a causa dei traumi riportati. Centrale nei fatti d’arme noti come combattimenti della Montagnola fu l'Istituto religioso Gaetano Giardino, che ospitava circa quattrocento bambini orfani di guerra e minorati psichici, aggregato a Forte Ostiense dove erano asserragliati gruppi di soldati italiani di varie armi e popolani sommariamente armati intenzionati a resistere, ai quali fornirono assistenza il Direttore Don Pietro Occelli e trentacinque suore francescane. I religiosi da subito si prodigarono nell’accoglienza e nell’assistenza dei feriti, prestando loro le cure del caso. Quando i paracadutisti tedeschi, supportati dal fuoco di artiglieria, irruppero nel forte, appiccando con lanciafiamme il fuoco anche a strutture dell’istituto religioso, fu proprio il Direttore dell’Istituto Don Pietro Occelli ad assumersi il rischioso compito di mostrare in segno di resa un drappo bianco legato ad una pertica; intanto le suore provvedevano a distribuire indumenti civili ai soldati scampati nel tentativo di sottrarli alla rabbia tedesca. Furono così da subito Partigiani Cristiani, caratterizzandosi anche e soprattutto per quell’approccio di pietas e di caritas che li ha sempre contraddistinti. Questo lo spirito che ritroviamo in altri passi del discorso della Ministro Pinotti, che ha proseguito: “Quella stessa speranza in un futuro fatto di certezze che oggi abbiamo il dovere di sostenere come istituzioni e singoli cittadini, in favore delle centinaia di vittime del terribile terremoto che ha colpito il centro Italia“. (…) “Nella straordinaria gara per sostenere le popolazioni, i nostri militari – ha con enfasi affermato Roberta Pinotti – sono stati presenti fin dalle prime ore, tante capacità in un impegno crescente dei giorni successivi per soccorrere e rassicurare, aiutare a ricostruire per riportare la normalità dopo un evento così tragico”. (…) “Quando ho visto il sindaco di Amatrice abbracciare il comandante del Genio Militare che ha ricostruito il ponte e che il sindaco ha detto di voler chiamare Ponte della Rinascita, è stato un momento di grande commozione. In esso abbiamo visto la sofferenza ma anche riconosciuto il germe della speranza di chi vuole ricostruire alle persone le loro case e restituire a quei territori l’aspetto che avevano prima del sisma”. E la Ministro Pinotti ha concluso con un concetto che a noi appare significativo nello spirito cristiano: “Ề anche questa l’Italia che oggi serra i ranghi a porta San Paolo e, come i tanti che qui, 73 anni fa, non esitarono a mettere a repentaglio la propria vita, rinnova il giuramento di amore per la patria“. E di pietas e di carità cristiana aggiungiamo noi. Giorgio Prinzi.

da ANPC Nazionale

 

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