Roma: Lettera del Presidente dell’ANPC a proposito del referendum |
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Martedì 04 Ottobre 2016 15:54 |
Lettera ai soci: a proposito del referendum. "Amici carissimi, si è aperto tra di noi nei giorni scorsi un dibattito sulla decisione che abbiamo preso circa tre mesi fa di affrontare la prossima scadenza del referendum costituzionale occupandoci dell’approfondimento delle
modifiche al testo costituzionale e astenendoci dal dare in quanto associazione indicazioni di voto. A sollecitarci in tal senso fu la decisione dell’ANPI e del suo segretario Carlo Smuraglia di schierarsi apertamente per il no. Per iniziativa dell’ANPC e dell’ANED si riunirono nella sede di piazza Adriana in Roma tutte le associazioni partigiane e combattentistiche che deliberarono unanimemente di impegnarsi ad approfondire i termini della riforma costituzionale senza dare indicazioni di voto. Mi sento di dire che il crescere evidente della febbre referendaria nel Paese non scalfisce né invalida in alcun modo il senso della decisione di allora. So anche che non tutti i membri dell’ANPC e i dirigenti della nostra associazione sono intenzionati a votare nel medesimo modo. Ma non è questa la ragione della decisione presa tre mesi fa. Perché? Perché la posizione assunta dalle associazioni rispecchia al meglio – secondo me e secondo i dirigenti delle associazioni partigiane, ANPI ovviamente esclusa – la loro natura e quindi il loro compito culturale e storico. Ero presente al congresso di Milano dell’ANPI quando Smuraglia, per legittimare la propria discesa in uno dei due campi contrapposti, dichiarò enfaticamente: “Noi siamo un’organizzazione politica”. Anche l’ANPC è un’organizzazione politica, nel senso che non si limita a fare memoria e al reducismo. Ma la politica non si affronta e si vive con un unico approccio e una sola modalità di intervento. Una società partecipata e democratica come quella italiana è infatti contraddistinta dal pluralismo delle presenze in campo – nella società civile come nei livelli istituzionali – che riguarda non soltanto l’orientamento valoriale ed ideologico, ma anche il proprio mestiere quotidiano. Mi sbrigo con un esempio per evitare lungaggini. Come molti di voi, io ho in tasca più di una tessera. Quella (da sostenitore) di un partito politico, quella del sindacato, quella dell’Ordine dei giornalisti, quella degli ex parlamentari ed altre tre tessere di associazioni di volontariato, oltre naturalmente a quella delle Acli. Non mi ritengo un collezionista di appartenenze. La mia è voglia di partecipazione all’interno di una società complessa e democratica, dove le vocazioni e le funzioni sono molteplici (vengo, come molti di noi, dal mondo cattolico, dove non è mai stata di casa la “cinghia di trasmissione” cara ai comunisti, ed autonomia e pluralismo hanno segnato centinaia di esperienze) e il bello e la ricchezza della vita democratica discendono dal fatto che non tutte le presenze in campo facciano il medesimo mestiere. Se di una cosa i cristiani possono andare fieri fin dalla Lotta di Liberazione è di aver sempre preso le parti del pluralismo. Per concludere: abbiamo scelto con tutti gli altri – ANPI esclusa – di mantenere un profilo giudicato coerente con la nostra natura storica. Non significa non scegliere e non partecipare alla contesa democratica. Semplicemente vuol dire valutare ogni volta gli obiettivi da raggiungere e i mezzi più consoni. Posso anche aggiungere da vecchio ufficiale degli alpini di avere sempre preferito le armi proprie a quelle improprie. Ovviamente so che il mio parere è opinabile, ma è parte di un approccio concordato con tutte le altre presenze partigiane, salvo una, che discendono da storie e culture diverse, ma che hanno in comune con noi l’amore per la patria e per la democrazia. Buon lavoro a tutti, con la determinazione comune ed abituale. Ottobre 2016 Giovanni Bianchi".
da ANPC Nazionale |