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Home Gazzetta dj Comunicati Senigallia: Relazione tenuta dal prof. Giancarlo Galeazzi
Senigallia: Relazione tenuta dal prof. Giancarlo Galeazzi PDF Stampa E-mail
Martedì 18 Aprile 2017 16:50

Senigallia Relazione tenuta dal prof Giancarlo GaleazziDal Circolo di Iniziativa Culturale, Periodico Sestante, Palazzo Mastai - Senigallia riceviamo: "18 aprile 2017 AGLI AMICI Unitamente agli auguri pasquali che nel caso contraccambio, mi è gradito inviare in allegato pdf copia della relazione tenuta dal prof. Giancarlo Galeazzi lo scorso 6 del mese con l’aggiunta a contorno di un modesto redazionale. Quando e se mi perverranno le sintesi degli interventi introduttivi, sarà  mia premura provvedere ad un invio aggiuntivo. Per quanto riguarda il libro, invece faccio presente che non si trova in libreria, ma è necessario richiederlo direttamente alla Presidenza del Consiglio Regionale delle Marche, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche. Email cui rivolgersi: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. oppure Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. . Ancora Auguri uniti al saluto più cordiale Franco Porcelli V. allegati 1 e 2. IL PENSIERO DI PAPA FRANCESCO. ABITARE LA MISERICORDIA E FARSI PROSSIMO. 1. Due istanze per un cristianesimo vitale. Muoviamo da due espressioni forti: “principio misericordia” e “grido della terra e dei poveri”: sono state usate da due teologi della liberazione, rispettivamente da Jon Sobrino e da Leonardo Boff. Ebbene, entrambe  si ritrovano in papa Francesco, il quale ha fatto della misericordia il suo principio ispiratore e di quel grido la sua motivazione principale,  tanto  che  si  possono  considerare  come  le  coordinate  per  individuare  il  rinnovamento  ecclesiale  e sociale, cui si sta dedicando l’attuale pontefice. Detto questo, bisogna aggiungere che papa Francesco non fa riferimento ai due teologi, che peraltro sono stati rispettivamente uno ammonito uno e l’altro censurato dalla Congregazione per la Dottrina della fede ai tempi di Benedetto XVI. Il mancato riferimento esplicito al gesuita salvadoregno e al francescano brasiliano si può forse spiegare con il fatto che le categorie di misericordia e di povertà si collocano nei due autori citati nel contesto della “teologia della liberazione”, mentre in papa Francesco sono pensate nell’orizzonte della “teologia del popolo”, per la quale papa Bergoglio si richiama ad autori come Juan Carlos Scannone, Carlos Maria Galli, Victor Manuel Fernàndez (sia detto fra parentesi: mi sembra che la categoria di “popolo” sia più vicina alla filosofia della  persona che non alla teologia della liberazione; penso, per esemplificare, alla riflessione di Jacques Maritain e al suo saggio su “Esistere con il popolo”, dove “esistere con” significa “essere con” soffrire con” il popolo; cosa diversa dall’”andare verso il popolo” o dallo “stare dalla parte del popolo”, espressioni che caratterizzano le ideologie di destra e di sinistra; “l’esistere con il popolo” è invece categoria etica che al popolo fa riferimento come patrimonio di umanità e di pietà, cui anche Bergoglio si richiama, come numerosi teologi argentini). Ma ritorniamo ai due teologi della liberazione citati, per ricordare la stima che papa Francesco ha per i due teologi latino-americani, i quali d’altronde ripongono grandi speranze in papa Francesco, tanto che Boff parla di un “nuova primavera” dopo il “rigido inverno” di Benedetto XVI, e Sobrino vede in papa Francesco una attenzione al mondo sociale valutata positivamente, pur se fatta in ottica diversa da quella della teologia della liberazione. Non è questa la sede per approfondire tale questione, ci basta avervi fatto riferimento, per sottolineare che andrà tenuta presente nel momento di tratteggiare il pensiero bergogliano. Da parte mia, mi limiterò a individuare alcuni aspetti salienti di questo pensiero che ho cercato di mettere in evidenza nel mio libro recentemente pubblicato nei “Quaderni del Consiglio regionale delle Marche”, un libro costituito da una serie di saggi  che ho scritto in occasioni diverse, per cui il libro non è una trattazione sistematica del pensiero bergogliano, ma è una serie di approcci svolti a “saggiare” quel pensiero in alcuni  suoi nodi e snodi cruciali. Infatti, le cinque parti in cui il volume è ripartito fanno riferimento a questioni antropologiche (l’anima), etiche (i valori), sociali (l’ambiente), pastorali (l’evangelizzazione) e educative (la formazione). Il filo rosso  che attraversa i diversi contributi è quello della misericordia, considerata non solo dal punto di vista religioso, cioè come proprietà di Dio e suo comandamento per gli uomini, ma anche dal punto di vista specificamente umano, cioè come qualità relazionale e virtù civile. In altre parole, alla misericordia è da riconoscere una portata oltre che “sacrale” pure “secolare”, e -nel pensiero di papa Francesco- costituisce la chiave di volta dell’antropologia, dell’assiologia, dell’ecologia, della teologia e della pedagogia. 2. Oltre modernità e postmodernità per riprendere il cammino. Per  comprendere  l’esigenza  di  un  nuovo  principio  ispiratore  quale  la  misericordia,  occorre  rendersi  conto  che  un  rinnovamento  è richiesto in quanto modernità e postmodernità si sono inceppate nei loro percorsi valoriali. C’è quindi bisogno di ripartire da quei valori che, radicati nel vangelo, sono stati secolarizzati dall’età moderna nei suoi diversi momenti (prima e seconda modernità) e condizioni (condizione moderna e postmoderna). Infatti, alcune triadi assiologiche come “libertà, eguaglianza e fratellanza”, “solidarietà, rispetto e solidarietà”, “pluralismo, dialogo e pace” sono valori che esprimono chiaramente la positività (almeno programmatica) dell’età moderna, che non a caso è stata definita “l’età dei diritti” da Norberto Bobbio e, per lo stesso motivo, “età portentosa” da Italo Mancini. Il fatto è che i valori apicali di ciascuna triade (eguaglianza, solidarietà, pace) non sono riusciti a realizzarsi concretamente: la fratellanza è stato un principio trascurato quando non strumentalizzato in modo escludente, la solidarietà è stato un principio disatteso quando non frainteso con l’assistenzialismo, la pace è stato un principio deriso quando non confuso con l’irenismo. Invece i tre principi avrebbero bisogno di essere concepiti come principi vitali, per cui la fratellanza è chiamata a conciliare libertà e uguaglianza, la solidarietà è chiamata a concretizzare tolleranza e rispetto, e la pace è chiamata a coniugare insieme pluralismo e dialogo. Ciò non è avvenuto e i tre percorsi dell’età moderna hanno portato alla “dialettica della modernità” e, per l’eterogenesi dei fini, è accaduto che la fratellanza, la solidarietà e la pace abbiano finito col diventare principi ispiratori di pratiche divisive, in quanto includevano alcuni ed escludevano altri. Si potrebbe allora dire che è mancato il “principio umanità”, inteso non solo come indicazione di appartenenza alla specie umana, ma anche come opzione di una valenza di comportamento umanitario; è mancata, cioè, la connotazione effettivamente universale dei tre ideali, per cui la fratellanza riguarda non solo gli appartenenti a una religione o a una patria, ma tutti gli uomini; la solidarietà non si esercita solo con gli amici ma anche con gli estranei; la pace non è preparazione della guerra ma è pratica di nonviolenza; non solo: in tutti i casi ai tre ideali va riconosciuta una portata addirittura cosmica, cioè di condivisione con tutti gli esseri, per cui il “principio umanità” s’iscrive nel più ampio “principio creaturalità”, per cui, senza cedere al naturalismo o all’ecologismo, si nutrono sentimenti di condivisione con tutte le creature talché la specificità umana  viene ribadita ed esercitata nella “cura della casa comune”. Insomma fratellanza, solidarietà e pace riguardano gli uomini tutti, al di là delle loro differenti connotazioni etniche ed etiche, culturali e culturali, anzi riguardano tutti gli esseri, perché tutte le creature costituiscono un’unica famiglia, nell’ambito della quale si colloca la famiglia umana, e quindi nella unità ontologica va posta l’unità antropologica, senza peraltro misconoscere la responsabilità dell’uomo nei confronti della creazione che gli è stata affidata. Al riguardo papa Francesco precisa (nella Laudato si’) che tutti gli esseri per il fatto stesso di essere hanno dignità, ma gli uomini hanno una dignità speciale in quanto trascendente: nel linguaggio genesiaco diremmo che tutti gli esseri sono “cosa buona” e che l’essere umano è “cosa molto buona”. Ciò comporta il superamento di due atteggiamenti: per un verso lo “specismo” umano che strumentalizza il creato, e per altro verso il dissolvimento umano nel “naturalismo”; rifiutando queste due impostazioni è possibile salvaguardare la “ specificità ” umana, per cui non si può dire che tutti gli esseri sono in funzione dell’uomo, ma che l’uomo è chiamato ad averne cura, cioè a rispondere del creato che gli è stato affidato. 3. Nella misericordia per l’umanizzazioneEbbene,  proprio  l’appello  alla  umanità,  nel  senso  di  umanitarietà,  può  oggi  costituire  un  richiamo  urgente  in  presenza  della “disumanizzazione” etica e della “deumanizzazione” tecnica. Tuttavia è da riconoscere che pure in passato tale principio è stato invocato, senza però sortire gli effetti sperati; affinché possa effettivamente funzionare come antidoto si ritiene che debba essere rinnovato con un principio che finora è stato emarginato dalla società e confinato nell’ambito religioso (e anche qui non sempre valorizzato adeguatamente, almeno a livello di motivazionale): occorre che il “principio misericordia” sia inteso come consapevolezza della miseria di ciascuno e come capacità di dare e ricevere compassione e di conforto da parte di tutti. Se la misericordia acquista tale significato umano oltre che divino, sociale oltre che personale, la misericordia può considerarsi una carta finora non giocata, e su cui invece puntare. E’, questo, l’invito che viene dal magistero di papa Francesco, il quale non si stanca di richiamare la miseria che caratterizza la condizione umana in generale e che può accentuarsi in determinate situazioni (di patologia, di povertà…), e di richiamare la misericordia non solo come proprietà di Dio, ma anche come possibilità dell’uomo di esercitare la misericordia o di beneficarne. Tanto la miseria quanto la misericordia -nella loro portata universale- evidenziano che la persona è fragile e preziosa nello stesso tempo. Al riguardo, nell’ottica cristiana, ci sono almeno due parabole paradigmatiche: quella del buon padre e quella del buon samaritano. La prima parabola serve a richiamare i valori della figliolanza  e della fratellanza e il loro rapporto; la seconda parabola serva a richiamare il valore della prossimità, che comporta vicinanza (più che accompagnamento) e cura (diretta e indiretta). Entrambe le parabole sono suscettibili di una lettura laica, che ne accentua alcuni caratteri umani.La  parabola  del  buon  padre  aiuta  a  evidenziare  il  carattere  della  genitorialità  come  instancabile  disponibilità  a  perdonare  al  figlio prodigo: si tratta di una disponibilità paterna e materna insieme, come ha ben sintetizzato Rembrandt nel suo celebre quadro dedicato a questa parabola, rappresentando il padre che abbraccia con una mano maschile e una mano femminile. Non solo: questa parabola avverte che la figliolanza  è un rapporto essenziale perché ricorda che si può sempre chiedere e ricevere perdono, ma non meno essenziale è il rapporto di fratellanza che, se non viene vissuto, compromette anche il rapporto di figliolanza: infatti il fratello maggiore che non accetta il comportamento misericordioso del padre nei confronti del figlio minore, finisce -non sapendo esercitare la fratellanza- per vanificare anche il senso della figliolanza. Pertanto si potrebbe quasi riconoscere un primato della fratellanza sulla figliolanza, e la cosa è importante, in quanto il senso della figliolanza (in rapporto a Dio padre) è sentimento squisitamente religioso, che può non essere condiviso dal non credente, il senso della fratellanza è sentimento prettamente umano, che è condivisibile a prescindere dalla fede religiosa. La parabola del buon samaritano aiuta a comprendere il senso della prossimità, che non è definita in modo concettuale ma operazionale, essendo  identificata  con  la  cura,  la  quale  si  esprime  nell’altruismo  dell’aiuto  concreto  diretto  prima  (il  soccorso  immediato)  e indiretto poi (attraverso la collaborazione di altri): si tratta di un duplice intervento solidale, che prescinde dalle appartenenze ideali e confessionali ed esprime una vicinanza umana all’insegna della misericordia. A queste due dimensioni, presenti nel buon samaritano, si potrebbe aggiungere una terza dimensione, cui ha accennato papa Francesco in una sua omelia, parlando della necessità di un’azione non solo curativa, ma anche preventiva, nel senso di una politicità della misericordia che impegna quindi non solo a livello individuale, ma anche sociale, istituzionale; un aspetto, questo, di particolare importanza, perché richiama la portata comunitaria della misericordia, tale da far auspicare una società samaritana come anche una chiesa samaritana. In tal modo, la misericordia -intesa come capacità di avere a cuore il misero, essere nel cuore del misero- si configura sia come attitudine connaturata visceralmente all’uomo, sia come virtù acquisita razionalmente dall’uomo; in breve, la misericordia è la capacità di “farsi misero col misero” e si traduce nel “farsi prossimo” (espressione cara al cardinale Martini). Così l’uomo esprime il senso più alto della sua umanità, e fa una esperienza che ne accresce l’umanità, per cui si può ben parlare della misericordia come concreto fattore di umanizzazione che tiene conto tanto della fragilità dell’uomo che è legata alla sua creaturalità (o finitezza), quanto della preziosità, che è conseguente alla sua trascendente dignità. Si potrebbe allora dire, assumendo come “idealtipi” quello maramaldesco (secondo la proverbiale tradizione)  e quello samaritano (secondo il racconto evangelico), che ancora una volta l’uomo si trova di fronte al bivio tra due impostazioni: violenza e nonviolenza, crudeltà e compassione, tra iniquità e cura, ma avendo consapevolezza che non si tratta di una differenza antropologica (tra buoni e cattivi), perché (parafrasando l’affermazione di uno scrittore secondo cui in ciascuno sonnecchia un piccolo Hitler) potremmo dire che in ognuno si cela un “Maramaldo” e, quindi, la vittoria sul Maramaldo che è in noi è la condizione per evitare di essere “maramaldi” nei confronti degli altri. Da qui l’imperativo di umanizzare l’uomo.4. Farsi prossimo per rispondere a un duplice gridoDopo aver accennato che la pluralità degli ideali moderni va ricondotta a un principio, quello di umanità, e che questo va vitalizzato con un ulteriore principio, quello di misericordia, inteso sia in senso sacrale che secolare, si può ora precisare che la misericordia va tradotta nella concretezza della progettualità politica e della quotidianità esistenziale, per rispondere al duplice grido: della terra, che è ferita, e dei poveri, che sono emarginati. Lottare contro l’iniquità e la inequità, contro lo spreco e lo scarto appare allora l’imperativo non ulteriormente dilazionabile. Per dirla con un pensatore contemporaneo, si tratta di puntare se non a una società giusta, almeno a una società decente, per dire  equa. Un  tale  impegno  può  trovare  proprio  nello  spirito  di  misericordia  una  condizione  incentivante,  per  cui  alla  misericordia  bisogna sensibilizzarsi, cogliendone tutta la sua portata umanistica e umanizzante, che si rivela pienamente non solo se si traduce in specifiche opere (di tipo corporale o spirituale), ma soprattutto se diventa uno stile di vita, cioè diventa un criterio ispiratore dell’agire, per cui ogni azione è dalla misericordia ispirata e alla misericordia si ispira, dando luogo a un modus vivendi che è compatibile con certi paradigmi e incompatibile con altri. Al riguardo papa Francesco fin dalla Evangelii gaudium ha posto in alternativa due culture: la “cultura dello scarto” e la “cultura della cura”; su questa è tornato a insistere nella Laudato si’, dove ha messo in luce il carattere sistemico della “cura della casa comune”. Infatti, la “ecologia integrale” di papa Francesco comporta la necessità e l’urgenza di intervenire dal punto di vista ambientale e, insieme, sociale: occorre rispondere tanto al “grido della terra”, quanto al “grido dei poveri”, con la consapevolezza che vanno tenuti insieme. Così, occorre superare tanto l’antropocentrismo prometeico, quanto il biocentrismo ecologista; tanto le idolatrie del potere, del profitto, del prestigio e del piacere, quanto le ideologie totalitarie di destra e di sinistra; tanto l’economia che uccide, quanto la tecnologia che asservisce. Soprattutto occorre essere consapevoli che non si tratta di mediare tra indicazioni esistenti, bensì di aprire con “coraggio e immaginazione” (avrebbe detto Mounier) a impostazioni inedite.Ciascuno è chiamato a contribuire, per quello che può; dal canto suo Papa Francesco fornisce dei criteri orientatori per andare in direzione del rinnovamento richiesto. Li enuncia nella Evangelii gaudium e vi fa riferimento nella Laudato si’ e nella Amoris laetitia; sono: il primato del tempo sullo spazio, dell’unità sul conflitto, della realtà sull’idea e del tutto sulle parti; più precisamente, papa Francesco afferma la superiorità dei processi temporali sulla occupazione degli spazi; la possibilità di sviluppare una comunione nelle differenze; il riconoscimento della maggiore importanza della realtà rispetto all’idea; il primato del tutto sulle parti e sulla loro somma. Si tratta di criteri sociali già individuati da Bergoglio quando era stato studente trentottenne, a riprova che non bisogna aspettare di diventare papa per formulare delle indicazioni.5. Un pensiero innovatore per un umanesimo cosmicoQuanto siamo andati dicendo sulle categorie di misericordia e di prossimità comporta sul piano del pensiero una rilevante novità, che porta a configurare l’umanesimo in termini inediti, in quanto caratterizzato da tre nessi fondamentali.In primo luogo, la connessione tra ragione e compassione: queste due categorie, che finora sono state in alternativa, sono considerate da papa Francesco come complementari in modo da evitare l’intellettualismo per un verso e l’emotivismo per l’altro, che sono, a ben vedere, forme diverse di strumentalizzazione o in senso  ideologico o in senso utopistico; ad esse alternativa è la capacità di integrare mente e cuore; dunque, tenere insieme logos ed eleos.In secondo luogo, la connessione tra uomo e ambiente, per cui si riconosce la dignità di ogni essere e la dignità specifica dell’essere umano, si riconosce l’unità di tutto il creato e l’unità specifica del genere umano, si riconosce la creazione sotto il segno dell’affidamento, caratterizzato da donatività da parte del creatore, e da responsabilità da parte dell’uomo: dunque, tenere insieme eikos e antropos. In terzo luogo, la connessione tra natura e società, per cui occorre rispondere al duplice grido: della terra devastata e dei poveri emarginati;  diversamente  -avverte  papa  Francesco-  si  operano  delle  riforme  inadeguate,  mentre  è  urgente  inaugurare  un  nuovo paradigma che è insieme esistenziale e sociale, ambientale e individuale: è, questa, l’ecologia integrale, caratterizzata dalla integralità e dalla integrazione degli aspetti, che concorrono alla “cura della casa comune”: dunque tenere insieme cosmos e polis.In questa ottica unitaria e complessa, il pensiero rivendica una inedita capacità di riprendere e sviluppare originalmente acquisizioni classiche e moderne, e di misurarsi con la postmodernità nel concreto terreno della convivenza umana e cosmica, che viene configurata secondo una impostazione che rovescia il rapporto tradizionale, per cui l’ecologia era conseguenza più o meno marginale dell’umanesimo; invece, per papa Francesco, solo dalla ecologia integrale può scaturire l’umanesimo integrale. Del nuovo umanesimo che è integrale in quanto conseguente a una ecologia integrale, papa Francesco individua i fondamenti nel racconto genesiaco della creazione, nei consigli evangelici delle beatitudini, nell’inno paolino alla carità e nel cantico francescano della creaturalità: su questi fondamenti il nuovo umanesimo è essenzialmente “cura della casa comune” di cui il principio misericordia costituisce il principio ispiratore e la pratica della prossimità costituisce lo stile operativo.

BIBLIOGRAFIA

Documenti di papa Francesco (LEV, Città del Vaticano)

-  Lumen fidei, enciclica sulla fede 2013; Evangelii gaudium, esortazione apostolica sull’annuncio del vangelo nel mondo attuale 2013;  Laudato  si’  ,  lettera  enciclica  sulla  cura  della  casa  comune,  2015;  Misericordiae  vultus,  bolla  pontificia  per  giubileo straordinario  dedicato  alla  misericordia,  2015;  Amoris  laetitia,  enciclica  sull’amore  all’interno  del  nucleo  familiare  2016; Misericordia et misera, lettera apostolica 2016.

Volumi su papa Francesco

-  Aa. Vv., Papa Francesco, Lumen fidei, La Scuola, Brescia 2013, introduzione di Bruno Forte, commenti del teologo Piero Stefani, del pedagogista Fulvio De Giorgi, dello storico Roberto Rusconi, dei filosofi Dario Antiseri e Salvatore Natoli, e del giornalista Giovanni Santambrogio; Papa Francesco - Jorge Mario Bergoglio, Pastorale sociale. a c. di Marco Gallo, Jaca Book, Milano 2015: Marco Gallo, Il pensiero sociale e politico di Bergoglio e Papa Francesco; Papa Francesco, Sognare l’Europa, con saggi di Lucio Caracciolo e Andrea Riccardi, EDB, Bologna 2017. -  Lorenzo Leuzzi, Dall’Evangelii nuntiandi all’Evangelii gaudium. Il coraggio della modernità, LEV, Città del Vaticano 2014; Antonio Spadaro, Il disegno di Papa Francesco. Il volto futuro della Chiesa, prefaz. di Pepe de Paola, EMI, Bologna 2013; Andrea Mariani, Papa Francesco: non alla “cultura dello scarto”. Dall’ecologia ambientale all’ecologia umana, IF, Roma 2015; Antonio Panico e Paola Casella, La vocazione dell’uomo alla custodia del creato. Fedeltà, tradimenti e misericordia, LEV, Città del Vaticano 2015.-  John L. Allen jr, Le dieci “encicliche” di papa Francesco, Ancora, Milano 2013; Mariano Fazio, Con papa Francesco. Le chiavi del suo pensiero, Ares, Milano 2013; Andrea Gallo, In cammino con Francesco. Dopo il conclave: povertà, giustizia, pace, Chiarelettere, Milano 2013 ; Aldo Giannuli, Papa Francesco fra religione e politica, Ponte alle Grazie, Milano 2013; Lorenzo Leuzzi, Amare e servire. Il realismo storico di papa Francesco, LEV, Città del Vaticano 2013; Andrea Riccardi, La sorpresa di Papa Francesco. Crisi e futuro della Chiesa, Mondadori, Milano 2013; Roberto Rusconi, Il governo della Chiesa. Cinque sfide per papa Francesco, Morcelliana, Brescia 2013; Massimo Faggioli, Papa Francesco e la chiesa-mondo, Armando, Roma 2014;; Anna Carfora e Sergio Tanzarella, Il cristiano tra potere e mondanità. 15 malattie secondo papa Francesco, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2015; Raniero La Valle, Chi sono io Francesco? Cronache di cose mai viste, Ponte alle Grazie, Milano 2015. -  Antonio Spadaro, Il disegno di Papa Francesco. Il volto futuro della Chiesa, prefaz. di Pepe de Paola, EMI, Bologna 2013; Bartolomeo Sorge, Gesù sorride. Con papa Francesco oltre la religione della paura, Piemme, Milano 2014.

Teologi latino-americani

-  Leonardo Boff, Francesco d’Assisi Francesco di Roma. Una nuova primavera per la Chiesa, Emi, Bologna 2014; Id., Liberare la terra. Un’eco-teologia per un domani possibile, EMI, Bologna 2015; Diego Fares, Papa Francesco è come un bambù. Alle radici della cultura dell’incontro, prefaz. di Antonio Spadaro, Ancora, Milano 2014; Id., Il profumo del pastore, Ancora, Milano 2015; Id. e Marta Irigoy, Il programma della felicità. Ripensare le Beatitudini con Papa Francesco, Ancora, Milano 2016; Victor Manuel Fernandez in dialogo con Paolo Rodari, Il progetto di Francesco. Dove vuole portare la Chiesa, EMI, Bologna 2014; Id., Uscire per annunciare. Come Papa Francesco ci spinge alla missione, EMI, Bologna 2016; Carlos Maria Galli, Dio vive in città. Verso una nuova pastorale urbana alla luce del Documento di Aparecida e del progetto missionario di Francesco, LEV, Città del Vaticano 2014; Juan Carlos Scannone, Il Papa del Popolo. Bergoglio raccontato dal confratello teologo, gesuita e argentino, LEV, Città del Vaticano 2015; Antonio Spadaro – Carlos Maria Galli (edd.), La riforma e le riforme nella Chiesa, Queriniana, Brescia 2016. -  Antonio Spadaro, La riforma della Chiesa secondo Francesco. Le radici ignaziane, pp. 19-36 - Carlos Maria Galli, La riforma missionaria  della  Chiesa  secondo  Francesco.  L’ecclesiologia  del  popolo  di  Dio  evangelizzatore,  pp.  37-65  -  Victor  Manuel Fernandez, Il Vangelo, lo Spirito e la riforma ecclesiale alla luce del pensiero di Francesco, pp.582-590 - Hermann J. Pottmeyer, La chiesa in cammino per configurarsi come popolo di Dio , pp. 66-84: La ricezione della Lumen gentium nell’esortazione Evangelii gaudium di papa Francesco, pp. 79-84 - Juan Carlos Scannone, Incarnazione, kenosis, inculturazione e povertà, pp. 459-484.

Altri teologi

-  Walter Kasper, Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore. Radici teologiche e prospettive pastorali, Queriniana, Brescia 2015; Id., Testimone della misericordia. Il mio viaggio con Francesco, conversazioni con Raffaele Luise, Garzanti, Milano 2015; Joseph M. Kraus: La nuova Chiesa di Papa Francesco, Fanucci, Roma 2013; Fox Matthew, Lettere a papa Francesco. Ricostruire la Chiesa con giustizia e compassione, Fazi, Roma 2013.

Altri autori

-  Elisabetta Piqué, Francesco. Vita e rivoluzione, Lindau, Torino 2013; Francesco Strazzano, In Argentina per conoscere papa Bergoglio , EDB, Bologna 2013.

Volumi di autori marchigiani

-  Giuseppe  Cionchi,  Papa  Francesco  “il  rivoluzionario”, Albatros,  Roma  2015; Andrea  Tornielli  e  Giacomo  Galeazzi,  Papa Francesco:  questa  economia  uccide,  Piemme,  Milano  2015;  Giacomo  Galeazzi,  Il  Concilio  di  Papa  Francesco.  La  nuova primavera della Chiesa, Elledici, Leuman 2016;  Giancarlo  Galeazzi,  Il  pensiero di  papa  Francesco,  presentaz.  di Antonio Mastrovincenzo, prefaz. del cardinale Edoardo Menichelli, Quaderni del  Consiglio  regionale  della  Marche, Ancona  2016;  Id.,  Da  cristiani  nella società tra impegno e testimonianza, a c. di Gaetano Tortorella, prefaz. di Giovanni Varagona, “Studia Picena”, Ancona 2016.

Testo  della  relazione  tenuta  per  la  presentazione del  libro  di  Giancarlo  Galeazzi,  Il  pensiero  di  papa Francesco,  pres.  di  Antonio  Mastrovincenzo,  prefaz. del card. Edoardo Menichelli, Quaderni del Consiglio regionale delle Marche, Ancona 2016, pp, 362, tenuta al Circolo cittadino “La Fenice” di Senigallia giovedì 6 aprile 2017 alle h. 18.

Il prof. Galeazzi e il Presidente Mastrovincenzo alla consegna del volume a Papa Francesco.

 

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